Sotto il lampione quel volto suo sembrava pietra, così le mani a pugno e lo sguardo vacante. Aveva trovato una panchina lungo il viale alberato di una villa in cima alla montagna, e si era seduto per riposare stanco. Nessuno sguardo aveva per i passanti, nemmeno quelli bassi, guardava oltre come stesse cercando una soluzione. Per giorni rimase in quella posizione come fosse entrato in meditazione, e per davvero viveva solo respirando e poi nient’altro come tutti gli altri. Non lo sapeva cosa sarebbe successo se avessero scoperto quel vuoto dentro, così finalmente si era guardato all’interno e lo aveva chiesto a se stesso. E come quando il mago provetto tira fuori il meglio dal suo cappello, altrettanto lui col suo pensiero. Prima uno, poi l’altro e poi ancora un altro senza via di scampo. Sembrava stessero cercando di rimanere a galla e invece inesorabilmente scendevano a fondo portandosi appresso anche lui che a quelli era legato. Davvero non c’è il sole per chi non si ferma a guardare, davvero anche le stelle non paiono più sorelle se non si sta a contare. E per lui che su una panchina si era seduto a stancare, non c’era più sole e nemmeno le stelle nel cielo di quella sera. Fortuna volle che di lì passasse un saggio. Abito nero e stivali senza l’asfalto. Non chiese affatto e nemmeno sentì risposta, ma passò oltre senza voltarsi una volta. Tutto era racchiuso semplicemente nello sguardo che come d’incanto si apriva al suo passaggio e rivelava distese immense di fogli bianchi e nemmeno una parola.