Già... perché?
Perché Rocco e Ettore, emigrati, ritornarono? Per rivedersi! E dopo tanti anni nel sospetto di non riconoscersi; o anche per cancellare la nostalgia; chiudere una volta per tutte col paese e con l’infanzia; per non ritornarci mai più!... Più?
Amici per la pelle erano stati!... dalla nascita nella stessa stretta in due case a facc’ front’; sempre insieme; i giochi nella stretta e poi nell’orto… cosìddetto, ma che orto non era; era terreno incolto, utile, oltre che per i giochi, anche per una “strazzata” all’aperto, in compagnia.
Roccuccio e Ettr’: per tutti il simbolo di un’amicizia eterna.
Erano migrati in due città lontane: Colleferro e Torino.
E si rivedevano qui, sulla luna, dopo anni. Sembravano anni mai è passati... tutto come un tempo… sì, come il tempo non fosse passato.
Agosto, la festa di santo Rocco, il patrono!
Amici come prima; sempre insieme in quei giorni della festa, anche se non era più la festa di una volta; senza la cassa armonica e senza la banda di Lanciano; ora un palco con tante luci e una musica gridata da una cantante in sofferenza.
Rocco di Colleferro non approvava! Era critico!
Ettore da Torino, invece, è più moderno e apprezza!
E le larghe scale acciottolate verso la cittadella? Ora sono asfaltate e ci vanno le macchine sulla cittadella; Rocco si intristisce... Ettore, che si è fatto la seicento, approva!
E nella stretta non ci sono più li criatur’ e nemmeno le galline: sfrecciano auto e parcheggiano; occupano e deturpano l’intero spazio della stretta e della chiazzetta… Ma Ettore approva!
Quanti piccoli strappi!
Insignificanti?
Comunque strappi, ma l’amicizia inossidabile resiste; e arrivò apparentemente intatta fino all’ultimo giorno in paese.
Erano seduti su un muretto e ammiravano un rosso tramonto; la tristezza di un tramonto con il sole che cedeva il cielo ad una luna opaca; tutto sbiadiva e scontornava; il paese da lontano appariva ancora come un presepe... e l’ amicizia aveva ormai fatto la ruggine!
I frutti dell’incontro non avevano risposto alle attese: la terra disseccata, Lacerata!; un’epoca era tramontata, irrimediabilmente!
Infine anche l’ottimismo di Ettore cedette al disincanto.
Lacerazione!
Era il destino!, e su un pretesto banale Rocc’ e Ett’r’ misero in scena il tramonto dell’amicizia eterna.
Sulla luna!
E arrivarono alle mani, e si facevano trattenere per non farsi ancora più male.