Il papa Pio X pontificò dal 1903 al 1914, anno della sua morte. Era ossessionato dal “modernismo”, l’orientamento politico, religioso, artistico e letterario che voleva rinnovare le ideologie le strutture, i metodi, per renderli aderenti alle esigenze del mondo moderno.
Il modernismo cattolico nacque nei primi anni del Novecento con l'intento di interpretare la dottrina e la tradizione cristiana alla luce delle esigenze razionalistiche della cultura contemporanea. Fu patrocinato da una minoranza del clero e del laicato cattolico, ma avversato da Pio X.
Il 3 luglio 1907 la “Sacra Congregazione del Sant’Uffizio” emanò il decreto “Lamentabili sane exitu” nel quale sono elencate 65 proposizioni “che stravolgono la dottrina cattolica pur presentandosi come derivate e fondate sulla stessa dottrina”. Tale decreto fu un anticipo di ciò che Pio X espose l’8 settembre 1907 nella lettera enciclica “Pascendi Dominici gregis”.
Per dare incisività ai due suddetti provvedimenti, monsignor Umberto Benigni, professore di storia della Chiesa, organizzò nel 1909 una rete segreta di censori che avevano l’incarico di segnalargli i teologi, laici o religiosi (compresi i cardinali), sospettati di diffondere il modernismo. Monsignor Benigni aveva il compito di denunciarli al Sant’Uffizio. Secondo la testimonianza del cardinale Pietro Gasparri, Pio X approvò questa organizzazione denominata “Sodalitium pianum”, nota anche come “La Sapinière”, e la sostenne finanziariamente, incoraggiando personalmente i collaboratori.
Originariamente il Sodalitium Pianum dipendeva dalla Segreteria di Stato della cosiddetta “Santa Sede”, dove monsignor Benigni aveva l'incarico di sottosegretario della Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari.
L'influenza di questa rete di controllo declinò dal 1914 con l'elezione de pontefice Benedetto XV che la smantellò, però fu ripristinata nel 1915 e definitivamente abolita il 25 novembre 1921. Secondo la testimonianza del teologo domenicano e cardinale Yves Congar, l'organizzazione proseguì la sua attività fino al 1946.
Altre reazioni vaticane in risposta al modernismo teologico, fu la messa all’indice di numerosi libri considerati modernisti e l’instaurazione del cosiddetto “giuramento della fede” o “giuramento anti-modernista”, introdotto da papa Pio X con il motu proprio “Sacrorum antistitum”, emanato l’1 settembre 1910.
Tale giuramento, redatto in lingua latina, fu imposto al clero ed era obbligatorio per i laureandi nelle università pontificie e all’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Il giuramento obbligava i modernisti a riconoscere “l’errore e convertirsi, o almeno, di gettare la maschera e scoprirsi (…) riconducendoli ad una sincera adesione e ad una professione schietta delle dottrine di fede”.
Il pontefice Pio XI esonerò professori ed alunni delle predette università dall’obbligo del giuramento, ma fu ripristinato da Pio XII, poi abolito definitivamente nel 1966 da papa Paolo VI, dopo la chiusura del Concilio Vaticano II, ma già qualche anno prima l'Università Cattolica aveva sostituito il giuramento antimodernista con la recita del “Credo”.
L’anti-modernismo di Pio X coinvolse anche le donne, molte delle quali seppero porre elementi nuovi di crescita culturale rispetto al passato. Diverse di loro furono legate al presbitero e teologo Ernesto Buonaiuti (1881 – 1946), uno dei principali esponenti del modernismo italiano. Come tale fu scomunicato dalla Chiesa e gli fu vietato di indossare l’abito talare. Fu anche esonerato dalle attività didattiche, in base ai Patti Lateranensi tra Chiesa e Regno d'Italia, e poi, nel 1931,fu privato della cattedra universitaria di Storia del cristianesimo per essersi rifiutato, con pochi altri docenti , di giurare fedeltà al regime fascista.
Una delle donne “moderniste” fu la scrittrice italiana di origine svizzera Dorette Marie Melegari, indicata generalmente come Dora Melegari (1849 – 1924) vagheggiò una spiritualità aperta al confronto con la “modernità”, sosteneva in politica la separazione delle Chiese dallo Stato.
Attenta alle questioni religiose e sociali, nel 1894 fondò a Roma con Giulio Salvadori e Antonietta Giacomelli l’associazione interconfessionale “Unione per il bene”, per favorire incontri culturali e filantropici aperta ad entrambi i sessi ed anche al clero, praticando la carità. Nel 1900 pubblicò Âmes dormantes (tradotta in italiano come Il sonno delle anime o Il destarsi delle anime), nella quale coltivava un confronto fra le culture diverse (latina, anglosassone e slava), per tentare forme di sincretismo religioso.
Dora Melegari fu tra le più appassionate cultrici della ricerca della donna nuova, moderna, tollerante ed ecumenica.
La sua collega, la giornalista trevigiana Antonietta Giacomelli (1857 – 1949), terziaria dell’Ordine francescano e per parte di madre cugina del filosofo Antonio Rosmini, nel suo salotto riceveva noti personaggi: per esempio, lo scrittore Antonio Fogazzaro, il sacerdote barnabita Giovanni Semeria (noto per i suoi impegni prioritari riguardanti la questione dei rapporti tra Stato e Chiesa, il dissidio tra Scienza e Fede, il rinnovamento del pensiero cristiano e l’aiuto ai poveri nelle aree depresse del meridione d’Italia), il chimico francese Paul Sabatier (premio Nobel per la chimica insieme a Victor Grignard), Romolo Murri, presbitero e politico italiano, tra i fondatori del cristianesimo sociale; subì la sospensione a divinis e la scomunica nel 1909, revocata nel 1943. La Giacomelli riceveva anche vescovi di ispirazione rosminiana, come Geremia Bonomelli e Giovanni Battista Scalabrini, favorevoli alla riconciliazione tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica.
Nel 1912 alcuni scritti della Giacomelli furono messi all’Indice e lei stessa fu dichiarata scomunicata.
Anche suor Valeria Paola Pignetti (1875 – 1961), conosciuta come “Sorella Maria”, fondatrice dell’eremo di Campello, fu a lungo osteggiata dalla Chiesa per le sue amicizie con non cattolici come Gandhi ed Albert Schweitzer, sia con “preti inquieti” come Ernesto Buonaiuti, don Primo Mazzolari e Michele Do. Per tali rapporti e la presenza nella sua comunità di donne non appartenenti alla Chiesa cattolica, le fu vietato per quasi trent’anni la partecipazione all’eucarestia, ma lei continuò nella sua esperienza di comunione universale con i tanti che le si avvicinarono, come Aldo Capitini, Giovanni Vannucci, padre David Maria Turoldo, don Orione, Ambrogio Tonini. In un periodo di censure ed ostracismi da parte della Chiesa cattolica, durante il quale i cattolici non potevano dialogare con i protestanti e gli scomunicati come Buonaiuti, sorella Maria non rinnegò le sue frequentazioni né venne meno alla sua fede, avendo l’esigenza di affermare la libertà di coscienza in una comunità ecumenica.