Sono di quei giorni che: ti va di ricordare; ti va di raccontare e raccontarti. Ma ci vuole del tempo, non quello di certo che i social egli sms ci impongono!
Com'è che ad un certo punto della mia esistenza ho cominciato ad apprezzare, prima,ad amare, poi, gli scrittori e chi scrive dopo aver a lungo meditato?
Se non avete nulla (ma proprio nulla!) da fare per i prossimi 5 minuti, seguitemi in quella che vorrebbe essere una digressione, una sorta di passeggiata per i viali che hanno caratterizzato non solo la mia vita ma, soprattutto, il mio modo di essere. Almeno sino ad oggi.
Cominciai da ragazzo, mio padre aveva comprato da qualche tempo una bellissima (ai miei occhi di ragazzo) Lettera 32 Olivetti. Il tacchettio dei tasti mi sembrarono subito affascinanti e travolgenti, dal momento che quel foglio bianco veniva inghiottito dal rullo, che la mia mano con studiata lentezza e precisione faceva girare sino a che il bordo del foglio, quasi misteriosamente, ricompariva dalla parte superiore del carrello, pronto per essere scritto.
Mio padre, aveva comprato quella macchina per scrivere per redigere lettere, preparare comunicazioni o, più semplicemente, scrivere delle lettere per amici o parenti.
Capirete bene con quanto e quale entusiasmo mi colse la sua "autorizzazione" ad usarla: potevo, finalmente, sentirmi come un giornalista, uno scrittore, insomma avevo conquistato la fiducia di mio padre, che aveva ben compreso il mio amore per i libri, la scrittura insomma la voglia di esprimermi con qualcosa di mio, che rimanesse nel tempo o che parlasse di me.
Credo di poter descrivere le mie emozioni di giovane ragazzo che, similmente ad un giovane di oggi che riceve il suo primo IPhone o Smartphone, potevo interagire con il mondo a me più vicino. Ieri con le lettere prima da scrivere e poi da spedire. Ma anche in questo, credetemi, c'era una poesia, quella dei tempi lenti e pensati e poi dell'attesa, che rendeva la lettera o il racconto scritto ancor più magnifico, se possibile. Oggi, credo che la troppa velocità, cancellando alcuni passaggi (la spedizione con la busta per es.) ha vanificato l'emozione della sorpresa e dell'attesa. Ma tant'è! Sarebbe sciocco, del resto, pensare o desiderare anacronisticamente un ritorno alla prima fase della scrittura e delle comunicazioni, quella che nella storia dell'umanità è rimasta uguale a se stessa per secoli!
Ma perchè scrivere? Perché raccontare o raccontarsi? Cos'è che spinge milioni di persone nel mondo a digitare per far conoscere un proprio pensiero, o stato d'animo? Condividere istantaneamente un momento o un'emozione magari con l'ausilio di una foto?
E' il bisogno di esserci?! L'esigenza di sentirsi vivi e protagonisti in questa nostra società che tutto fagocita alla velocità della luce o, per meglio dire, di un click?
Sono perchè appaio e condivido, si direbbe oggi al numerosissimo pubblico di Facebook e di altri social network, che impazzano nel mondo virtuale di internet. Miliardi di condivisioni, di messaggi, oltre che di pensieri, citazioni prese un po' ovunque, quasi sempre frutto della mente di grandi scrittori, poeti e famosi filosofi, come se al mondo gli appassionati di letture classiche, moderne e filosofie fossero la stragrande maggioranza!! Sappiamo bene che non è così. Purtroppo. Condividiamo citazioni, pensieri o stralci di essi un po' messi a caso, un po' perchè incrociati casualmente nella nostra home, senza tuttavia averne la piena conoscenza e, soprattutto, la cultura di chi l'ha pensata, scritta e il contesto storico e sociale in cui fu creata.
Allora, mi chiedo, se non sarebbe meglio tornare ad una maggiore semplicità di pensiero, proponendo qualcosa di sè; qualcosa che è frutto delle nostre esperienze maturate ieri e oggi, aggiungendo nel contempo i nostri desideri e speranze. Essere veramente noi stessi e non il frutto di una macedonia di articoli, foto, stralci di pezzi creati, pensati da altre persone, in contesti sociali, culturali ed emozionali, spesso assai diversi dai nostri.
Io preferisco scrivere partendo dalle mie esperienze, emozioni e dal contatto diretto con situazioni e persone che hanno caratterizzato nel quotidiano la mia vita. Scrivo per me, ma anche per chi mi vuole leggere, mosso dalla curiosità e dal desiderio di interagire, con il tempo che ci vuole, senza fretta. Scrivo per riconoscere me stesso, anche a distanza di anni, quando il tempo avrà cancellato parte della mia memoria, quando non sarò più in grado di manovrare questa tastiera virtuale del computer. Magari, di tanto in tanto, mi capita di ricordare e rimpiangere quella vecchia signora: la Lettera 32 Olivetti, che fu la prima a mostrarmi insieme alla sua bellezza delle forme e della sua voce ticchettante, il mondo della scrittura e quanta passione potesse manifestarsi da un foglio di carta. Prima bianco e candido, poi meravigliosamente pieno di colori e suoni, immagini e personaggi, animati dalla mia fantasia.
Ora mi chiedo e vi chiedo se c'è spazio per scrivere e pensare, senza quella velocità che tutto disperde nel mondo virtuale. Solo con un click. Appunto!