Si Birik, la riflessione sulla libertà è presente nella storia della filosofia dall’antichità ai nostri giorni. Comunque nell’epoca contemporanea per libertà s’intende la capacità del soggetto di agire (o di non agire) senza costrizioni o impedimenti esterni, e di autodeterminarsi scegliendo autonomamente i fini e i mezzi atti a conseguirli.
La libertà viene definita in riferimento a tre elementi: la libertà individuale; i vincoli entro cui l’individuo può esplicare la sua libertà; che cosa è libero di fare.
Il sostantivo femminile “libertà” deriva dal latino “libertas”, da “liber” (= libero).
Nell’antica lingua greca la “libertà” veniva connotata dal vocabolo “eleutheria”.
Ma libertas ed eleutheria configuravano lo status di non schiavo. Infatti “eleuthéros” era l’individuo libero, distinto dal “doulos” lo schiavo. Successivamente il significato fu ampliato per connotare la libertà politica dell’individuo.
Nella Grecia dell’epoca classica la parola eleutheria veniva espressa in tre diverse accezioni: per indicare chi nasceva libero, da genitori non schiavi; chi non era asservito allo straniero; chi non era asservito ad un tiranno.
Dal punto di vista politico e giuridico, nel mondo greco-romano erano considerati liberi coloro che avevano la cittadinanza: condizione di appartenenza di un individuo ad uno Stato, con i diritti e i doveri che tale relazione comporta, in particolare i diritti politici, come il diritto di voto e la possibilità di ricoprire pubblici uffici; il dovere di fedeltà e l’obbligo di difendere lo Stato, prestando il servizio militare, nei limiti e modi stabiliti dalla legge.
Nella polis greca si era cittadini se nati da genitori entrambi liberi e cittadini. Nelle elleniche città-Stato confederate i cittadini avevano una doppia cittadinanza, quella federale e quella municipale. Ovunque lo status di cittadino era permanente: si perdeva solo con la condanna all’esilio oppure per atimia: perdita totale o parziale dei diritti civili a seguito di reati gravi contro lo Stato.
Avere la cittadinanza significava per l’ individuo libero e adulto i poter partecipare alla vita politica nella propria comunità. Questo diritto veniva concesso in base alla nascita e ai legami di sangue. La cittadinanza era invece negata agli schiavi e alle donne.
Il concetto greco di cittadinanza fu accolto dal diritto romano: in questo, la cittadinanza (=civilitas) designava l’appartenenza dell’individuo alla civitas (= città). Si diventava civis (cittadino romano) per nascita da padre cittadino, o, in assenza di nozze, dalla madre; oppure per adozione da parte di pater cittadino, o per volontà collettiva di chi già possedeva la cittadinanza. Anche il liberto, lo schiavo reso libero da un cittadino romano, acquisiva con la libertà la cittadinanza.
Nella Roma di epoca repubblicana soltanto i cives (= cittadini) potevano esercitare il diritto di voto nelle assemblee popolari (comitia); avevano anche la patria potestas e il dominium su cose e schiavi.
Il diritto alla cittadinanza non veniva concesso agli stranieri, i quali non potevano sposarsi con il rito matrimoniale romano e di conseguenza i loro figli non potevano essere riconosciuti come cittadini romani. Infatti, nel diritto romano la cittadinanza era considerata come una forma di tutela giuridica che assicurava davanti a magistrati e funzionari il riconoscimento di una serie di diritti e garanzie di cui erano privi. Era considerato cittadino a pieno titolo l’individuo maschio adulto e libero.
Con l’avvento del cristianesimo alla libertà fu assegnato anche un valore spirituale: l’individuo ha valore perché creato da Dio, come tale è destinato ad avere relazione con Dio come spirito.
Nella parte terza del catechismo della Chiesa cattolica, l’articolo 3 riguarda “La libertà dell’uomo”: l’individuo è dotato di ragione ed è libero nel suo arbitrio e potere.
“La libertà è il potere, radicato nella ragione e nella volontà, di agire o di non agire, di fare questo o quello, di porre così da se stessi azioni deliberate. Grazie al libero arbitrio ciascuno dispone di sé. La libertà è nell'uomo una forza di crescita e di maturazione nella verità e nella bontà. La libertà raggiunge la sua perfezione quando è ordinata a Dio, nostra beatitudine”.