Lo scrittore giapponese Okakura Kakuzō (1862 – 1913) nel 1906 pubblicò il libro "The Book of Tea", in cui descrive la storia ed il valore simbolico del tè per i nipponici, la "sukiya" (stanza del tè), i dettagli del cerimoniale scandito da norme nella preparazione della bevanda, il rispetto per la secolare tradizione, il maestro del tè e la sua sapienza letteraria e naturalistica.
Ripercorrendo le tappe principali della storia di questa bevanda Okakura delinea il profilo del taoismo e del buddhismo (in particolare Zen), e ne rileva le influenze sullo stile di vita, sull’estetica e sulla mentalità asiatica.
Nel testo ci sono anche delle metafore. Una riguarda il passaggio dalla feritas all’humanitas dell’homo sapiens: “L’uomo primordiale trascese la sua condizione di bruto quando offrì la prima ghirlanda alla sua fanciulla. Elevandosi al di sopra dei bisogni naturali primitivi, egli diventò umano. Quando intuì l’uso che si poteva fare dell’inutile, l’uomo fece il suo ingresso nel regno dell’arte”.
Paradossalmente la verità della sua metafora è dimostrata dagli antropologi: l’umanizzazione dell’uomo primitivo avvenne quando scoprì l’uso dei simboli, e quindi dell’arte, dell’amore, della religione, del dono (come la ghirlanda alla donna amata) che rende la vita bella e buona.