Portò la sigaretta alle labbra. L’accese. Aspirò, a lungo, consapevolmente. Guardò il fumo uscire dalla bocca a piccoli cerchi bianchi, netti, diventare evanescenti e poi sparire in alto dove non li avrebbe più seguiti.
Sapeva di dover aspettare prima di rivederlo. Quel viaggio aveva costituito un’ennesima occasione per guardarsi dentro e cercare di capire. Ma che cosa c’era da capire in realtà? Nulla se non che lui era sicuramente una costante nella sua vita. Una boa alla quale si era aggrappata pur nella consapevolezza che non sarebbe mai affogata. La boa le dava sicurezza. Certezza che le entrava nelle vene e scorreva dandole una piacevolissima sensazione di familiarità.
Fra un po’ avrebbe sentito la chiave nella serratura girare. La porta si sarebbe aperta. Il suono conosciuto dei suoi passi sarebbe diventato sempre meno lontano. E lei avrebbe aspettato le sue mani sul collo e poi le sue labbra posarsi lievemente sostituendo le dita. Avrebbe chiuso gli occhi per assaporare ogni sensazione più intensamente. Poi, con un impercettibile movimento continuato, avrebbe ruotato il corpo sulla sedia fino ad incontrare con le sue le labbra di lui.
No, non c’era nulla da capire. Solo aspettare. Il suo ritorno sarebbe stato, come sempre, una piacevole sorpresa.
Un’altra sigaretta per aspettare ancora.