Negli anni venti del novecento, Abd al Aziz della famiglia Saud di religione wahabita, già governava una sorta di sceiccato tribale e stava combattendo la sua guerra per sconfiggere e riunire varie tribù della penisola arabica e fondare uno stato. Cosa che gli riuscì, dopo numerose battaglie nel 1932, quando divenne re. In quegli anni il Libano, la Siria, l’Egitto, la Giordania erano stati laici, In Turchia Ata Turk procedeva ad una rapida occidentalizzazione, Beirut era considerata la Montecarlo del Medio Oriente con i suoi casinò e una vivacissima vita notturna. Damasco era meta di turisti e commercianti, Il Cairo di archeologi.
In Arabia Saudita invece la vita era austera data l’appartenenza del monarca alla setta forse più integralista dell’Islam: limitazioni della libertà, sharia, niente voto alle donne, tagli di mani, lapidazioni ecc ecc.
Nel 1938 geologi americani e cooperanti locali trovano il tanto agognato petrolio. Nel 1944 Roosevelt e Abd al Aziz firmano un patto per garantire agli USA l’accesso alle riserve in cambio di protezione internazionale. Un patto che forse ha giovato più ai Sauditi che, grazie ai petrodollari, hanno rinforzato il loro potere, si sono introdotti nella finanza europea e hanno fatto guerre ben coperti dalla forza militare statunitense.
Probabilmente è per volere loro se non esiste più un paese laico di quelli di cui sopra; per volere dei sauditi e per agire degli americani. Ben Alì in Tunisia, Gheddafi in Libia e Mubarak in Egitto non sono stati capi di stato democratici, ma hanno impedito l’espandersi del potere saudita sul Mediterraneo, caduti i regimi grazie anche alla propaganda e agli aiuti americani, la strada dell’integralismo appare spianata. La Turchia di Erdogan che mirava a far parte dell’Unione Europea, sembra dare appoggio all’Isis fornendo campi di addestramento e corridoi militari.
Gli USA sono in difficoltà, hanno contribuito all’espansione dell’ integralismo e non possono far cadere Assad come vorrebbe anche l’Arabia. Finanziando ed armando l’opposizione siriana nella quale si annidano molti estremisti, si rischia infatti di foraggiare il Califfato.
Sta ora a Putin ristabilire gli equilibri, la Russia (e l’Iran) è scesa in campo con un esercito rammodernato perfino nelle divise alla moda e si propone come il faro dell’Europa il baluardo contro il patto scellerato fra un Occidente dipendente dagli idrocarburi e una setta di Wahabiti.