Con questo post concludo il topic.
Lussurioso è chi si lascia psicologicamente coinvolgere da fantasie e attività sessuali senza opporre il controllo della ragione. E’ un “cacciatore” di esperienze sessuali, senza il coinvolgimento dell'amore.
L’uomo e la donna hanno esigenze e modalità diverse per il coinvolgimento nel desiderio sessuale, condizionato da variabili individuali e attivato da stimoli sia interni (immaginario erotico, affettività, ecc.) sia esterni (attrazione fisica o altro).
C’è da dire che nella nostra epoca la scoperta e l’uso degli anticoncezionali hanno socialmente modificato la relazione maschio-femmina. La donna ha “liberato” la sua sessualità ed ha spostato i limiti del “comune senso del pudore”, rendendo tollerabile quel che un tempo era deprecabile e che la Chiesa considerava opposizione alla volontà divina.
Nel 14/esimo secolo Dante Alighieri nella Commedia colloca i lussuriosi sia nel Purgatorio sia nell’Inferno.
Nel Purgatorio i lussuriosi pentiti sono nella settima cornice, 26/esimo Canto, dove l’Alighieri incontra l’anima pentita del poeta Guido Guinizelli, l’iniziatore del “Dolce Stil Novo”, un importante movimento poetico italiano sviluppato nella seconda metà del 13/esimo secolo.
Invece nell’Inferno Dante colloca i lussuriosi nel secondo cerchio, quinto canto. Sono “i peccator carnali,/ che la ragion sommettono al talento", dominati dall’istinto anziché dalla ratio. Fra i peccatori ci sono Paolo Malatesta e Francesca da Polenta, i due amanti-cognati uccisi dal marito di lei, Giangiotto da Polenta, fratello di Paolo e signore di Rimini. Francesca racconta a Dante la vicenda che toccò in sorte a lei e al suo amante, il loro “peccaminoso” amore, nato leggendo il libro che spiega l’amore tra Lancillotto e Ginevra.
“Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende, / prese costui de la bella persona / che mi fu tolta; e 'l modo / ancor m'offende.
Amor, ch'a nullo amato amar perdona, / mi prese del costui piacer sì forte, / che, come vedi, ancor / non m'abbandona.
Amor condusse noi ad una morte. / Caina attende chi a vita ci spense”, confessa Francesca, donna romantica sferzata dalla "bufera infernal che mai non resta", unita per sempre al suo amante.
Nel secondo cerchio dell’inferno Dante colloca anche la regina cartaginese Didone che, secondo Virgilio, s’innamorò di Enea e si rese colpevole del tradimento della memoria del marito defunto. Enea l’abbandonò per continuare il viaggio indicatogli dagli dei e lei si suicidò.
Oltre Didone c’è la regina assira Semiramide, la regina egizia Cleopatra, Elena di Troia, Paride, l'adultero Tristano amante di Isotta.
Nell’esposizione allegorica del V canto dell'Inferno, Giovanni Boccaccio dice che "la lussuria è vizio naturale al quale la natura incita qualsiasi animale il quale maschio o femmina procrea: e ciò fa la natura avvedutamente" per la sopravvivenza stessa di ciascuna specie. Ma l'eccesso genera "scelleratezza". E superato il limite, secondo Boccaccio, hanno inizio i guai, oltre che dello spirito, del corpo. La lussuria farebbe perdere la memoria, volgarizzare l'ingegno, debilitare ogni forza del corpo.
Il filosofo e frate domenicano Giordano Bruno fu processato dalla “Santa Inquisizione” (che lo mandò al rogo) per aver sostenuto tra l'altro che "'il peccato della carne non sia peccato et che la Chiesa habbi fatto grand'errore a proibirlo essendo tanto utile alla natura".
Insieme all’invidia e all’ira, la lussuria è vizio amato dai romanzieri ma condannata dalla Chiesa, che la elenca tra i vizi capitali.