Acc… sbaglio data: ero convinto che oggi fosse il 17 di febbraio, anniversario della morte di Giordano Bruno sul rogo di “santa (?) romana chiesa”, in Roma, Campo dei fiori.
Ma, anche se in ritardo di un giorno, io commemoro lo stesso il grande uomo a vergogna di chi collaborò al suo assassinio, ad iniziare da quel Giovanni Mogenico, che era suo allievo e lo denunciò mentre lo ospitava in casa sua a Padova.
Poi fu la volta della santa (?) inquisizione che gli imputò, in modo subdolo e truffaldino, di voler sostituire la religione cattolica con la religione della ragione, e di affermare che il mondo è eterno e che vi sono infiniti mondi.
Giordano Bruno é un martire del pensiero , un po’ come Socrate... e nei secoli tutti hanno riconosciuto la meschinità di quella condanna , del gesto che ben sintetizza l'atteggiamento della Chiesa nel corso della storia. Non si limitarono i carnefici di bruciarlo vivo, ma gli legarono la lingua, tra atroci sofferenze, perché non potesse parlare al popolo prima di essere aggradito dalle fiamme.
Bruno, condannato, non volle salvarsi abiurando, cosa che, invece, fece Galilei. Ma Galilei, pur criticato per aver deciso di salvare la pelle, era uno scienziato e sapeva che la sua era una verità incontrovertibile che avrebbe infine trionfato; e fece bene ad abiurare; infatti, all’uscita dal tribunale, ebbe a dire: “Eppur si muove!”. Bruno era, invece, un filosofo, e la filosofia può solo produrre martiri perché é verità soggettiva, vissuta col rigore della ragione e non é la verità matematica, inconfutabile e solida. E così, Galilei lo ricordiamo malgrado l’abiura; ma Bruno, se avesse abiurato, si sarebbe del tutto squalificato e preferì essere martire, come Socrate, perché l’abiura sarebbe stata la negazione di tutta la sua esistenza.
Ma Bruno nei secoli, e per tutti, é diventato simbolo della libertà di pensiero, eroe laico che preferì terminare la propria esistenza in modo atroce, piuttosto che rinnegare i suoi ideali e condurre una vita che avrebbe perso ogni significato.