Prima dell’occupazione americana, l’albero non usava. Niente regali sotto un albero, ma, a rallegrare la solenne sacra festività, c’erano musiche e canti sommessi; la “strenna” (in forma di piccola somma di denaro da conservare nel salvadanaio)… e c’era il Presepe.
La strenna ormai nessuno sa più cosa sia, e ora anche il Presepe in casa è nell’oblio… nessuno più sa come allestirlo con materiali poveri, piccolo e sacro.
Ma io ancora la so la gioia del presepe.
C’era uno zio che in attesa del Natale… molto prima della data… sequestrava una stanza della sua casa per costruirci un presepe grande quanto l'intera stanza... la occupava per intero, la stanza con un paesaggio perfetto modellato in cemento e terra: prati con muschio vero ed erba vera e radicata; un fiume vi scorreva davanti alla grotta con acqua… vera da un rubinetto nascosto… e il cielo?: una enorme cupola curva di compensato colorato blu notte e traforato alle stelle così come si erano trovate in quella notte… proprio il cielo di quella Magica Notte!
Lo visitavano tanti abitanti del paese, senza distinzione e in silenzio rispettoso… e si segnavano anche nel varcare la soglia della stanza... tutto era sacro.
Il paese era quasi sempre innevato, e in quel paese c’erano ancora tanti artisti come lo zio che conoscevano il cielo della notte magica di Betlemme!... e la poesia:
“Consolati Maria del tuo peregrinare, ecco Betlemme ornata di trofei…”.
In Terra Santa ancora il presepe lo fanno, ma intorno alla zona della grotta non c’è musica dolce, non "Tu scendi dalle stelle, o Re del Cielo...". Ci sono rumori, invece, di motori di jeep, carri armati, bulldozer… e lamenti disperati… e spari… e kamikaze!
I pastori ancora partono con la speranza in cuore, ma non v’è cometa che li guidi. Disorientati finiscono ammassati su barconi fatiscenti sul mare in tempesta.
Non incontrano la Vita, ma la morte.