Cesarina e Lindo
Lindo fece colazione con la solita fetta di polenta e una tazza di caffè d'orzo. Poi prese il tovagliolo a quadri rossi con dentro il suo pranzo: altra polenta, una fiaschetta di vino , due mele e formaggio; dette come al solito una pedata alla gallina che girava in cucina e salutò la moglie con un'affettuosa pacca sul sedere, ricordandole che sarebbe andato al Campo Lungo con il trattore.
Ad essere sinceri, per andare a quel campo, una deviazione non sarebbe stata necessaria, ma la vedova Primina, aveva bisogno di aiuto, non per i suoi campi, ma perché vedova con alcune necessità. Necessità che Lindo si offriva di alleviare con impegno. Un poco gli rimordeva la coscienza, la moglie era devota a lui e alla chiesa, nulla aveva da rimproverarle, anzi era fin troppo premurosa, non gli faceva mancare nulla. Tutto era sempre preparato, puntuale, pulito; mai una smorfia, mai un'insofferenza. Quasi una madre. Ma l'uomo è cacciatore, così si giustificava Lindo e il suo tradimento con Primina lo considerava volontariato.
La sera era prossima e l'aria rinfrescava velocemente quando Lindo, mostrandosi volutamente più affaticato del necessario, entrò nella cucina, già illuminata dal lume a petrolio. Il gatto stava aspettando la cena presso il camino e poiché era tardi, iniziava a preoccuparsi; l'uomo si stravaccò sulla solita sedia di legno nera, e iniziò a lamentarsi del faticoso lavoro nei campi. L'occhio gli cascò sulla tavola apparecchiata, in ordine come al solito, ma con un piatto solo.
"Cesarina, ma tu non mangi? non ti senti bene?"
"Lindo, non ti farò mancare nulla, tutto sarà come al solito, ma io con te non ci mangio più. Ti sarò moglie onesta, ma non sarò più tua moglie, mi hai inteso bene? Anzi, con te non ci parlo nemmeno più! Vigliacco! Farmi questo a me, dopo quindici anni di sposalizio!"
E furono davvero le ultime parole che Cesarina pronunciò; caparbia lo era sempre stata, ma in questa occasione esercitò la sua vendetta con una presenza muta, nessuno avrebbe saputo nulla, avrebbe recitato la parte di moglie senza esserlo.
La vedova invece recitò per qualche giorno con un occhio nero, ma si sa, alla povera donna era cascato addosso della legna mentre cercava nel pollaio le uova.
Lindo invece si esibì in modo poco convincente nella parte di innocente oltraggiato, domandandosi come la moglie fosse venuta a conoscenza del suo volontariato.
Di fatto lui nei giorni a seguire sentì la mancanza di Cesarina, delle sue premure, e delle risate che si godevano. Iniziò a domandarsi, con scarsa sincerità, se il suo traffico illecito con la vedova ne fosse valsa la pena; dopo un mese non ne poteva già più di quel silenzio ostile e se pensava ad un futuro in quel modo, gli venivano i brividi.
Decise di andare da Don Casimiro, parlare con lui e vedere se potesse intercedere presso Cesarina. La donna frequentava molto la chiesa, era cristiana convinta, lui no, ma comunque anche se il prete lo conosceva a malapena, avrebbe tentato di convincerlo ad una mediazione.
Strada facendo si domandava cosa dire, un poco vergognoso del suo peccato, un poco orgoglioso dello stesso, e molto impacciato con le parole.
Lungo il sentiero incontrò la veccia Armida, la più grassa del paese, con il suo solito grembiulone di tela nera, ma che strabiliava tutti per la sua agilità. Si fermò a salutarla e le disse che stava andando dal prete per la Cesarina. In realtà non voleva raccontare nulla, ma nella sua ansia e confusione d'intenti, gli era sfuggita la cosa.
"Per la Cesarina? oh che è successo?"
"Non parla più!" e scappò verso la canonica.
Armida scese al mercato e incontrò Giuseppe: " Hai sentito, la Cesarina sta male, non parla più!"
Giuseppe corse a parlare con la cognata Onestina, che era molto amica della donna.
Onestina si preoccupò, non sapeva nulla della malattia di Cesarina e domandò alla dirimpettaia Orsola, se avesse notizie.
Anche lei non sapeva nulla, povera Cesarina, sola in quella casa e ammalata, senza dire nulla a nessuno. Sempre stata discreta, povera donna!
Decisero di andarla a trovare, passando prima a chiamare Rosa, la postina.
Mentre discutevano tra loro la tremenda notizia, videro passare di corsa Don Casimiro con il cofanetto dell'Estrema Unzione e con i paramenti del lutto. Si sgomentarono e temettero di arrivare troppo tardi per l'estremo saluto e si affrettarono dietro a lui. Praticamente era una processione che andava di corsa; una banda non ci sarebbe stata male, pensò Amadio che assisteva alla scena dalla finestra dell'osteria. Le buone donne già pensavano che ci sarebbe stato bisogno di vestire la morta, chissà dove teneva il vestito buono. E poi aiutare Lindo a organizzare il funerale; magari avrebbero pensato pure a preparare da mangiare a quel pover'uomo, ormai solo. Loro si sarebbero prodigate, come fanno sempre le brave Figlie di Maria. Alla veglia ci sarebbe stata mezzo paese per il rosario e bisognava di sicuro portare altre sedia da casa.
Era accaduto che Lindo, arrivato in canonica, aveva trovato il prete che faceva colazione come al solito con pane e vino; si sospettava che il vino fosse quello della messa, che una volta un chierichetto aveva assaggiato e definito divino. Don Casimiro era sempre allegro e curiosamente rubizzo, ma era un buon prete e nessuno commentava Il sospetto.
Il parroco fu sorpreso dell'arrivo dell'uomo, visto che in chiesa erano anni che non si vedeva.
"Che c'è Lindo?"
"Cesarina non parla più!" poi non sapendo che dire d'altro o più onestamente non volendo, per non svergognarsi, pensò che l'idea di parlare con il prete non era poi tanto geniale; girò quindi sui tacchi e scappò via.
Don Casimiro si ricordò improvvisamente che Cesarina ultimamente era un poco strana, pallida e taciturna e non si confessava da tempo; ora che ci pensava era qualche giorno che non la vedeva.
Preso dallo sgomento che la donna se ne andasse senza i dovuti Sacramenti, si vestì in fretta con la stola viola e il resto e si recò di corsa dalla moribonda. Di corsa perché alle dieci aveva il battesimo dell'ultimo figlio, il nono, di Rosolino e Felicina.
Eh, si sa, una vita va, una viene, così va il mondo.
Le amiche di Cesarina, vedendo passare di corsa il prete, gli si accodarono: dunque la cosa era proprio grave, c'era poco tempo per l'ultimo saluto.
Arrivati al podere, non trovarono Lindo, che era in realtà andato a comperare i sigari; un poco stupiti della sua assenza entrarono in casa spalancando il portone con l'urgenza che suggerisce la paura di arrivare troppo tardi.
Ad un osservatore esterno, la scena si sarebbe presentata decisamente surreale: Don Casimiro abbracciato al cofanetto, Giuseppe con il cappello in mano per rispetto della morta, Onestina che si appoggiava alla dirimpettaia Orsola che essendo un tipo emotivo da sempre, si asciugava già le lacrime con uno splendido fazzoletto giallo. Armida con lo scialle rosa ultima sua creazione all'uncinetto e la postina con il borsone della posta, poco pesante invero (a quei tempi pochi scrivevano lettere), già biascicavano l'Ave Maria.
Cesarina stava in piedi in mezzo alla cucina, con nella mano destra due fetta di pane e salame e nella sinistra un mezzo bicchiere di vino buono. Addolorata per il tradimento ma non a digiuno! Anche San Dagoberto, patrono del paese, avrebbe approvato! La gallina casalinga becchettava le briciole in terra.
All'invasione improvvisa dei paesani capitanati dal prete che brandiva il cofanetto e l'aspersorio, come una lancia contro gli infedeli, alla povera Cesarina andò di traverso il pane che cercava di masticare con i residui denti della gioventù. Fu un miracolo se non morì strozzata, ma fortunatamente gli amici presero a percuoterla sulla schiena, quasi fosse posseduta dal diavolo e cercassero di farglielo sputare. Le andò bene che non si ruppe nemmeno una costola.
Le spiegazioni furono zampillanti tra risa e guardatine all'orologio, perché erano quasi le dieci e battesimo era imminente; dopo ci sarebbe stato il pranzo con i parenti del bimbo e Don Casimiro già pregustava le salsicce prodotte da Rosolino, per cui era famoso.
La verità non si seppe per ovvi pudori e si parlò solo di malintesi.
Lindo scelse quel momento per arrivare, innocente come uno assolto per insufficienza di prove: intuì vagamente la causa del trambusto, rimarcò che lui aveva solo detto che Cesarina non parlava ovviamente per il mal di gola, tutto il resto era loro fantasia. Guardò di sottecchi l'espressione della moglie, che tra il vino, la sorpresa e le percosse era molto stralunata e poco divertita. In realtà pensava alle manone di Giuseppe mentre le battevano sulla schiena, ma che le pareva avessero indugiato anche altrove.
Nessuno oltre il marito l'aveva mai accarezzata, ma si sa, c'è sempre una prima volta.