Voglio anch'io provare a cimentarmi con quegli attrezzi rubati alla cucina mentre di là tutti stanno a chiaccherare. Non se ne accorgeranno intenti come sono a dare le sentenze, io di qua li sto a sentire e intanto mi colpiscono tutti questi luccichii. Era mia nonna una donna d'altri tempi, di lei ho ancora il sapore nella bocca, sapeva come maneggiare pentole e tegami, chissà se anch'io toccando questo bendidio riuscissi a ricreare uno dei suoi piatti. E se così fosse dovrò sbrigarmi, voglio far sparire la batteria della cucina, magari a piccoli sorsi così le sue figlie forse smetteranno di litigare di là nella sua stanza.
Per prima cosa devo trovare gli appunti di ricette, quelle di quando piccolina me le leggeva per farmi addormentare: 100 g di zucchero e 100 di farina, un po' di lievito e vaniglia quanto basta, le uova raccolte dalla gallina e quando non ne ha fatte si va dalla vicina. E poi lasagne e bucatini, cataneselle e sughi di mattina, di quelli appena sveglia, amalgama di soffritto e salsa pomodoro. E le verdure a coronare le frittelle se avessi chili in meno starei ancora mangiando senza nemmeno un momento di riposo.
Ora lo so che faccio, sento le loro voci chiuse a raccontare, ed io dentro quello scatolo ci metto tutto il mondo, quello dei giorni allegri e anche un poco tristi. Sento quei loro passi ed io devo sbrigarmi, tutto voglio raccogliere e nemmeno una cosa lasciare.
