Un gesto, è solo un gesto, ma quanto c'è di dolore dietro a quel gesto, dolore, così forte, tanto, e una vita non è bastata a colmarlo, una vita come la sua, una vita senza voglia, senza desiderio quando tutto attorno brillava di luci. E lui, l'uomo nascosto dietro i suoi personaggi, forse tanti, troppi per non rischiare, ha rischiato di soccombere ed è successo.
Nessuno mai può conoscere la realtà di chi ci vive dentro ogni giorno, di chi l'annusa prima ancora di vederla, di chi la vive senza volerla veramente. E lui chissà cosa conosceva di se stesso per non volersi veramente. A noi rimangono i personaggi che non fanno l'uomo, rimangono i volti nei quali si è nascosto, rimane un'immagine che non corrisponde al suo nome, dietro al quale solo lui poteva guardare tanto da non piacersi affatto.
Rimane lo sgomento, sempre, dietro un fatto così tragico, dietro un suicidio di chi sembra non dovere mai morire. E il perché si respira nell'aria, rimane sulla punta della lingua insieme alla considerazione che mai un uomo possa volere per se stesso la morte, meno che mai chi ha tutto e non ha bisogno di niente. Eppure fatti di questo genere accadono, è più eclatante quando a morire è un attore, un uomo che ha tutto, in sordina invece rimane quell'uomo che non conosce nessuno, quello di piccole cose. E paradossalmente nella morte sono uguali, tutti, a dimostrazione che non sono le cose a salvarci, quanto il nostro coraggio di affrontare la vita.
O Capitano! Mio Capitano! Il nostro viaggio tremendo è terminato,
la nave ha superato ogni ostacolo, l'ambìto premio è conquistato,
vicino è il porto, odo le campane, tutto il popolo esulta,
occhi seguono l'invitto scafo, la nave arcigna e intrepida;
ma o cuore! Cuore! Cuore!
O gocce rosse di sangue,
là sul ponte dove giace il Capitano,
caduto, gelido, morto.