(IX) PILATO - (Al pubblico) La piazza intanto si scaldava, voleva lo spettacolo che gli era stato promesso. Il Sinedrio aveva fatto un lavoro di cesello per aizzare la gente. Avrei anche potuto decidere di defraudarli dello spettacolo, scegliendo una via di mezzo: la flagellazione, per esempio. Ma mi ripugnava. Il Nazareno avrebbe anche potuto restarci sotto le frustate e non sarebbe stato il primo. Forse ci sarei arrivato ma per il momento scartai l'idea della flagellazione. Decisi di parlare alla folla. (Viene sul proscenio e si rivolge alla folla in tumulto) Dopo quanto ho visto e sentito, la mia conclusione è la seguente: Yesciua il Nazareno è pazzo. Sembra appena uscito dalla torre di Babele. (Pausa) Fra me e voi c'è ben poco in comune. Tutto ci divide: la legge, la religione, la razza, la lingua...E voi stessi siete divisi tra voi. Ecco perché questa terra che è vostra, non vi appartiene. E non avete pace. Non mi illudo che la pace di Ponzio Pilato sia per voi vera pace. Il fuoco della vostra liberazione, del vostro riscatto, covava sotto la cenere. Ma da un paio d'anni è divampato nel nome di questo Yesciua. E io mi sono trovato inaspettatamente dalla vostra parte a buttare acqua sullo stesso fuoco. E ho scoperto che abbiamo qualcosa in comune, l'amore per la vita. Amare la vita significa salvare il mondo. Quest'uomo invece vuole morire per salvare il mondo. Questo non lo capisco e non lo capirò mai. Ma non posso condannare un uomo soltanto perché non lo capisco. E' un bestemmiatore del vostro dio? E' il distruttore del Tempio di Mosè? Voi lo dite ed io vi credo. Ma nel contempo dichiaro la mia incompetenza. Roma non conosce il delitto d'eresia. Perciò dovete giudicarlo voi secondo la vostra legge. (Alte urla dalla piazza, che sfumano lentamente quando entra Caifa).
CAIFA - Il tu discorso è fatto per mettere dei dubbi, non per scioglierli.
PILATO - I nostri accordi non erano questi. L'arresto del Nazareno doveva apparire come una normale operazione di polizia. Tu, invece, hai fatto ricorso alla piazza per forzarmi la mano. Ora un processo regolare non conviene più a nessuno.
CAIFA - Occorre un processo d'urgenza. Arresto, accusa, confessione e condanna con inflessibilità militare. Noi da te vogliamo un verdetto, anche se di assoluzione.
PILATO - Non fare il furbo con me, Caifa. So bene cosa pretendi da me.
CAIFA - Quest'uomo ha offeso la chiesa, che è la buona coscienza della gente.
PILATO - Io faccio finta di credervi e ve lo rimando. Fatene quello che volete.
CAIFA - Secondo la nostra legge quest'uomo merita la morte. Ma noi non ne abbiamo l'autorità giuridica. Tu sai benissimo che chiunque si proclami Messia in Israele, intende proporsi al popolo come pretendente al potere politico e di conseguenza come rivale di Cesare.
PILATO - Cesare non mi ha mandato qui a crocifiggere dei matti.
CAIFA - Quest'uomo è venuto a Gerusalemme a predicare la rivoluzione e noi due, insieme, l'abbiamo fermato. Se improvvisamente cambi idea e parli in suo favore è segno che non stai dalla parte di Cesare.
PILATO - (Sorride) Hai una bella paura, eh?
CAIFA - La mia paura dovrebbe essere anche la tua, Procuratore.
PILATO - Certo, come no? Il bello è proprio questo. (Continua a sorridere) Il bello è che se mettiamo un piede in fallo perdiamo il posto. Tu il tuo, io il mio. Questo piccolo uomo ci spazza via entrambi. Abbiamo fatto tutti i nostri piani per fermarlo ed ora che l'abbiamo nelle mani, ci accorgiamo che scotta, brucia! Ti ho sempre considerato un uomo intelligente, Caifa, freddo. Per questo fino ad oggi ci siamo intesi, perché avevamo una cosa in comune, non volevamo perdere il posto. Ora ti guardo con disgusto. Mi vedo riflesso in te come in uno specchio e ti assicuro che non è gradevole..
CAIFA - Ti rendi conto che lo stai difendendo? Come se fosse davvero il figlio di Dio.
PILATO - Io non so di chi sia figlio. Ma so che nel diritto romano non c'è alcun divieto che proibisca a chiunque di chiamarsi figlio di Dio. (I rumori della piazza si fanno più forti) Se questa marmaglia,,pagata da voi, non sgombra, la piazza diventerà un lago di sangue. Chiaro, Caifa?
CAIFA - Ci sarà sangue per le strade di Gerusalemme, procuratore. Sangue di agnelli e sangue di uomini. (Esce. Buio)
(Quando ritorna la luce, Claudia è seduta e Pilato è in piedi alle sua spalle)
PILATO - E' uno strano giorno questo. Ci sono delle brutte nuvole. Lampeggia anche, hai visto?
CLAUDIA - Pioverà.
PILATO - Forse sono soltanto nuvole di caldo.
CLAUDIA - E se andassi giù, a Cesarea?
PILATO - Se vuoi...
CLAUDIA - O preferisci che stia qui, con te?
PILATO - Come vuoi, Claudia. Se stai qui mi fai piacere, io non posso muovermi. (Qualcuno nell'altra stanza suona. Pilato si prende la testa fra le mani) Chi è che suona?
CLAUDIA - Cestia.
PILATO - (A grandi passi va verso una quinta) Cestia! (Il suono si interrompe
CLAUDIA - (Si alza, va vicino al marito e lo abbraccia) Ti amo, ti amo amore mio. NOn voglio che ti facciano del male.
PILATO - Claudia...
CLAUDIA - Non voglio che distruggano la nostra vita. Non lo permetterò.
PILATO - Non lo faranno. Nessuno può farci del male.
CLAUDIA - Non è vero, non è più vero. Non perdere la stima che hai in te stesso o non ci sarà più speranza. Stringimi, amore. Non mi abbandonare.
PILATO - (La abbraccia) Non succederà mai.
CLAUDIA - E' entrato nella nostra vita, per sempre. Non permettergli di distruggerci. Tu sei forte, devi essere forte, per te. Non importa se non guardi più me, non perdere di vista te stesso, ti supplico.
PILATO - L'ho mandato a Erode.
CLAUDIA - Erode?
PILATO - In questi giorni è qui in città per le feste. Spetterebbe a lui, come tetrarca della Galilea, giudicare il galileo Yesciua.
CLAUDIA - L'hai fatto per prendere tempo?
PILATO - Anche.
CLAUDIA - Tu sei convinto che sia innocente?
PILATO - Secondo la legge è colpevole.
CLAUDIA - Sono sicura che finirai per condannarlo.
PILATO - Anche lui ha detto la stessa cosa.
(Continua)