“Albania” e “Stupida”, omaggio d’affetto.
“Albania” ha una storia, un passato recente e un presente. “Albania” è in tinta mimetica classica, mi fa compagnia, una parte di me, anzi sopra di me se lavoro in giardino o nell’orto, nel bosco o semplicemente seduto osservo l’orizzonte oltre la recinzione di casa. Sdrucita oramai, stinta, logora ma non l’abbandono, tante volte alzo lo sguardo per trovarla. Arrivata nella valigia di mio fratello Maresciallo dell’Arma, assieme ai ricordi di una missione all’estero, l’Albania appunto, ma la pronuncia per lei è diversa. La chiesi, l’ebbi subito, sempre a tiro nelle giornate di sole o meno.
Ha anche una sorella più vecchia, si chiama “Stupida”, il soprannome classico di chi ha fatto il militare in grigio verde, appunto il suo colore. Un’origine ancor più particolare nell’essermi accanto, appoggiata o indossata. In condizioni fisiche o tecniche ancor peggiori data l’età avanzata, ricucita più volte oramai. Un ricordo particolare, un regalo di un ragazzo di Vicenza che spaesato, allora dalla caserma del paese arrivava fino al nostro bar, sempre solo, triste, perso. Una sera lo abbiamo imbarcato di brutto nella nostra compagnia ed è nata l’amicizia tra noi. Quando è ritornato definitivamente a casa, a ricordarmelo sempre, mi ha lasciato “la Stupida”. Volevo sostituirla con "Albania", non ne sono stato capace.
Sembra strano, sembra assurdo che ci si possa così affezionare a due semplici capellini militari originali, targati EI, ognuno diverso per motivazione o sentimento, eppure… voi non avete storie di questo tipo?
