Passo e ripasso per questa strada nota, e sempre vedo un gatto sul ciglio ad aspettare. Non so di chi sia, forse non è nemmeno di se stesso, forse qualcuno lo ha abbandonato e basta, o forse randagio nessun bambino ha intenerito ancora.
E come il gatto, randagio è lui che aspetta, non sa che cosa, nemmeno il suo perché. Rimane fermo sul ciglio della vita, e del cammino ha fatto una leggenda, studia i percorsi, conosce anche le case, ma non ha fatto nemmeno un passo avanti. E' lì che aspetta che il sole sorga ogni giorno, e che la sera tramonti nel suo cielo, e poi la pioggia o le nuvole di traverso, il vento e il freddo da vivere come immenso. E non si accorge che niente rimane uguale, cambiano le luci, e pure le vetrate strane, oggi sono bianche, domani anche colorate. E' lì che aspetta quel povero buon uomo, non chiede niente e il niente sta a distanza, teme soltanto e nessuno riconosce. E quando si stanca porta via se stesso e il cane e se ne ritorna a casa senza nemmeno colazione. Non se lo chiede che cosa sta facendo, lui fa e basta, è senso del dovere. Ma poi di che, forse di questa vita strana, o di se stesso che non sembra cambiare volto? E gli anni passano, trascorrono forse uguali, le strade intorno e i gatti tutti uguali. Nascono e muoiono è il ciclo della vita, e forse aspettano che tocchi a uno di loro. E l'uomo guarda, sta fermo tutto il tempo, è sempre lì che aspetta, lasciato in balia di se stesso.