Autore Topic: Mi sacrifico, scrivo  (Letto 732 volte)

Doxa

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Mi sacrifico, scrivo
« il: Dicembre 30, 2014, 19:36:50 »
Mi sacrifico, scrivo, per velleità scrittorie. Devo mantenere la “parola”, come un padre verso il figlio. 

Gli scrittori per raccontare usano le parole, le scelgono per la  costruzione delle frasi, delle proposizioni. L’identificazione delle emozioni che le sottendono hanno bisogno del tempo lento della scrittura, che può essere paragonata al sacrificio religioso in onore di un dio nascosto che nemmeno il sacerdote sa bene chi sia. La sua efficacia non è immediata né quantificabile, è un atto dissipatorio per presunti benefici, è un lavoro che sollecita ammirazione e consenso, è un tentativo di seduzione verso i lettori, ma è anche un modo per chiarire ed organizzare il proprio pensiero.

Descrivere le proprie emozioni  aiuta a comprendere i propri stati d’animo.

Lo psicologo James W. Pennebaker ha compiuto ricerche sulle relazioni che collegano il corpo e la mente e le ha descritte nel suo libro titolato: “Scrivi cosa ti dice il cuore. Autoriflessione e crescita personale attraverso la scrittura di sé”. L’autore presenta numerosi esempi di come l'espressione di sé e l'inibizione possano agire positivamente e negativamente sullo stato fisico di una persona, soffermandosi in particolare su come la scrittura possa aiutare a superare traumi e paure.
Secondo questo psicologo  la narrazione autobiografica aiuta a comprendersi, a capire il significato delle proprie scelte,  consente di elaborare consapevolmente il vissuto emotivo associato ad uno o più eventi di vita stressanti, permette di dare nuovi significati alle proprie esperienze.

La scrittura ha effetti positivi sull’ansia, riduce le somatizzazioni, lo stress e l’autosvalutazione. Numerose ricerche hanno, infatti, dimostrato che avere l’abitudine di scrivere è un fattore protettivo per la depressione.

Ma spesso la sola scrittura non basta per superare alcune  difficoltà psicologiche ed è necessario l’aiuto della psicoterapia per ristrutturare le proprie esperienze dando loro nuovi significati.

La scrittura è assimilabile alla preghiera, è come una richiesta di dialogo a chi non risponde. Lo sanno gli adolescenti che svelano nel proprio diario segreto i pensieri e le prime esperienze di vita. A volte nella narrazione l’adolescente prende le distanze da se stesso. Il Sé che narra è l’interpretazione che dà alle proprie esperienze, arricchendole di significati. La ricerca di significato rappresenta il tentativo d’integrare il tutto in un Sé coerente.