La voce ha delle caratteristiche che identifica ogni persona come un’impronta digitale.
I caratteri distintivi della voce umana e dei suoni sono: altezza, intensità, timbro, durata.
Altezza (tono): dipende dalla frequenza delle vibrazioni delle pliche vocali. Un numero elevato produce il suono alto o acuto. A minori vibrazioni corrisponde un suono più grave.
Il tono della voce può essere acuto o grave. Tanto più tesa e sottile è la corda vocale, tanto più acuto è il suono.
A causa della diversa configurazione della laringe, le donne hanno un tono di voce più acuto, gli uomini più grave.
La modulazione della voce è condizionata dalle emozioni e dalle finalità comunicative.
Intensità: dipende dall’ampiezza del movimento vibratorio delle corde vocali, dalla pressione glottidea, dalla gabbia toracica. L’intensità corrisponde al volume della voce, che si può modulare dal bisbiglio al grido.
Timbro della voce: caratterizza e distingue ogni individuo. Dipende dalle caratteristiche soggettive, morfologiche e funzionali dell’apparato di risonanza che funge da cassa armonica: lunghezza, elasticità e spessore delle corde vocali, delle cavità sopralaringali (elasticità dei tessuti, forma e dimensione della cavità oro-faringale), della tonicità muscolare dei diversi organi articolatori (chiusura / apertura del diaframma rinovelare, motilità del velo palatino, della lingua, ecc.
Durata: si riferisce al tempo necessario per l’articolazione delle parole, la velocità di eloquio e le pause per evidenziare parti le discorso.
Le pause sono determinanti nell’interazione, anche per sincronizzare i turni di parola tra gli interlocutori.
I segnali sincronici si usano durante la conversazione per indicare durante il parlato l’ultimazione di una frase (tono di voce discendente), il voler cedere la parola o continuare a mantenerla da parte del locutore.
Consonanti e vocali.
Nella produzione del parlato si distinguono due azioni parallele: quella della fonazione e quella dell’articolazione.
Per fonazione s’intende la produzione della voce, modulabile sia nel tono (tramite la maggiore o minore tensione delle pliche vocali) sia nell’intensità (con la maggiore o minore quantità d’aria espirata).
Durante il passaggio dell’aria attraverso le cavità al di sopra della laringe avviene l’articolazione, che consiste nel creare un impedimento al flusso d’aria in uscita in modo da modificarne le proprietà. L’impedimento può essere di due tipi: il primo viene utilizzato per la produzione delle vocali, il secondo per la produzione delle consonanti.
Le vocali sono caratterizzate dalla vibrazione delle corde vocali e dall’assenza di ostacoli nelle cavità superiori. La differenza acustica dei suoni vocalici è determinata dagli organi mobili come la lingua, le labbra, il velo del palato, la mandibola.
Nel nostro alfabeto le vocali sono 5: a, e, i, o, u, ma le vocali fonetiche sono 7: i, è, é, a, ò, ó, u.
Nella lingua italiana le vocali hanno un ruolo fonetico importante per la produzione del parlato. Unendosi alle consonanti ne definiscono l’aspetto sonoro e consentono la fonazione delle sillabe e delle parole.
La parola «consonante» proviene dal latino “consonans” e significa "suona con". Infatti il rumore consonantico può essere pronunciato solo in appoggio e con l'aiuto di una vocale.
Per le consonanti gli organi articolatori possono essere labbra, denti, lingua, punti diversi del palato, faringe o glottide. Alcune consonanti quali la t o la f, dette sorde, vengono prodotte in assenza di vibrazione delle corde vocali; mentre altre, dette sonore, come la d o la b, necessitano della vibrazione delle corde vocali.
Ci sono ulteriori classificazioni che però esulano dalla mia argomentazione.