Autore Topic: Dal fiume di carta stagnola  (Letto 779 volte)

valdobear

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Dal fiume di carta stagnola
« il: Dicembre 23, 2015, 10:51:47 »
Dal fiume di carta stagnola


Salotto in penombra, In un angolo, sopra il ripiano di un tavolino, un presepe con qualche lucina accesa. Si nota che è stato fatto in modo sbrigativo, con la mente lontano dallo spirito del Natale.
Sul tavolo al centro della stanza, un unico pacchetto incartato con cura. Ha l’aria sobria ma l’etichetta è importante, di una gioielleria famosa.


«C’è qualcosa di diverso in questo Natale, non so cosa sia, ma lo sento.»
«Non vedi? Le luci sono accese, il muschio è fresco e profumato, tu cucini come sempre; ci siamo tutti: l’angelo, gli altri pastori, la Famiglia nella capanna, il bue e l’asinello. La cometa è lassù, fissata con la puntina da disegno, presto arriveranno anche i Magi. Intanto il fiume di stagnola passa sotto il mulino, tutto scorre come sempre.»
«Lo so, e tu suoni la zampogna per un gregge che non c’è più. Non siamo noi a essere diversi, Luca è diverso, sembra disperato.»
«Ma cosa vai a pensare? Luca è un uomo, avrà qualche preoccupazione, gli uomini sono così fragili, non sono come noi: loro hanno un cuore!»
«Ma è solo! E’ Natale e lui è solo. Non era mai accaduto prima.»
«Io sono con le spalle alla sua vita; come sempre, io guardo la Capanna, a chi è dentro e a te che sei lì a fianco, vicino al fiume. Così vuole e così faccio, non m’interessa vedere altro.»
«Già, tu guardi solo al tuo piccolo angolo, del resto qui è la nostra esistenza, lo scopo per cui siamo stati creati. Ma io sono diversa, io ho gli occhi rivolti verso l’altro mondo. Certo, vedo anch’io il muschio e ne sento l’odore, vedo brillare il fiume. Ma io vedo oltre, e Luca lo sento diverso, c’è qualcosa di terribile nell’aria.»
«Ora che me lo dici, qualcosa ho notato. Da bambino, Luca aveva i genitori che lo coccolavano e gli facevano tanti regali. Mi ricordo di suo padre, lui mi portò qui.“Vedi”, diceva, “quello è un pastore col suo gregge, va ad adorare il Bambino”, ed io mi sentivo importante, suonavo la mia zampogna ancora più forte e badavo che le pecorelle non si rompessero una zampa, erano tanto delicate.  Ora non ne ho più, l’ultima si è rotta due anni fa. Ma oggi, a parte noi, per la prima volta non c’è nessuno con Lui.»
«Ricordo anch’io. Quando arrivai, fui subito deposta vicino alla capanna, a preparare la cena sul fuoco di legna. ”La ragazza che cucina” mi chiamavano. Ponevano una piccola lampadina rossa vicino, tra il muschio, e mi piaceva tanto quella luce, mi riscaldava. Invece ora non c’è, si è rotta e Luca non se ne è accorto, qui è buio e sento freddo. Ma vedessi lui, come va avanti e indietro, come fissa l’orologio… sembra che aspetti qualcuno.»
«Sta aspettando Betta. C’era, l’anno scorso, e Luca era felice. Invece non ho sentito la sua presenza quest’anno. Deve essere successa una di quelle cose che accadono agli uomini. E alle donne.»
«Tu, oltre a non vedere, non ascolti. Se smettessi di soffiare in quella zampogna e usassi le orecchie, sentiresti. Sentiresti la speranza con la quale Lui ha deposto un pacchetto sul tavolo. Sai, ho idea che contenga una cosa importante, di quelle che cambiano la vita di due persone. E sentiresti le telefonate che Luca ha fatto. Era infuriato, urlava. Poi un’altra volta piangeva, sembrava un bambino. Ma Betta verrà, io le cose le sento.».
«Sei tu che a furia di cucinare sempre lo stesso stufato ti sei ammattita. Lei non verrà. Ho sentito, ho sentito, cosa credi? Io suonerò anche la zampogna badando a un gregge che non c’è, ma almeno ho il buon senso che tu non hai. Luca le ha detto cose terribili, come vuoi che una donna torni da uno che l’ha trattata così?»
«Le donne a volte sanno capire che l’amore e la disperazione possono prendere la mano a un uomo. E sanno perdonare… Oh Dio mio!»
«Che c’è? Che cosa succede?»
«Luca ha tirato fuori una cosa, una pistola, e ora la tiene in mano!»
«Santo cielo! Tu pensi che…?»
«Sì, io credo che lo farà, te l’ho detto, io le cose le sento. Poi gliel’aveva gridato che l’avrebbe fatto. Aspetta, ecco, ora telefona di nuovo.»
«Mi hai messo l’angoscia; perché non lo sento parlare?»
«Non c’è risposta. Ora Luca prende il pacchetto sul tavolo… oh no! Lo ha gettato nel cestino. Ora sembra più calmo, guarda la pistola, ce l’ha davanti. Non deve farlo, Betta sta arrivando, io lo so!  Pastore, non possiamo lasciarlo morire così, davanti a noi, a Natale, davanti al suo presepe. Dobbiamo fare qualcosa!»
«Ma cosa possiamo fare? Noi non cambiamo gli eventi, noi siamo solo dei testimoni, io sono il Pastore e tu la Ragazza che cucina, noi siamo delle statuine.»
«Io posso, io devo!»


Luca guarda ancora l’orologio.
Betta entra trafelata nel portone e inizia a salire i tre piani di scale, di corsa.
Luca prende in mano la pistola e la punta alla tempia.
Un improvviso rumore alle sue spalle, come di cosa infranta.
Luca si gira istintivamente, si guarda intorno.
Sul pavimento, i frammenti di una statuina, quella della ragazza che cucinava vicino alla capanna.
Il campanello della porta suona istericamente


nihil

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Re:Dal fiume di carta stagnola
« Risposta #1 il: Gennaio 12, 2016, 11:03:05 »
che bella, me la ricordavo. Che cosa strana la memoria, basta poco e riemerge tutto. Sempre dolce la statuina che si sacrifica per salvare Luca.  abow