Lo conoscevo bene quando di notte se ne andava a spasso con i suoi cani in mezzo alla via buia. D’inverno pioggia, d’estate col cappello non si perdeva l’attimo e sempre alla stessa ora. Non c’era giorno che non aspettasse per viverlo tutto e poi lasciarlo andare, lui stesso me lo confidò una sera mentre affacciata stavo per domandarglielo io stessa. Ah figliola mia, sapessi com’è dura finirlo tutto senza riuscire a farsi male, il male dei presenti, di quelli che ora dicono siamo solo perdenti!
Così gli chiusi i vetri sopra la sua faccia a righe e gli lasciai lo spazio per andare avanti. Lui per un po’ rimase fermo dietro alle mie finestre, poi prese coraggio e disse a me che lo stavo a guardare insegnami a sorridere, ed io te ne sarò grato!