A un passo dai miei giorni sembra svanito tutto, eppure sono qua e niente mi appartiene. Tengo lontano il tempo, e l'obbligo non esiste. Un piede e pure l'altro, una mano tira l'altra, un soffio e anche niente, parole all'orizzonte. Tutto suona e cammina quando è di luce propria, poi d'improvviso appare, ciò che non è mai esistito, ciò che non c'è mai stato. E l'apparenza non è sostanza, il verbo ha il suo soggetto, e gli occhi sono sempre gli stessi. Di notte sto a sentire, di giorno tutto è sommerso, c'è questo e pure quello, qundo il cervello è spento. Il suono io non lo sento, avverto solo il silenzio, eppure c'è e si sente, domina tutta la scena di cose e di persone, di viaggi in fondo alla strada, di passi camminati, di corse in mezzo ai prati, dell'erba che profuma, e di quando sei già stanca. E chiudi e poi riapri, niente è un risultato, niente è giusto o sbagliato, c'è solo quello che è stato. E un angolo rimane, non lo lasciare vuoto, lì l'energia compare, è meglio viverla e catturare il segno, l'ombra, un suono, così da non permettere di lasciare andare.
Che meraviglia vivere, lasciare e poi andare, volare e non tornare, un cielo e un colpo d'ali, e poi ricominciare.