Nel 1091 il benedettino tedesco Bernoldo di Costanza nel suo “Chronicon” scrisse che numerose donne ed uomini del suo tempo cercavano di ricreare un’esperienza religiosa simile alla struttura della primitiva comunità cristianaTale scelta, però, era avversata dalle autorità ecclesiastiche perché non facilmente controllabili. Quei movimenti laicali avevano una significativa presenza femminile: valdesi, catare, umiliate, premonstratensi, almariciane, beghine, tutte tentavano di esprimere la propria fede e di fare proselitismo con la predicazione itinerante, con il lavoro, la meditazione.
Le seguaci di Valdo annunciavano tempi nuovi predicando il Vangelo nelle strade e nelle piazze, ma la loro missione evangelizzatrice destava preoccupazione nella gerarchia ecclesiastica, con il conseguente intervento dell’Inquisizione. Le procedure istituite dal pontefice Lucio III nel 1184 con la bolla “Ad abolendam” per estirpare le eresie e condannare le devianze, permise al tribunale dell’Inquisizione di agire con maggiore libertà contro le trasgressioni teologiche o morali.
Papa Innocenzo III capì che l'insoddisfazione e i problemi dei ceti più umili erano facile preda dei predicatori, che senza molte difficoltà potevano diffondere movimenti ereticali nella popolazione, perciò nel 1210 dette un primo assenso orale alla creazione dell’Ordine religioso francescano, in accordo con l'autorità gerarchica ecclesiastica.
Gli Ordini mendicanti, francescano e domenicano, creati nel XIII secolo per indirizzare nell’ortodossia le “pericolose” velleità di rinnovamento, ebbero la funzione di allontanare le donne da movimenti considerati eretici. Nella sua “Confessio fidei” del 1210, Bernardo Primo, fondatore dei “Poveri riconciliati” per riavvicinarsi alla Chiesa di Roma dovette giurare che nessuna donna avrebbe preso parte alla predicazione.
Nel 1298 papa Bonifacio VIII con il decreto “Periculoso et detestabili” stabiliva per le religiose la clausura perpetua come precetto assoluto: “per tutte le singole monache, presenti e future di qualsiasi congregazione e Ordine, in qualsiasi parte del mondo risiedano”, e indirizzava le donne verso la monacazione o verso il Terzo Ordine, non tollerando alcuna attività esterna che non fosse sotto il controllo dell’autorità ecclesiastica.
Particolarmente aggressiva fu la repressione nei confronti del “Movimento degli apostolici” di Gherardo Segalelli, messo al rogo nel 1300, condannato per la sua utopia di una Chiesa egualitaria, povera e penitente. Ebbero conseguenze anche i suoi discepoli, guidati da “Dolcino” (Davide Tornielli) e Margherita Boninsegna. Contro di loro nel 1306 il pontefice Clemente V bandì una crociata. I “dolciniani” si rifugiarono a centinaia sul monte Rubello, nel vercellese. Furono assediati per circa un anno e si arresero nel 1307. Dolcino e Margherita vennero imprigionati, torturati ed arsi vivi.
La repressione del dissenso, la propaganda, la predicazione e l’insegnamento furono determinanti per “normalizzare” la vita dei credenti, il comportamento dei fedeli e delle donne in particolare, per essere funzionali alla società gerarchica e patriarcale, alla Chiesa clericocentrica.
Domenicani e francescani si rivolgevano alle donne tramite gli “exempla” ricavati dalle cosiddette “sacre scritture” per formare vergini ubbidienti, vedove caste, madri operose, indicando ruoli e compiti conformi ai modelli sociali cristiani.
La funzione pedagogica induceva i predicatori a modificare il testo biblico alle esigenze etiche e sociali, per rafforzare il ruolo laborioso ma passivo della donna nella famiglia.
Il teologo francescano Bernardino da Siena (1380 – 1444) in alcune sue prediche esaltava il matrimonio e l’importanza delle donne nella vita degli uomini, nel ruolo di mogli, madri ed educatrici. Nel contempo invitava i mariti ad aiutare la propria consorte nelle faccende domestiche, specie se lei era in stato di gravidanza o aveva bambini da accudire: “Tutta questa fadiga vedi che ella è sola della donna, e l’uomo se ne va cantando… E però… tu, marito… fa’ che tu l’aiti a portare la fadiga sua”.
Di una madre che si occupa del suo bambino dice: “Ella el fascia e fascia; ella el netta, ella el lava quando n’ha bisogno; ella l’adormenta quando el piagnie; ella il lusinga con cotali giocolini; ella il vuol fare venire a sé, e mostrali talvolta la saragia”.
Il frate inveisce contro quei mariti che trattano meglio le galline delle mogli, e avverte che dalla donna maltrattata si ottiene solo il contrario di quel che si pretende: “O pazzi da catena di molti,… che tali so’ che sapranno meglio comportare una gallina, che fa ogni dì un uovo fresco, che non comporteranno la propria donna… che come ella parla una parola più che a lui non pare, subito piglia il bastone e comincia a bastonare; e la gallina, la quale gracida tutto dì e tu hai pazienza di lei per avere l’ovicciuolo!”. Solo un uomo sciocco, dice Bernardino, picchia la moglie: “Così dico a te, marito, non dare busse a la donna, però che mai busse fecero buona la donna; farà meglio co’ le buone parole… mostrandole il suo errore”. E la donna che si sente “dispregiata, farà del male più che del bene”.
Raccomanda ai mariti di essere amorevoli e tolleranti con le spose novelle giovanissime, per far loro superare il trauma dell’aver abbandonato la famiglia d’origine. E aggiunge: “fra la donna e ‘l marito bisogna che sia delle più singolari amicizie del mondo… se uno è lordoso e l’altro è virtuoso non si accorderanno mai insieme, ma se tutti e due sono virtuosi et amansi di vero e buono amore generasi tanta amicizia che pare già fatto un paradiso”. Ed ancora: “Iddio non fece la donna dell’osso del piè dell’uomo, acciò che non se la mettessi per soggiogazione sotto de’ piedi. E no la fece dell’osso del capo dell’uomo, perch’ella non soggiogasse l’uomo. Fecela dell’osso del petto ch’è presso al cuore… per darti ad intendere che con amore l’ami come tua compagna”.
Bernardino si preoccupava pure del decoro personale delle donne: le invita curarsi anche stando in casa, ma di non recarsi in chiesa agghindate: “Quando va alla chiesa, ella vi va ornata, lillata, inghiandata, che pare che la sia madonna Smiraldina, e in casa sta come una zambraca (pezzente)… ve ne dovreste vergognare… che doveste stare meglio e più in ponto in casa col tuo marito, che in vescovado fra la gente”.
In una predica elogia le donne che sanno suonare, cantare, danzare, leggere e scrivere poesie: “La bellezza d’una donna è una bella grazia datale da Dio, quando ella è savia, e stalle molto bene… io voglio che tu stia ornata e dilicata, ma con discrezione ogni cosa, e con modo onesto”.
Questo frate non era contrario all’istruzione delle giovani donne: “istruite, foss’anche per lieggere solo la Bibia”. Perciò riteneva se non indispensabile almeno utile che anche le donne imparassero a leggere: per edificarsi coi testi sacri e devoti. Diceva che le letture avrebbero aiutato le ragazze a purgarsi da tante vanità: “Volite voi le vostre donne oneste? Fatele imparare lettera, che, t’avviso, che non possono stare senza diletto, e se farai si dilettino nelle Scritture, bon per te”, però avverte che ci sono libri che possono al contrario sollecitarne prurigini poco onorevoli. E invita a vigilare sulle giovani lettrici.
Bernardino oltreché elogiare le donne non aveva remore nel criticarle: “Superbe e lussuriose che si orientano verso le arti magiche e le seduzioni del demonio”. Per esse chiede lo sterminio: “E perciò dico che là dove se ne può trovare niuna che sia incantatrice o maliarda o incantatore o streghe, fate che tutte siano messe in sterminio per tal modo che se ne perde il seme” (da “Le prediche volgari”).