UNA NOTTE D’ ESTATE
Per te, Chiara, vorrei tuffarmi nel mondo antico dell’infanzia e con te ripercorrere la via dei silenzi e la strada delle lunghe attese.
Rivedrei in una notte d’estate, una bambina accovacciata su un carro.
Le gambe magre, graffiate, rannicchiate sotto la gonna a fiori troppo vivaci.
Il volto è magro e pallido. Guarda il cielo e conta le stelle: una, due, tre, tante, tantissime, vicine e indipendenti.
La frangia, tagliata di netto, le si apre sul collo esile formando una cortina davanti al viso e lascia scoperti solo gli occhi.
Alza adagio la testa e fissa l’uomo che all’altra estremità del carro tiene strette le redini dei buoi.
Al buio le appare soltanto una sagoma scura, due spalle pesanti curve in avanti.
Il cappello, messo di traverso, lascia scoperti una parte di capelli che alla luce della luna sembrano ancora più bianchi.
Prova un’istintiva tenerezza per quella figura di uomo antico, dalle mani callose e dal volto annerito dal sole.
Vorrebbe avvicinarglisi e stringerlo da dietro, ma il pudore dei suoi sentimenti di bambina è più forte dell’istinto. Resta immobile e l’uomo non si volta.
Sono tanti gli anni che li separano e forse dovrà vederlo morire come ha visto morire la vecchia dei Salvi.
Un dolore nuovo le sale dallo stomaco fino alla gola.
Il buio è troppo fitto, si sente sola e comincia ad avere paura.
Si solleva adagio dal carro e a passi incerti si avvicina all’uomo che le è davanti.
E’ sicura che lui saprà consolarla anche senza parlare.
Gli cinge il collo con le mani, appoggia la testa sulla sua spalla e resta così per alcuni istanti.
Sente un odore conosciuto, di erba secca e di polvere: l’odore di una persona che ama.
“Tra poco saremo arrivati”, le dice l’uomo girando appena la testa e la sua voce è calda, sicura.
“Nonno ti voglio bene”.
E la bambina sente che saranno ancora tante le notti d’estate che passeranno insieme.