Chiunque osi criticare queste “conquiste di civiltà”viene molto spesso aggredito verbalmente come un bigotto, un fascista, ecc. Dicono che i Cattolici vogliono imporre il loro modo di pensare a tutti, anche agli atei, senza curarsi della diversità di pensiero presente in ciascuno e che non ci sia nulla di male nell'amore tra due persone dello stesso sesso perché anche quello è appunto una forma d'amore. Sarà una “forma” d'amore, ma non certo paragonabile in tutto e per tutto a quella tra un uomo e una donna.
Il legame familiare tra omosessuali non è un legame di sangue.
Il bambino ha bisogno assolutamente del concorso paterno e materno per essere concepito, così ugualmente ha bisogno di questo duplice concorso per la sua educazione e formazione.
Per fare un esempio concreto: Non so come non si possa provare pena per un bambino che vive con una coppia di due maschi omosessuali all’interno della quale non può pronunciare la parola mamma e, quel che è peggio, non può ricevere alcuna cura materna, con tutto quello che è significato e sottinteso in questa parola “materna”.
Essere maschi o padri non è la stessa cosa che avere l’occhio, l’intuizione, la preveggenza, il cuore e la sensibilità, la dolcezza di una madre. Lo so, qualcuno dice che bisogna cambiare, che c'è un “progresso” della mente, ma questo supposto progresso porterebbe ad una mancanza, a togliere al bambino la possibilità di rapportarsi cono la madre.
Ma lo stesso risvolto negativo possiamo rilevarlo nei genitori. Quanti dei genitori etero non hanno desiderato vedere impresso nei figli i propri caratteri ereditari o quelli del compagno o della compagna? Quanti non amano vedere l'assomiglianza del figlio o della figlia con uno od entrambi i genitori? Si sostiene che questa assomiglianza sia un modo per consolidare maggiormente il vincolo tra il genitore e il proprio figlio che lo sente così più suo o più familiare, più vicino a sé, non estraneo.
E' ovvio che poi nella vita possono determinarsi tante situazioni diverse e che un bambino si ritrovi a crescere ed essere educato da due genitori uomini o donne; ma fin quando è solo frutto di una situazione particolare, di un fatto dipendente dal caso, sarebbe comunque molto diverso che in una società che di ciò ne ha fatto una regola.
Dico questo con tutto il rispetto dovuto alle persone omosessuali e ai loro problemi.
Ma essere coppia gay non è la stessa cosa che essere coppia di marito e moglie, di padre e madre, di nonni, di zii…
Dove sono nella coppia gay i legami che nascono dall’essere genitori e dall’essere nonni?
Che due persone omosessuali intendano vivere insieme è una faccenda personale e privata e come tale va considerata dallo Stato.
Che due persone gay si cedano dei diritti a vicenda e intendano mettere nero su bianco davanti ad un notaio è di nuovo una faccenda privata.
Ma il problema non sta qui, perché su questo tutti sono d’accordo.
Di fatto invece qui si equipara l’unione gay ad un matrimonio, anche se per pudore (almeno per ora) non la si qualifica come tale.
Cosa c’è di diverso?
Ben poco e forse quasi solo il fatto che al termine del rito l’ufficiale di stato non li dichiara marito e moglie, sposo e sposa perché tutti si metterebbero a ridere, mancando quella differenziazione sessuale che è premessa fondamentale per un matrimonio.
Ora la differenziazione sessuale non è un dettaglio insignificante perché la famiglia nasce dal matrimonio.
E proprio per questo il matrimonio è il vivaio e la cellula fondamentale della società.
La società riceve dei beni enormi dalla famiglia: riceve anzitutto la sua linfa vivificatrice, i figli, i cittadini.
Senza il matrimonio non ci sarebbe neanche la società.
Ebbene sotto questo aspetto le coppie gay possono essere equiparate al matrimonio?
Evidentemente no.
Allora è giusto e doveroso che la società per prendersi cura di se stessa si prenda cura in modo particolare del matrimonio e della famiglia, li promuova e li tuteli.
Lo Stato deve far di tutto perché la famiglia sia in grado di assolvere i suoi doveri in ordine al mantenimento, all’istruzione, all’educazione dei figli e al loro inserimento attivo all’interno della società.
La deve aiutare soprattutto nei casi di imprevisti (lutti, malattie prolungate…).
In una parola la società deve provvedere al suo vivaio.
Inoltre lo Stato riceve dalla famiglia quel mutuo appartenersi che è proprio della cerchia parentale dove c’è (o c'era e dovrebbe esserci) una solidarietà unica e straordinaria, alimentata dalla presenza dei figli, dei nipoti, dei cugini, dei pronipoti, dei nonni, degli zii… che non sta a confronto con la solidarietà estremamente ridotta quanto a larghezza e profondità delle coppie gay, le quali sono intrinsecamente impossibilitate a generare figli, cugini, nonni, parenti… (a meno di non ricorrere a quegli espedienti di cui si parlava prima).
Sotto questo aspetto sono come in un vicolo cieco e senza alcuno sbocco soprattutto per il futuro…
Senza parlare di altri problemi che potrebbero sorgere.
Qualcuno negli Stati Uniti dopo la legalizzazione del matrimonio tra omosessuali ha subito chiesto il diritto di avere più mogli e mariti (poligamia), o di più compagni o compagne dello stesso sesso.
D’altra parte, se è lecito avere un coniuge dello stesso sesso, perché non potrebbe essere lecito averne due o tre o quattro…? Non è forse meglio?
La solidarietà non sarebbe meglio assicurata?
Perché anche questa non potrebbe essere reclamata come conquista di civiltà?
Allora viene fuori il problema della monogamia.
E ci si accorge che è giusto che il matrimonio sia monogamico perché lo richiede il bene dei figli e lo richiede anche la natura dell’amore coniugale che vuole essere un amore fedele ed esclusivo.
Senza dire del risvolto economico - o per meglio dire – del salasso economico che tutto questo comporterebbe per la società, come ad esempio la reversibilità della pensione del coniuge dello stesso sesso defunto.
All’interno del matrimonio questa reversibilità è necessaria e doverosa per far fronte al bene dei figli, dei nipoti….
Ma fuori del matrimonio (e la coppia gay non è un matrimonio) diventa incomprensibile e ingiusta nei confronti delle persone che non si sono sposate.
Basta così o devo aprirvi di più la mente?