Riflettere sulla morte degli esseri viventi ci consente di essere consapevoli della fine della propria vita. Ma c’è differenza tra il morire improvvisamente nell’ età giovanile in cui ci si crede immortali e il decedere nella senescenza al termine del decorso progressivo di una malattia.
Si dovrebbe morire nel “momento giusto”, nel “tempo opportuno”, denominato dagli antichi Greci
“Kairos”, che è diverso da
Kronos, tempo lineare e sequenziale.
Morire nel momento opportuno, giocandolo per esempio a scacchi con la morte, come fece il nobile cavaliere svedese
Antonius Block nel film del 1957 “
Il settimo sigillo”, diretto dal regista Ingmar Bergman.
Antonius torna in patria col suo scudiero, Jons, dopo la decennale crociata in Terra Santa, ma in Svezia imperversa la peste e la disperazione. La sequenza del film lo fa apparire al suo arrivo su una sassosa battigia. Mentre rovista nella sua bisaccia gli appare la personificazione della Morte, avvolta da un mantello nero. Tra i due comincia un interessante dialogo.
Antonius Block: Chi sei tu?
Morte: Sono la Morte.
Antonius: Sei venuta a prendermi?
Morte: È già da molto che ti cammino a fianco.
Antonius: Me n'ero accorto.
Morte: Sei pronto?
Antonius: Il mio spirito lo è. Non il mio corpo. Dammi ancora del tempo!
Morte: Tutti lo vorrebbero... Ma non concedo tregua.
Antonius: Tu giochi a scacchi, non è vero?
Morte: Come lo sai?
Antonius: Lo so. L'ho visto nei quadri. Lo dicono le leggende.
Morte: Sì, anche questo è vero, come è vero che non ho mai perduto un gioco.
Antonius: Forse anche la Morte può commettere un errore.
Morte: Per quale ragione vuoi sfidarmi?
Antonius: Te lo dirò se accetti.
Morte: Avanti, allora.
La Morte che gioca a scacchi. L'affresco di Albertus Pictor a Täby kyrkby ha ispirato il regista Ingmar Bergman. Täby è una città della Svezia centrale, situata nella contea di Stoccolma.
Antonius e la Morte si siedono davanti la scacchiera e si studiano in silenzio.
La partita a scacchi tra Antonius e la Morte.
Antonius riprende il discorso e dice alla Morte: "Perché voglio sapere fino a che punto saprò resisterti, e se dando scacco alla Morte, avrò salva la vita". Prende dalla scacchiera due pedoni, uno bianco ed uno nero, e sorteggia le parti. Ti tocca il nero dice alla Morte.
Morte: Si addice alla Morte, non credi?
Sistemati i pezzi sulla scacchiera, comincia il gioco, che in modo saltuario si protrae per più giorni, utilizzati da Antonius per tornare verso il suo castello, dove l’attende la fedele moglie. Durante il tragitto lui e il suo scudiero incontrano molte persone che per paura della morte per peste si sottopongono a violente pratiche per espiare i peccati, altri inseguono gli ultimi piaceri prima della fine.
In una chiesa Antonius si confida con un monaco, che in realtà è la Morte. I due sono divisi da una spessa grata in ferro che evoca l’immagine di una prigione.
[…] “Vorrei confessarmi –dice
Antonius- ma non ne sono capace, perché il mio cuore è vuoto. Ed è vuoto come uno specchio che sono costretto a fissare. Mi ci vedo riflesso e trovo soltanto disgusto e paura. Vi leggo indifferenza verso il prossimo, verso tutti i miei irriconoscibili simili. Vi scorgo immagini di incubo, nate dai miei sogni e dalle mie fantasie”.
La
Morte gli domanda: "Non credi che sarebbe meglio morire ?"
Antonius: E’ vero !
Morte: Perché non smetti di lottare?
Antonius: E’ l’ignoto che m’atterrisce.
Morte: Il terrore è figlio del buio.
Antonius: Sì, è impossibile sapere…, ma perché, perché non è possibile cogliere Dio coi propri sensi? Per quale ragione si nasconde dietro mille e mille promesse e preghiere sussurrate ed incomprensibili miracoli? Perché io dovrei avere fede nella fede degli altri? E cosa sarà di coloro i quali non sono capaci né vogliono avere fede? Perché non posso uccidere Dio in me stesso? Perché continua a vivere in me e sia pure in modo vergognoso e umiliante, anche se io lo maledico e voglio strapparlo dal mio cuore? E perché nonostante tutto Egli continua ad essere uno struggente richiamo di cui non riesco a liberarmi? Mi ascolti?
Morte: Certo.
Antonius: Io vorrei sapere, senza fede, senza ipotesi, voglio la certezza, voglio che Dio mi tenda la mano e scopra il suo volto nascosto, e voglio che mi parli.
Morte: Il Suo silenzio non ti parla?
Antonius: Lo chiamo e Lo invoco e se Egli non risponde io penso che non esista.
Morte: Forse è così, forse non esiste.
Antonius: Ma allora la vita non è che un vuoto senza fine? Nessuno può vivere sapendo di dover morire un giorno, come cadendo nel nulla, senza speranza!
Morte: Molta gente non pensa né alla morte né alla vanità delle cose.
Antonius: Ma verrà il giorno in cui si troveranno all’estremo limite della vita.
Morte: Sì, sull’orlo dell’abisso…
Antonius: Lo so, lo so ciò che dovrebbero fare. Dovrebbero intagliare nella loro paura un’immagine, alla quale poi dare il nome di Dio.
Morte: Perché non la smetti di fare tante domande?
Antonius: No, non la smetterò.
Morte: Tanto nessuno ti risponde.
Mio commento: Come uomo del medioevo Antonius è culturalmente stravolto dalla religione cristiana. Non riesce ad immaginare che la vita non ha bisogno di Dio per avere senso. Il significato alla propria vita lo si dà, in particolare, con la progettualità, con l’amore. Comunque sono tanti gli individui che hanno bisogno di credere in un dio onnipotente ed onnisciente, al quale chiedere protezione. La fede li aiuta a salvarsi dalla disperazione. Antonius stesso dice che "la fede è una pena così dolorosa: è come amare qualcuno che è lì fuori e che non si mostra mai per quanto lo si invochi".
La fede che vince la paura della morte è anche il messaggio del film e dell’Apocalisse dell’apostolo Giovanni, da cui “Il settimo sigillo”.
Torno al film.
Antonius Block, incalzato dalla Morte e dagli eventi, fa in modo per perdere la partita a scacchi. Con un movimento del braccio Antonius colpisce intenzionalmente la scacchiera facendo cadere alcuni pezzi, che la Morte rimette su ma in modo tale da poter vincere.
Antonius, chiede scusa per l’accaduto e dice: “Scusa. Questo mantello è così ingombrante”.
Morte: Non preoccuparti. Ricordo benissimo dove stavamo, […] ti devo dare una notizia interessante.
Antonius: E cioè?
Morte: Che ho vinto! Ti do scacco matto.
Antonius: È vero !
Morte: Ti è stato d`aiuto questo rinvio?
Antonius: Ah, sì, certo.
Morte: Ne sono lieto. E adesso ti lascio. Quando ci rincontreremo sarà giunta l`ultima ora. Per te e i tuoi compagni di viaggio.
Antonius: E tu ci svelerai i tuoi segreti?
Morte: Io non ho alcun segreto da svelare.
Antonius: Allora non sai niente?
Morte: Non mi serve sapere.