Autore Topic: Vocaboli per farci un racconto  (Letto 621 volte)

presenza

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Vocaboli per farci un racconto
« il: Settembre 25, 2014, 23:37:10 »
... altro esercizio per stimolare la scrittura e allargare la propria padronanza della lingua italiana è presto detto: raccogliere da otto a dodici vocaboli che non si conoscono, e dopo aver cercato il significato, farne un racconto.

Il mio comincia così:

-Alpenstock – bastone da montagna
bostrici – tipo di insetto
-corame – cuoio lavorato, o generalmente cuoio
-ditole – nome di funghi commestibili
-francolino – uccello simile alla pernice
-lagrimo – termine con cui viene indicata la resina degli alberi
-nemorale – pianta erbacea che cresce nei boschi
-posset – bevanda britannica calda speziata fatta con latte e vino, o birra
-Brighton Pier – molo di brighton, spiaggia e mare turchese




Aveva bisogno di stare un po' da sola, appena una settimana prima si era concessa l'ultimo bagno della stagione nella spiaggia di Brighton Pier ancora piena di ombrelloni e sdraio lungo il molo. Ed era stato proprio lì che l'aveva conosciuto, affascinante e pieno di soldi, insieme avevano mangiato fish and crock e bevuto vino bianco, sembrava una giornata destinata a non finire e invece tutto cambia, e da un momento all'altro senza lasciare traccia.
Così quella mattina grigia, prevedibile a fine settembre, aveva deciso di andare per boschi, la sera prima il suo sguardo si era posato sull'alpenstock del padre, quel bastone ne aveva visto di avventure, nell'ultima era stato solo un appoggio per quel corpo ormai stanco, e proprio davanti casa le era stato ceduto come fosse un'eredità. Quanto tempo era passato da allora, erano già quattro anni da che suo padre era morto e non si era mai decisa a toccare quel bastone, le suscitava una certa commozione, quella mattina invece a commuoverla era solo la sua voglia di rimanere sola. Perciò lo prese, e uscì fuori respirando lagrimo, quella resina che l'aveva sempre infastidita in quel periodo e che quella mattina la riportava indietro nel tempo quando con suo padre si sedevano sotto il porticato coperti fino al naso bevendo posset e scherzando come due burloni. Era la mamma a prepararlo con la birra, e lo faceva veramente buono, a lei non era mai riuscito, ch'aveva provato tante di quelle volte, perfino col vino e il latte ma niente, non aveva lo stesso sapore, niente aveva più lo stesso sapore da quando se ne erano andati a distanza di un anno l'uno dall'altra. Ora quella grande casa era tutta sua, era rimasta vuota delle loro presenze, e nel tempo aveva tolto dalla vista tutto ciò che potesse ricordargliele, per fortuna era riuscita a vendere tutto in poco tempo, aveva tenuto per sé solo quell'alpenstock e la macchina da cucire della madre. Un pomeriggio l'aveva lucidata tutta ora faceva una bella figura in salotto come un mobile d'epoca.
Non dimenticò di portarsi il suo zaino in corame, casomai le servisse per metterci dentro qualche ditole, era stato suo padre ad insegnarle come riconoscerlo in mezzo a quelli non commestibili ed era diventata esperta, se ne avesse trovato qualcuno avrebbe fatto un sugo con olive nere e acciughe per condire i vermicelli.
Cominciò la sua camminata cercando di non pensare a niente, a distanza sentiva appena il canto del francolino di monte, stando attenta a diradare col suo bastone le nemorali rimaste dopo la lunga pausa estiva. Mentre percorreva il sentiero col suo bastone ripensò a quella domenica al mare, come tutto passa prima che ci si possa accorgere di vivere, e lei lo aveva sempre fatto, aveva sempre vissuto senza mai godersi il momento, perciò  le erano passati davanti tanti momenti senza che fosse riuscita a prenderli, voleva finire d'essere in quel modo, non aveva goduto un bel niente, e il tempo se l'era mangiato ogni giorno una fetta sempre più grande. Aveva fatto solo progetti, ma poco o niente era riuscita a realizzare e nel frattempo altri avevano preso il resto a posto suo. Si fermò un attimo per prendere respiro e cercare di fissare lo sguardo tutto intorno a quel paesaggio, che senso di libertà provava in quell'istante, e addosso la voglia di abbracciare quello spazio intenso fatto di una pasta diversa, solo in quel momento ne sentiva il gusto. Rimase ferma senza quantificare il tempo  mentre la luce trascorreva il suo, le fece bene non sentire il ritmo delle ore, nemmeno quello dei pensieri che ogni giorno ingombravano la sua mente. Tolse dalle spalle lo zaino, gli scarponcini dai piedi e si sedette a terra. Era lì che voleva restare, qualunque cosa fosse destinata ad accadere, lei apparteneva a quella terra, la respirò a piene narici, e così ritrovò se stessa.

nihil

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Re:Vocaboli per farci un racconto
« Risposta #1 il: Settembre 26, 2014, 09:32:56 »
mmiiiihhh ma è un esercizio davvero difficile, che comunque tu hai risolto benissimo. Solo un appunto: dubito che a Brighton facciano i vermicelli con le olive. ;D

presenza

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Re:Vocaboli per farci un racconto
« Risposta #2 il: Settembre 26, 2014, 11:14:34 »
Ahhhhh, infatti a Brighton non fanno i vermicelli con le olive, ma un'italiana trapiantata lì, assolutamente sì, che ne pensi?

nihil

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Re:Vocaboli per farci un racconto
« Risposta #3 il: Settembre 26, 2014, 15:58:16 »
ah, non ci avevo pensato!   :party:

presenza

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Re:Vocaboli per farci un racconto
« Risposta #4 il: Settembre 28, 2014, 21:22:49 »
Propongo a chi volesse cimentarsi, cinque vocaboli utilizzati ormai molto poco, per creare un racconto:


Canterano – mobile antico presente nelle stanze da letto, oggi comò
michette – panini rotondi
murrine – creazioni di vetro come un mosaico
pretzel – ciambelle intrecciate tipiche dei paesi germanici
succedaneo - sostituto



nihil

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Re:Vocaboli per farci un racconto
« Risposta #5 il: Ottobre 20, 2014, 19:26:29 »
Egon aveva perduta la palla e allora tirava contro il gatto una semplice michetta. Non che il gatto fosse felice, anzi era piuttosto perplesso. Questa michetta aveva un odore strano, quasi di segatura, lui preferiva i pretzel, quelle che Sigmund portava alla mattina, quando se ne ricordava. Di solito le appoggiava sul canterano, vicino alla tazza del latte della nonna. Lui una volta era saltato sul mobile, sicuro che ne avrebbe agguantata una senza che nessuno se ne accorgesse, sapeva muoversi come un vero gatto rapinatore, in silenzio quasi come un'ombra. Non aveva calcolato quelle maledette murrine, ma chi ce le aveva messe proprio lì? E così scivolò su quelle cose, le unghie non riuscirono ad agguantare un bel nulla, ma si sa, sul vetro non ci si aggrappa mai. Lo dice anche il proverbio: impossibile arrampicarsi sulle murrine!
Però il proverbio lo aveva scoperto solo dopo quel fatto.
Si ricordava un botto tremendo, che fece accorrere Marie, la quale poichè credeva ai fantasmi, cominciò a urlare che erano loro che avevano fatto il disastro, poichè ovviamente lui, il gatto rapinatore sfortunato, era schizzato sotto il canterano e nessuno poteva vederlo.
Mai, però, avrebbe accettato una michetta come succedneo di un ottimo pretzel! Le tradizioni innanzitutto!



(ignoro se pretzel sia maschile o femminile )

presenza

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Re:Vocaboli per farci un racconto
« Risposta #6 il: Ottobre 27, 2014, 23:19:31 »
Un racconto breve assolutamente ben scritto, nihil, e tardo a commentarlo solo perché non lo avevo ancora letto. Che un gatto ne sia protagonista mi piace, riconosco in ciò che hai descritto il comportamento e le capacità che possiede. Ho una gatta e so cosa vuol dire, s'impara nel tempo a capire questi felini, apprezzarli e amarli.
Grazie nihil che ti vedi ormai molto poco...