Autore Topic: Una verità  (Letto 232 volte)

presenza

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Una verità
« il: Settembre 11, 2014, 00:21:00 »
La mente già mente prima della parola, nessuno sfugge a questa realtà di base prima di cominciare. Si fanno belli gli uomini nelle loro vesti, e poi denudano il corpo senza nome. E non rimane che il tempo dell'attesa, quello nel quale tutto è già concesso. Si guarda intorno colui che non ha nome come fosse invisibile la scelta. Tutto è così come lo si deve lasciare, ma poi ciascuno rimescola quel mucchio e sembra come il cane e un pezzo d' osso.

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Re:Una verità
« Risposta #1 il: Settembre 11, 2014, 10:27:35 »
Il tuo post mi fa pensare al " Dilemma del porcospino", la conosci la storiella ?  Te la scrivo...

Il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer (1788 – 1860) nella sua raccolta di scritti titolata “Parerga e paralipomena” c’è il racconto  “Dilemma del porcospino”:

"Alcuni porcospini, in una fredda giornata d'inverno, si strinsero vicini, vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l'uno dall'altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li portò nuovamente a stare insieme, si ripeté quell'altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro fra due mali. finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione.
Così il bisogno di società, che scaturisce dal vuoto e dalla monotonia della propria interiorità, spinge gli uomini l'uno verso l'altro; le loro molteplici repellenti qualità e i loro difetti insopportabili, però, li respingono di nuovo l'uno lontano dall'altro. La distanza media, che essi riescono finalmente a trovare e grazie alla quale è possibile una coesistenza, si trova nella cortesia e nelle buone maniere.
A colui che non mantiene quella distanza, si dice in Inghilterra: keep your distance! − Con essa il bisogno del calore reciproco è soddisfatto in modo incompleto, in compenso però non si soffre delle spine altrui. − Colui, però, che possiede molto calore interno preferisce rinunciare alla società, per non dare né ricevere sensazioni sgradevoli."


In altre parole, secondo Schopenhauer, se il misantropo è socialmente autosufficiente  può evitare di dare e ricevere dispiaceri derivanti dall’interazione sociale.

Il dilemma schopenhaueriano ha ricevuto attenzioni empiriche nella psicologia sociale.  Le ricerche di Jon Maner e i suoi colleghi hanno evidenziato le reazioni delle persone che subiscono l’ostracismo o altre forme di esclusione: l’esperienza del rifiuto induce le persone ansiose a diventare parzialmente antisociali, invece agli individui ottimisti li motiva ad intensificare l’impegno nell’avvicinamento agli altri.

L’individuo è per natura un animale sociale, non può vivere senza relazionarsi con gli altri, ma, come suggerisce il racconto di Schopenhauer, il segreto sta nel trovare la giusta distanza… e avere sufficiente empatia, che consente di entrare in sintonia con i propri e gli altrui stati d'animo, come nei rapporti di coppia, di amicizia, di lavoro.

Spesso il termine empatia viene  usato, in modo sbagliato, per indicare l’abilità nel condividere, provare  le emozioni altrui.
« Ultima modifica: Settembre 14, 2014, 20:38:52 da dottorstranamore »