Personaggi e interpreti
La preside:
non molto alta, secca, un fisico nervoso che è sempre in movimento. Agita le mani.
Ha le unghie lunghe da arpia. Pettinata con una coda di cavallo lunghissima di capelli tinti di nero, agita la testa per sottolineare le sue parole. Si trucca lievemente, sembra più sulla cinquantina che sulla quarantina. Occhi vivaci scuri. La voce è dolce e schietta, sembra in cerca di conferme. Una persona che nasconde la sua solitudine.
Probabilmente non è sposata, non porta la fede, o forse è divorziata. Si riempie la giornata di impegni superflui, riunioni, scuola di teatro, scuola di cucito, presentazioni di libri dell’autore, volontariato.
Aspetta il grande amore, o forse lo ha già perduto.
La prof. di italiano:
più piccola della media, sembra antica, ma non lo è. Capelli scarruffati e rovinati da permanenti mal gestite e dal colore incerto. Viso scarno, occhi dolci. Parla dei suoi moltissimi viaggi in Cina, in India, Lituania eccetra. La faccia è rugosa, ma quelle rughe non sembrano mai state stanche.
Non lo fa per vantarsi, ma per condividere emozioni. Ha un carattere avvolgente, si ha l’impressione che si sempre disponibile ad aiutare. Gli studenti la amano, di lei si fidano. Non ha figli, forse per questo si dedica con amore ai suoi studenti. A Natale già inizia con il marito a progettare altri viaggi estivi: la vita va riempita, la vita corre, la vita non aspetta nessuno.
La prof. di matematica:
un poco sovrappeso, non ride quasi mai, mette soggezione. Capelli a caschetto, con scriminatura nel mezzo, che lascia indovinare un diradamento dei capelli. Gesticola con calma, non trasmette comunicatività, ma piuttosto ansia. Parla lentamente, forse per avere la certezza di venire capita, come fa con i suoi allievi, che di matematica capiscono poco. Porta sempre braccialetti d’argento molto belli, che le ragazze ammirano. Sposata e con due figli, sembra lì per caso, il suoi pensieri sono rivolti ai suoi problemi, nessuno sa quali, ma è evidente che ci siano. Una volta si è commossa, quando le hanno regalato per il suo compleanno una stella di Natale: non credeva di meritare nulla di più di una stretta di mano.
La prof. di religione:
a vederla viene in mente una torta di panna o un panettone bel lievitato. Sembra morbida. Non parla mai di sé, forse ha avuto un marito, ma il fatto che si vesta in modo assurdo pieno di colore, denota un’esca per attirare l’attenzione. Se è sposata, non è amata. Porta sempre collane lunghe di pietre dure e anelli enormi, che sulle dita grassocce fanno un effetto ridicolo. Ha i capelli biondo platino, quasi fosforescenti. Nessuno la invita mai in pizzeria, le colleghe pensano che la religione sia una materia superflua. Lei sorride sempre, fa finta di essere accettata e così si consola. Porta smalto blu con disegnati fiorellini gialli per essere come le ragazzine, nemmeno lei è convinta della cosa, ma non si arrende all’evidenza: non ha 15 anni.
Il prof. di inglese.
Sportivo suo malgrado, si crede bello. Cerca sempre di dire una battuta spiritosa, per altro di solito non capita. Si sente in dovere di essere galante con tutte le donne. E’ alto sopra la media, molti gli chiedono se ha giocato a pallacanestro e lui dice di sì, ma che ha smesso per via dei tendini. In realtà non ha m ai giocato, ma sembra che gli “alti” siano condannati alla pallacanestro e lui non vuole deludere le aspettative di chi parla. Però gioca a tennis con grande impegno e va in palestra. Non ama lo sport, ma non vuole rimanere da solo in casa, e in palestra ci sono tante ragazze single della sua età, che sono lì per lo stesso motivo: conoscere qualcuno.
Ogni tanto si lascia crescere la barba per sembrare più interessante, a volte porta occhiali a gradazione zero per lo stesso motivo, poi si vergogna di queste sue idee, si rade e toglie gli occhiali. Si sente solo e non amato. Durante le feste di Natale va a sciare, ma torna senza gioia, anche lì nessuna donna lo ha preso in considerazione.
I ragazzi della scuola lo sfottono, lui lo sa, ma pensa che anche lui ai suoi tempi faceva lo stesso. L’importante è resistere.
La bidella:
ragazza madre ormai invecchiata, si sente in dovere di trattare tutti come se fossero suoi figlioli, non riesce a fare diversamente. La sua maternità illecita si è trasformata in bandiera. Tutti sono suoi figli, di tutti si preoccupa, cerca di nascondere le marachelle degli studenti, consola cuori trafitti, rimprovera i mascalzoncelli.
Grassottella, non se ne fa un problema, mangia merendine a tutte le ore, e sorride pacificata. Se può, dispensa ricette di cucina esotica mai provate, ma le pare che faccia tanto donna di mondo. In realtà il curry, il cumino, il coriandolo e le spezie che tanto sicuramente suggerisce, non sono mai entrate nella sua cucina. Così facendo sente che se avesse voluto, avrebbe potuto essere un’altra persona, invece che una bidella.
La figlia della colpa è insegnante di storia in un paese vicino, lei è il suo riscatto relativo: relativo perché in realtà è stato il lucchetto chiuso sul suo futuro. Rimpianti? Sì, ma non lo ammetterebbe mai.
La segretaria:
donna di liberi amori e disinibita, è stata con molti e se ne vanta senza vergogna. Dispensa lenzuola con frequenza e poca discrezione. Anche lei vorrebbe un amore stabile, quando era giovane non ci pensava, si sentiva una star, ora che il tempo passa, inizia a domandarsi se ne sia valsa la pena o se si fosse solo illusa di essere applaudita e ricercata. Si concede ancora qualche avventura romantica, ma sempre più spesso il suo unico ospite e commensale è il gatto. Alta, davvero bella, bionda spumeggiante e sempre allegra, sotto la sua noncuranza, si sente ormai come la mitica Cicala, non sa se pentirsi e continuare su quella strada.
Tra una fotocopia per la preside, circolari da smistare, politiche e progetti incomprensibili, comincia a guardare il prof. di inglese . E aspetta.
L’insegnante di ginnastica:
bellissimo uomo, fianchi stretti e spalle larghe. Capelli neri con codino, gesti regali e autoritari, abbronzatura da lampada. Gestisce la sua materia militarmente, pensa corpo sano in mente sana: o viceversa, non ricorda molto bene il detto.
E’ stato due volte fidanzato, mai sposato. Si è fatta una corazza emotiva perché il suo più grande problema è la voce, decisamente femminile. Un tormento, niente di più assurdo, niente di più umiliante che dire sono Arturo con la voce di Valeria Marini. Gli occhi degli interlocutori prima sorpresi, mettono subito il pilota automatico del “ facciamo finta di niente”. Non abbastanza in fretta perché lui non capisca. La rabbia e il dispiacere per quella voce, lo mantengono asciutto nel fisico e nell’animo, ma spera sempre in un miracolo: una donna tutta per lui.
Questi sono i personaggi.
Punto.
Non ho mai detto che ci sarebbe stata una storia.
Se vorrete, la scriverete voi.
A pensarci bene, però, una storia c’è: è l’attesa dell’amore, unico alibi per stare al mondo.
( quante altre materie ci sono? coraggio, aggiungete i vostri personaggi!)