Autore Topic: La città che ora chiamano Istanbul, in realtà è Costantinopoli  (Letto 839 volte)

Annabel

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A proposito di Turchia, come comincia la storia della Turchia? La città che ora chiamano Istanbul, in realtà è Costantinopoli, la terza città santa della Cristianità, la capitale dell'Impero romano d'oriente.

Lo stupro come arma di guerra
Il primo componente del genocidio è lo sterminio intenzionale di civili e principalmente di bambini, così da eliminare le generazioni future, il secondo è lo stupro etnico. Lo stupro etnico è stato un’arma di guerra ufficiale nella seconda guerra mondiale, non solo in Europa. L’armata giapponese si è coperta di disonore, prima a Nanchino, poi in tutta la Cina. Lo stupro etnico è stato protagonista in Bosnia e in Rwanda.

“Quando per il favore divino la fortezza fu espugnata, il nemico perdette ogni forza e fu incapace di reagire. Il popolo fedele non incontrò più ostacoli e pose mano al saccheggio in piena sicurezza. Si potrebbe dire che la vista della possibilità di poter fare bottino di ragazzi e belle donne devastasse i loro cuori e i loro animi. Trassero fuori da tutti i palazzi, che uguagliavano il palazzo di Salomone e si avvicinavano alla sfera del cielo, trassero nelle strade strappandole dai letti d’oro, dalle tende tempestate di pietre preziose, le beltà greche, franche, russe, ungheresi, cinesi, khotanesi, cioè in breve le belle dai morbidi capelli, uguali alle chiome degli idoli, appartenenti alle razze più diverse, e i giovinetti che suscitavano turbamento, incontri paradisiaci.”
Questa è la descrizione della presa di Costantinopoli da parte di Maometto II. Il brano è tratto da "Storia del signore della conquista" di Tarsun Beg Kemal, vale a dire che è il racconto ufficiale, quello su cui i bambini turchi studiano la storia. (vale a dire la storia ufficiale dello Stato ai turchi comincia con abbiamo stuprato le donne e i ragazzini).

Sicuramente anche i Crociati hanno commesso atti del genere, però hanno dovuto farlo di nascosto: era vietato. E punito. C’era la castrazione e il taglio del naso per un crociato che si facesse pescare con le mani su una donna araba. Noi giudichiamo sempre i Crociati con standard attuali: a quei tempi la ferocia era la norma, al punto tale che la castrazione e il taglio del naso viene minacciato ai loro stessi soldati. I crociati lo hanno fatto, ma poi non lo hanno scritto e sicuramente dove è vietato viene fatto parecchio di meno.

Da la realtà dell’orco
La presa di Costantinopoli, invece comincia ufficialmente con: abbiamo messo le mani sulle donne e sui bambini, che avevano il merito di essere belli. Gli altri sono stati passati a filo di spada mentre i difensori agonizzavano sugli spalti su cui i crocefissi si alternavano agli impalati. E dopo Costantinopoli il Mediterraneo diventa un mare islamico e non sono più contabili gli uomini e le donne rubati alle coste cristiane per morire come schiavi. Nell'islam è vietato che gli schiavi si riproducano, quindi di loro non resta nulla, come non resta nulla dei milioni di schiavi africani morti in Arabia e in Persia. In Arabia la parola africano è sinonimo di schiavo. Nulla resta dei nostri antenati, se non i grandi monumenti che hanno costruito.

La caduta di Costantinopoli avvenne il 29 maggio 1453 ed era martedì, e fu una tale catastrofe che fu messa quasi sullo stesso piano della crocefissione di Cristo. Di Venere e di Marte non ci si sposa e non si parte. In questa filastrocca è raggrumata la storia d'Europa. La superstizione è una specie di cabala dei poveri, un tentativo di trovare una prevedibilità in una realtà atroce. La realtà atroce è stata la vittoria dell'Islam.

Ma con il coraggio e l'onore delle armi lo abbiamo affrontato. Ora il momento è tornato di avere di nuovo quel coraggio. Quindi con la morte nel cuore, affermo che il problema è religioso. Sarebbe bellissimo se non fosse religioso, ma è religioso. Il problema non è l'Occidente, non è l'economia, non è la finanza. Il problema è religioso. Il problema schiaccerà i nostri figli, li annienterà, li ridurrà a un popolo di Dhimmi (sottomessi) e poi un popolo di morti, se nessuno si alza in piedi e dice la verità. Faccio parte del gruppo che si alza in piedi e dice la verità. Il momento del coraggio è ora.

(Silvana De Mari - 23/07/2016)