Autore Topic: Amare/amore  (Letto 4113 volte)

Doxa

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Amare/amore
« il: Novembre 26, 2014, 08:38:52 »
Il sociologo Francesco Alberoni afferma che il passaggio dall'innamoramento all'amore avviene quando due unicità decidono di essere un "noi"; un patto da rispettare con impegno e fedeltà.

E cos’è l’amore ? E’ una parola polisemica ma anche un sentimento soggettivo e viene espresso verso persone, animali o cose. Include affetto, attrazione fisica, complicità, desiderio di condivisione, progettualità ed esclusività.

Definire l’amore con esattezza significherebbe racchiuderlo in una formula, significherebbe sostenere che c’è un solo modo “giusto” di amare, e se la propria relazione di coppia non rientra nella definizione allora non è vero amore.

Quel che genericamente definiamo “amore” è  il frutto di differenti fasi che un rapporto di coppia attraversa prima di giungere a quello stadio, ad iniziare dall’attrazione e dal corteggiamento.

L'amore fra l'uomo e la donna è per sua natura limitato e soggetto alla delusione, perciò pretendere dalla relazione di coppia un amore perfetto, senza limiti, senza difetti, senza delusioni in cui potersi abbandonare totalmente, significa non comprendere la necessità dello sforzo quotidiano, dell'impegno, del sacrificio e della responsabilità per la riuscita del rapporto.

Anche se la scelta del/la partner  avviene di solito in base a criteri di affinità e di affidabilità, ci si rende conto che lui/lei  è un essere imperfetto come noi.

Quando si convive con una persona, quando si vivono insieme le costrizioni della vita quotidiana, le preoccupazioni e le responsabilità comuni, diventa evidente che l’amore fra l’uomo e la donna è per sua natura un amore imperfetto, limitato, soggetto a tensioni, difficoltà, delusioni e non in grado di realizzare le aspettative e le sensazioni esaltanti che accompagnano l’innamoramento.

L’amore fra l’uomo e la donna è un amore in cui non è possibile abbandonarsi completamente nelle braccia dell’altro senza avere più problemi, ma è un amore in cui occorre fare uno sforzo quotidiano per la riuscita del rapporto, cioè occorre l’impegno della volontà e della ragione, il sacrificio, la responsabilità, la capacità di perdonare, la capacità di ricominciare.

Doxa

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Re:Amare/amore
« Risposta #1 il: Novembre 27, 2014, 05:37:07 »
Il sostantivo amore deriva dal verbo “amare” e questo dal latino “Amor”  (= Eros).  Nell’antichità la flessione di tale verbo veniva usata per indicare  anche il desiderio, l’attrazione fisica.

La parola “amore” è un termine vago, un “flatus vocis” (un’emissione di voce) che assume significato nel contesto. Per evitare la polisemia gli antichi Greci utilizzavano differenti lemmi  per esprimere il diverso modo di amare. La scelta della parola dipendeva dalla situazione: Eros, Anteros, Pothòs, philia, agàpe, storgé, thelema.

Eros: l’ellenico dio dell’amore e del desiderio sessuale. Da alcuni mitografi venne considerato figlio di Afrodite e di Zeus, altri lo immaginarono nato dall’unione di Venere con Ares oppure con Ermes, altri ancora lo vollero nato dall’unione di Artemide con Ermes.

Nelle raffigurazioni artistiche Eros è  spesso  rappresentato come un putto nudo ed alato, a volte bendato per simboleggiare la cecità dell'amore; munito di faretra, arco e frecce d'argento, frecce di desiderio, che lancia verso il cuore delle persone e degli dei per farli innamorare.

Dagli antichi Romani Eros venne chiamato “Amor” oppure Cupido, da “cupere” = desiderare.
A lui furono dedicati anche templi e simboli aniconici o fallici. Poi furono progressivamente sostituiti con eroti od amorini.

Eros è anche il personaggio principale nella favola allegorica di “Amore e Psiche”, narrata dallo scrittore latino Lucio Apuleio.

I mitografi attribuirono ad Eros tre fratelli: Anteros, Himeros e Pothòs, i quali simboleggiano tre aspetti dell’amore.

Anteros: figlio di Venere e Marte, fu considerato patrono del reciproco amore ma anche il vendicatore dell’amore disprezzato.

Il mito narra che Eros ed Anteros stavano sempre insieme. Se Anteros si allontanava, Eros, per magia, ritornava bambino. Tale allegoria vuol significare che l'amore (Eros) per crescere ha bisogno di essere corrisposto (Anteros).

Himeros: è un altro figlio di Afrodite ed Ares, personifica il desiderio sessuale, la lussuria; simboleggia lo stimolo sessuale che chiede di essere subito soddisfatto.

Pothòs: nella lingua greca significa "luce";  è considerato figlio di Venus e Cronos e rappresenta la componente spirituale dell’amore.  Nell’iconografia è raffigurato su una rupe davanti al mare in attesa dell’amore che non gli arriverà mai.

Philia: esprime un rapporto affettivo di tipo amicale, senza il coinvolgimento sessuale.
Da “philia” deriva il lemma philein, che significa amare, essere innamorato, mentre “philema” indica il bacio.

Nell’antico testo greco della Bibbia  il lemma “phileo” è usato con lo stesso significato del verbo “agapan”, da cui “agàpe”, distinta da philia e da eros.

Agàpe:dal greco "agápē", in latino caritas, significa amore disinteressato verso il prossimo,
Questo lemma viene utilizzato nella teologia cristiana per indicare l'amore di Dio nei confronti dell'umanità.
Le comunità paleocristiane  usavano la parola àgape (con l'accento sulla prima vocale anziché sulla seconda) per indicare il convivio sacrale in ricordo dell’ultima cena. Comprendeva la Messa e la comunione.
In ambito filosofico il termine "agàpe" fu usato per indicare l'amore spirituale contrapposto all'eros, al desiderio sessuale.
Nel Nuovo Testamento il vocabolo non è in contrapposizione con l'amore "umano", ma come completamento e sublimazione dello stesso. L'Agape è infatti per i cristiani il vertice più alto dell'amore.

Storgé (si pronuncia storghé): significa “appartenenza”; indica l’affettività  tra genitori e figli, quella parentale o verso un gruppo di sodali.

Thelema: nella lingua greca significa volontà…,  anche di amare.

Doxa

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Re:Amare/amore
« Risposta #2 il: Dicembre 02, 2014, 09:46:33 »
Nella lingua italiana la parola "amore" può denotare diversi aspetti relazionali: quello per il/la partner, quello parentale,  per il proprio lavoro, per un ideale come la libertà e la giustizia, verso una divinità,  od altro.

In ambito antropologico la parola amore viene utilizzata per indicare l’intenso affetto che fa tendere al “possesso” della persona amata e all’unione con essa, ma non è tirannia, non è ossessione. L’amore fa rispettare la reciproca libertà, che non significa infedeltà.

Il Dalai Lama ha scritto: “Dona a chi ami le ali per volare, le radici per tornare ed i motivi per rimanere.” 

Si ama per soddisfare la propria necessità di amare ed essere amato/a.

"Mi ami ?” sembra  la classica domanda da innamorati, invece implica la necessità di udire di esser amati o di ascoltare il “ti amo”.

“Mi ami ancòra?”  Questa domanda denota curiosità,  insicurezza, ma  può cambiare di significato anticipando  l’avverbio di tempo: “ancòra mi ami ?” In questa seconda domanda è insita la curiosità ma anche la sorpresa per la persistenza nell’esser amato/a.

Ci sono persone propense ad esternare il proprio sentimento d’amore, ed altre, introverse, hanno difficoltà a comunicarlo al/la partner.

Dicono “ti amo” oppure “ti voglio bene”. Dipende dalla consapevolezza di chi pronuncia tali parole. Se crede che l’amore sia incondizionato i due termini li considera equivalenti. Reputa importante  volere il bene della persona amata ed essere felice della gioia  del partner.

Desiderare il bene dell’altro è spontaneo in chi ama, perché intuisce che se il/la partner sta bene c’è un ritorno di gratitudine e si sta bene.

Nella relazione di coppia è necessaria la maturità psicologica per realizzare il “noi”, per vivere in sintonia con la persona amata.

Ma si può quantificare l'amore ?  Fortunatamente non si può quantificare né misurare ! E’ soggettivo. Allora ha significato dire: “Tu non mi ami quanto ti amo io!” ? L'amore, come qualsiasi altro sentimento, non si può quantificare né misurare, ma lo si può dimostrare, con le azioni, con i gesti, con i sacrifici e con le parole, purché siano sincere.   

E l'amore autentico qual è ? E’ quello che cerca  il bene dell’altro/a. Si manifesta con il reciproco aiuto.



Doxa

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Re:Amare/amore
« Risposta #3 il: Dicembre 03, 2014, 10:40:55 »
Ho già  scritto in un altro topic che i dati raccolti dalle ricerche psicosociali sulla relazione di coppia  hanno consentito  agli  psicologi Robert Sternberg e Michael Barnes di teorizzare un concetto di amore basato su tre componenti fondamentali: la passione, l’intimità e l’impegno, descritti nel loro libro “La psicologia dell’amore”.

Secondo Sternberg per avere l’”amore completo”  e la relazione duratura occorre nei partner  la compresenza dell’intimità, della passione e dell’impegno, che si ottengono col tempo se c’è affinità nella coppia. Queste tre indispensabili componenti possono essere graficamente rappresentate in forma simbolica con un triangolo equilatero: "teoria triangolare dell'amore". (“Triangular theory of love”).



La passione scaturisce dall’attrazione, dall’immaginario erotico,  dal desiderio sessuale verso il/la partner, dal reciproco attaccamento, però col tempo la coinvolgente passionalità si attenua.   

L’intimità induce i due amanti al contatto dei loro corpi, di abbracciarsi, baciarsi, carezzarsi, di condividere  l’attività sessuale.

L'impegno deriva dalla reciproca volontà di dare lunga durata della relazione d’amore, comprende la fedeltà, la dedizione. L’impegno  rafforza il reciproco attaccamento, dà sicurezza e stabilità,  permette di attraversare le crisi di coppia.

Doxa

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Re:Amare/amore
« Risposta #4 il: Dicembre 04, 2014, 09:51:48 »
Lo psicologo Robert J. Sternberg dopo aver teorizzato la citata "triangular love scale" proseguì con Michael L. Barnes ed altri collaboratori  le ricerche psicosociali dedicate all'amore nella coppia. Tali ricerche (pubblicate nel saggio "L psicologia dell'amore") permisero di aggiungere al suo paradigma trifasico le  "aspettative compatibili” e la “coesione” come elementi determinanti per mantenere la stabilità del livello d’amore nella coppia.

Le aspettative compatibili: Sternberg dice che se diventiamo scontenti del/la partner dovremmo guardare non i suoi difetti, ma come lui o lei s’inserisce nelle nostre aspettative. E’ difficile trovare l'altro/a che racchiuda in sé tutte le qualità che si vorrebbero. Spesso nelle coppie di lunga durata c’è l'insoddisfazione per aver accettato il compagno o la compagna  non rispondente alle aspettative.

La coesione: è favorita dalla convergenza degli interessi individuali e dall’intimità.

Lo psicologo John Welwood nel suo libro: Amore perfetto, relazioni imperfette” dice che per riuscire ad amare occorre far “entrare” in noi l’amore altrui.

In noi c’è il desiderio di essere amati, ma l’amore ci perviene dall’esterno, irrompe nella nostra vita, s’impossessa di noi. Però non esiste l’amore garantito ma soltanto quello meritato,  ed è un sentimento che non si può insegnare o apprendere per via teorica; lo si può conoscere solo sperimentandolo; ha bisogno della maturazione psicoaffettiva e del reciproco impegno per mantenerlo vivo.

L’amore permette all'individuo di esprimere se stesso quando dice con sincerità al/la partner:“ti amo”. Tale frase nasce dalla capacità di aprirci all’altro/a.

La solida autostima ci conduce ad accettarci per quello che siamo ed è la base per saper amare gli altri e farci amare.

Invece la scarsa autostima ci fa considerare insufficiente l’amore che riceviamo dagli altri, per quanto grande esso sia.

Un individuo insicuro, che crede di non riuscire ad essere amato, tende ad essere geloso e sospettoso verso il/la partner.

Non avere la convinzione di essere amati mina la nostra capacità di dare e ricevere amore. Questa è la ferita principale che genera conflitti interpersonali anche nell’ambito familiare.

Quando non si ama se stessi si può dare agli altri solo un amore limitato.

Birik

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Re:Amare/amore
« Risposta #5 il: Dicembre 04, 2014, 18:35:52 »
Una domanda indiscreta: sei molto innamorato? O lo sei dell'amore?

Doxa

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Re:Amare/amore
« Risposta #6 il: Dicembre 05, 2014, 09:54:51 »
Una domanda indiscreta: sei molto innamorato? O lo sei dell'amore?

Buongiorno Birik, ti ringrazio per la  tua domanda.

Non ho ricevuto da bambino e da adolescente l’educazione ad amare.

Grossolanamente i miei genitori e i coetanei  si limitavano a dirmi che una ragazza doveva “piacermi”…, e poi ? Dall’attrazione c’era l’infatuazione e si pensava subito  a baciare e si finiva al petting, quando andava bene.

Ma se un giovane od una giovane erano timidi, introversi, e ricevevano il cosiddetto “2 di picche”, cosa fare ? C’era poco da scegliere. Molti si accontentavano, dicevano: “è una brava persona, e affidabile”. E si sposavano ! Ma col passar del tempo poteva subentrare l’insoddisfazione, con le varie conseguenze.

La mia infedeltà mi ha motivato a capire meglio cos’è l’amore di coppia.
 
Da Francesco Alberoni in poi sono tanti i libri pubblicati sull’argomento da autori italiani e stranieri.  Di solito le ricerche indagano sulle singole fasi dell’iter amoroso. Da quegli studi e dalle esperienze personali son giunto alla convinzione dell’esistenza di un itinerario universale, uguale per tutti, che comincia con l’attrazione, il “corteggiamento”, poi si decide la scelta del/la partner, in concomitanza con  l’innamoramento (che ha due sub livelli: l’infatuazione e l’attaccamento) e si conclude con l’amore, che non è perenne per tutti. Ovviamente l’iter amoroso può anche scaturire dall’amicizia, che non è necessariamente basata sull’attrazione iniziale, ma il resto del percorso è uguale.

I numerosi post che ho scritto sono nelle mie cartelle virtuali, che aggiorno quando leggo cose nuove ed interessanti. Al momento opportuno li invierò ai miei due nipotini (un maschio ed una femmina) che si stanno avvicinando velocemente all’adolescenza e voglio aiutarli a capire cosa significa amare il/la partner. Spero che gradiscano il dono. Manderò loro anche altre cartelle  dedicate all’educazione sessuale, alle crisi di coppia, all’infedeltà, ecc..

Ciao Birik.

Annabel

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Re:Amare/amore
« Risposta #7 il: Dicembre 07, 2014, 16:49:43 »
Una domanda indiscreta: sei molto innamorato? O lo sei dell'amore?

Buongiorno Birik, ti ringrazio per la  tua domanda.

Non ho ricevuto da bambino e da adolescente l’educazione ad amare.

Grossolanamente i miei genitori e i coetanei  si limitavano a dirmi che una ragazza doveva “piacermi”…, e poi ? Dall’attrazione c’era l’infatuazione e si pensava subito  a baciare [...] C’era poco da scegliere. Molti si accontentavano, dicevano: “è una brava persona, e affidabile”. E si sposavano ! Ma col passar del tempo poteva subentrare l’insoddisfazione, con le varie conseguenze.


Genitori e coetanei erano musulmani!  ;D  ;D  ;D

Doxa

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Re:Amare/amore
« Risposta #8 il: Dicembre 08, 2014, 08:48:38 »
Con la  sua “teoria triangolare dell’amore” (passione, intimità, impegno)  Sternberg ha costruito una scala di misurazione delle varie tipologie amorose. Secondo questo psicologo sono possibili otto tipi di relazione.

1) "Assenza di amore": se nella relazione mancano passione, intimità ed impegno.   

2) "Simpatia": solo  con questa ci si orienta verso l'amicizia ma non al sentimento d'amore. 

3)"Infatuazione": se c’è solo la passione, generata dall’attrazione fisica; in questo caso la relazione è a breve termine.

4) "L’amore vuoto": c’è solo l’impegno di rimanere insieme, senza intimità e passione. E' un rapporto stagnante, diffuso  nelle coppie sposate da molti anni: con il passare del tempo diminuisce l’attrazione fisica, il desiderio sessuale, la voglia di dialogare, il piacere di stare insieme, ma si continua a convivere.

5) "L’amore romantico": è una combinazione di  intimità e passione,  attrazione fisica ed infatuazione, ma senza impegno, perciò di breve durata, come un’avventura estiva.   

6)"L'amore fatuo":c'è passione ed impegno ma senza intimità, la quale necessita di tempo per poter essere esternata.  E’ basato sull’attrazione fisica ed il desiderio sessuale. E’ un tipo d’amore che di solito non dà buon esito nel lungo periodo.

7)  "Il sodalizio d’amore": c'è intimità ed impegno reciproco, ma senza passione . E’ come un’amicizia destinata a durare nel tempo.  "Questa specie di amore" è frequente nelle coppie sposate o che convivono da molti anni ma tra i due non c'è più la reciproca attrazione fisica.

8. "Amore perfetto o completo": se nella relazione di coppia sono presenti  i tre elementi (intimità, passione ed impegno), che non  debbono essere considerati il traguardo  finale ma un work in progress  ("lavoro in corso)".

La relazione tende a finir male se non c’è corrispondenza tra quello che si vuole dall’altro/a e quello che si pensa di riceverne: chiunque ha amato senza essere ricambiato altrettanto, sa quanto può essere frustrante.

Nel rapporto di coppia sono tre gli atteggiamenti che diventano importanti con l’andare del tempo:

apertura ai cambiamenti in funzione delle esigenze dell’altro;

la disponibilità ad accettare le sue imperfezioni;

la comunanza di valori.



« Ultima modifica: Dicembre 08, 2014, 18:15:41 da dottorstranamore »

Doxa

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Re:Amare/amore
« Risposta #9 il: Dicembre 11, 2014, 05:37:59 »
Il biblico “Cantico dei Cantici” celebra l’amore  ed il  matrimonio. Il testo fu elaborato  nel IV sec. a.C., ma la tradizione lo attribuisce a Salomone, terzo re d’Israele (dal 970 al 930 a. C.) secondo la Bibbia.

Questo “Cantico” è composto da  un prologo, cinque poemi e due appendici, scritti in forma dialogica tra un uomo ("Salomone") e una donna ("Sulammita"). L’anonimo scrittore raccolse nel testo diversi poemi originari dell’area mesopotamica. Racconta in versi l'amore e l’eros  dei due amanti ma non pregiudica la divina sacralità (8, 6).
 
Per comprendere il significato di questo libro in cui Dio parla il linguaggio degli innamorati, è necessario capirne il senso letterale. Nel testo c’è il dialogo di due persone che si amano, che si chiamano per 31 volte “dodî” (= amato mio), un vezzeggiativo simile a quei nomignoli che gli innamorati si coniano segretamente per interpellarsi.

Nel Cantico la donna e l’uomo esprimono l’intensità della loro relazione amorosa, costruita sui pronomi personali e sui possessivi di prima e seconda persona: "mio/tuo", "io/tu". La spiritualità del Cantico è nell’esclamazione  ebraica della donna: “dodî lî wa’anî lô” (= il mio amato è mio e io sono sua; 2, 16). Esclamazione reiterata e variata in 6, 3: ’anî ledodî wedodî lî (=“io sono del mio amato e il mio amato è mio”). È la formula della  reciprocità, della mutua appartenenza, della donazione vicendevole e senza riserve.

La loro intimità passa attraverso tre gradi:

il primo fa riferimento alla sessualità considerandola “buona e bella” (Gn 1, 27 e 31).

Il secondo fa intuire l’eros  descrivendo la bellezza  e  l’ armonia  del corpo.

Il terzo trasfigura sia la  sessualità sia l’eros.

Questo amore conosce anche la crisi,  la paura, il silenzio, la solitudine. Ci sono nel Cantico due scene (3, 1-5 e 5, 2-6) piene di tensione in cui l’uomo e la sua donna sono lontani e si cercano disperatamente.

Infine nell'ottavo capitolo c’è la dialettica amore e morte: “Potente come la morte è amore, / inesorabile come gli inferi la passione: / le sue scintille sono scintille ardenti, / una fiamma del Signore”.  E’ l’unico verso del Cantico in cui appare il nome divino: Jah/Jhwh.

L’autore del Cantico è certo che nella sfida prevale l’amore, come Dio è vincitore della morte e del male.

« Ultima modifica: Dicembre 11, 2014, 17:38:26 da dottorstranamore »

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Re:Amare/amore
« Risposta #10 il: Dicembre 11, 2014, 08:15:41 »
c'è poco da dire, gli antichi sapevano già tutto e lo sapevano dire. Forse perchè l'uomo ama ieri come oggi , e si spera domani.
Sotto l'aspetto dell'amore l'uomo si dimostra eterno. Grazier per i tuoi post.  :rose:

Doxa

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Re:Amare/amore
« Risposta #11 il: Dicembre 15, 2014, 10:34:30 »
L’adolescenza è il periodo delle infatuazioni, degli innamoramenti,  degli abusi nel dire “ti amo".

L’esigenza di amare è innata ma il modo di amare si apprende nell’ambito familiare, dall’ambiente sociale in cui si vive,  dalle esperienze, dal gruppo dei pari. Il modo di amare è condizionato dai tratti caratteriali, dalla personalità, dalle pulsioni.

L’attaccamento amoroso, detto in inglese” limerence”, induce intenso affetto e desiderio verso la persona amata, suscita empatia, attenzione, dedizione, impegno, solidarietà, fedeltà.

Ma cos’è l’amore ?  L’amore è un sentimento soggettivo. non si può insegnare o apprendere come un teorema, lo si può conoscere solo sperimentandolo; ha bisogno della maturazione psicoaffettiva e del reciproco impegno per mantenerlo vivo.

Molte persone confondono le emozioni con i sentimenti.
 
Le emozioni insorgono velocemente come risposta neurale ad uno stimolo soggettivamente rilevabile. Sono di breve durata, transitorie, possono essere di forte intensità e coinvolgenti, esogene ed endogene al corpo umano: esogene (se esterne dal corpo e rilevabili dai sensi) oppure  endogene se interne al corpo (es. un ricordo provoca un’emozione endogena). 

Invece i sentimenti sono stati mentali che persistono nel tempo, sono radianti, dipendono dall’affettività, sono collegati  ai propri interessi e valori, al contesto sociale e culturale, possono evolvere.

I sentimenti e l'orientamento cognitivo influenzano il nostro essere nei confronti di persone o cose, motivano le scelte, condizionano le azioni, i percorsi di vita.

Il sentimento  dell’amore è anche motivato dal desiderio di unione con il/la partner,  induce alla formazione della coppia, alla condivisione. Per la relazione a lungo termine  pretende l’esclusività, di avere solo per sé la persona amata.

Però è impossibile definire scientificamente il concetto di amore, perché ogni rapporto ha la caratteristica dell’unicità. Ciascuno segue un proprio percorso amoroso, che può essere simile ma non uguale a quello degli altri. Ognuno ha il proprio metro di valutazione, in funzione delle sue esperienze, delle” ferite” che ha ricevuto. Perciò, definire l’amore con esattezza significherebbe sostenere che c’è un solo modo “giusto” di amare.

Se l’amore fosse uguale per tutti, lo si potrebbe “analizzare” in laboratorio. Infatti l'osservazione dei comportamenti ripetitivi induce a teorizzare, ipotizzare ed indagare con metodi scientifici. Invece il sentimento d'amore è individuale, dipende dalla propria personalità.  Ognuno vive la sua relazione d’amore, diversa dalle altre.

Doxa

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Re:Amare/amore
« Risposta #12 il: Dicembre 16, 2014, 10:24:29 »
Il soffio vitale che alimenta l’amore è come una leggera brezza, una lieve carezza che dà senso alla vita. 

L’amore è sempre generoso, oblativo, capace di donarsi al/la partner. Non è tirannico,  possessivo, ossessivo.   

La psichiatra Donatella Marazziti nel suo libro “La natura dell’amore” ha scritto che: “L’amore è un processo dinamico di natura biopsicosociale, che evolve e coinvolge l’individuo nella sua globalità biologica, psicologica e sociale; favorisce l’evoluzione della specie, dà sicurezza e benessere.” E’ un processo dinamico, cambia nel tempo e nel frattempo cambia l’individuo. Ma “Se stiamo insieme ci sarà un perché”. Questa domanda se la pose anche Riccardo Cocciante nella canzone che vinse il Festival di Sanremo nel 1991. 
Cos’ è quel quid che tiene insieme una coppia, che fa di due uno, che va oltre le individualità unendo due destini se non proprio fino a che morte separerà, almeno per un buon tratto di strada? Il quid è la capacità di progettare insieme. Funzionano più a lungo e meglio le coppie progettuali e non quelle coppie inerziali che si fanno portare dalla corrente, per quanto sia quella privilegiata dell’amore.
Le coppie progettuali sanno darsi degli obiettivi, dalla scelta di andare a vivere insieme a quella di fare un figlio. “Quando prendi una decisione fortemente motivata, discussa e negoziata, è più probabile che la mantieni”, dice Galena K. Rhoades la psicologa dell’università di Denver che con il collega Scott M. Stanley ha seguito 418 coppie prima e dopo il matrimonio.

Nel rapporto di coppia la progettualità è importante, però è anche vitale la capacità di amare, di dare e ricevere amore, che non si può pretendere ma si può solo donare. In tal modo l’amante scopre nell’amato/a la sua amabilità.  Ma per amare deve prima saper amare se stesso, accettarsi, avere la necessaria autostima.  “Non possiamo dare ciò che non possediamo. Per dare amore occorre possederlo” scrisse Felice Leonardo  (Leo) Buscaglia nel suo libro titolato “Amore”.

Quando l’amore non è corrisposto si crea un vuoto che vuole essere colmato. E’ necessario interrompere la relazione per non farla diventare dipendenza affettiva, che vive di illusioni, ferita dalle delusioni, dall’amante immaginato, idealmente perfetto anche nei difetti. Le speranze non si realizzano, l’amore che si offre non viene accolto, si respinge il concetto di coppia come relazione di scambio affettivo. Allora perché insistere ad amare chi fugge ? Chi non è capace di amare ?

Doxa

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Re:Amare/amore
« Risposta #13 il: Dicembre 19, 2014, 08:31:47 »
Il sentimento dell’amore è unico ma viene indicato con alcune specificazioni se evidenzia delle  caratteristiche che lo definiscono: “amore passionale”, “amore romantico”, “amore simbiotico”, “amore platonico”. Ad ognuno di questi dedicherò un post.

L’amore passionale. La parola “passionale” deriva dalla lingua latina, dal lemma “passio”, usato nell’antichità per indicare sia il dolore spirituale sia quello fisico. E “passio” scaturisce da  “passus”, participio passato del verbo “patior”, che significa patire, soffrire, con questa accezione fu usato nella traduzione in lingua greca  dei Vangeli per indicare la passione di Gesù Cristo prima della morte.

Col trascorrere del tempo il lemma “passione" fu ampliato di significato e venne esteso alla passione amorosa.

Dal vocabolo passione deriva il sostantivo femminile “compassione”, formato a sua volta dalla parola composta latina “cum” – “patior”: significa comprendere la sofferenza dell’altro/a; sofferta partecipazione al male altrui.

Per lo psicoterapeuta Nicola Ghezzani l’amore passionale il vero amore di coppia e lo afferma nel suo libro titolato “L’amore passionale”. Egli considera l’amore un sentimento coinvolgente, che amalgama la vita degli amanti, li trasforma in un’unica entità.

Per definire l’intensità passionale viene  utilizzata anche la parola pathos, d’origine greca, che significa patimento, ma usata per definire la commozione, lo struggimento.

Il prof. Aldo Carotenuto nel suo libro “Eros e pathos” scrisse che la passione amorosa è come un’ossessione concentrata sulla persona amata, che si vorrebbe continuamente vicino. Secondo questo autore l’amore passionale induce la coppia  a credere che la passione possa durare intatta nel tempo.  Invece  la coinvolgente passionalità si attenua. Rimane o dovrebbe rimanere l’amore, se  questo non perdura la relazione langue, e poi finisce. 

Ma com’è l’amore passionale ? E’ intenso e poco razionale, con forti pulsioni e desideri erotici. E’  totalizzante, pretende la dedizione, l'indissolubilità. Però l'amante passionale può diventare  possessivo, geloso, ossessivo.

La passione d’amore può nascere anche dall’infelicità. Chi non si è sentito amato nel passato considera salvifico l’amore passionale.

Doxa

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Re:Amare/amore
« Risposta #14 il: Dicembre 21, 2014, 06:42:58 »
Amore romantico. Il vocabolo “romantico” deriva dal provenzale “romans” (= romanzo) che veniva usato per  indicare la narrazione “romanzata” di avventure cavalleresche, poi combinate dal XVI secolo con storie d’amore, come i poemi italiani “Orlando Furioso” e “Gerusalemme liberata”.   Nello stesso secolo  William Shakespeare  tra il 1594 ed il 1596 scrisse la tragedia titolata  “Romeo e Giulietta”, una delle  più celebri  storie d’amore romantico, assimilato  all'amor cortese,  interpretato dal cavaliere medievale impegnato con donne della nobiltà alle quali  offriva i suoi servigi. Erano relazioni ritualizzate da norme di galateo: il cavaliere doveva avere devozione verso la dama e  comportarsi  con lei con grazia e cortesia.

Due secoli dopo, nel ‘700, in Germania per reazione al culto illuministico della “Ragione” nacque un movimento culturale di tipo filosofico, letterario ed artistico, detto  del “Romanticismo”, ed alcuni  romanzieri connotarono “l’amore romantico” con personaggi malinconici,  pallidi innamorati,  spesso malati di tisi, idealisti, irrazionali, tormentati dallo struggimento, dalle frustrazioni,  le separazioni e le  attese.

Per Sigmund Freud ed altri  è la frustrazione sessuale a far protendere verso l’amore romantico, che è spirituale ma anche passionale.
 
Secondo il “sociologo dell’amore”, Francesco Alberoni, le persone romantiche idealizzano il loro amore, lo credono immutabile nel tempo, capace di soddisfare le illusioni degli amanti.

La ricerca diretta dalla psicologa Bianca Acevedo (pubblicata sulla rivista scientifica “Review of General Psychology) smentisce la convinzione che l’amore romantico sia destinato ad esaurirsi dopo la prima fase “acuta” di innamoramento. Dalle sue indagini risulta che l’amore romantico dura a lungo, anche per sempre, mentre  l’amore basato sulla passione è il più rapido a spegnersi in breve tempo. Stessa sorte tocca ai rapporti in cui il partner diventa un compagno o un ''amico'': in questo caso i segni dell'amore si trasformano in affetto e amicizia, ma perdono i loro connotati amorosi.

Per la Acevedo, il tempo  che passa non è nemico dell’amore, lo mette  alla prova, ma se il sentimento è ben radicato vince. 
« Ultima modifica: Dicembre 21, 2014, 20:29:58 da dottorstranamore »