Io non considero gli ebrei il cancro del mondo, anzi, ho profonda ammirazione per un popolo che mette al primo posto la cultura. Solo che ho avuto modo di conoscere alcuni Israeliani quando frequentavo l'India, dove hanno forti interessi nel commercio di pietre preziose. E ho avuto per un periodo un cognato,Guy, di Tel Aviv, città dalla quale mia cognata dovette scappare a causa dell'impossibilità di trovare lavoro non essendo di religione ebraica. Purtroppo sono spocchiosi e antipatici, con un complesso di superiorità che stizzisce. E hanno un odio atavico contro i Mussulmani, cosa che non fa onore a menti così illuminate. Un giorno ero a New Delhi che leggevo "la Repubblica" sulla terrazza dell'albergo. Mi si avvicina un fotografo italiano per chiedermi in prestito il giornale. Veniva dal Pakistan, dove aveva appena finito un servizio e conosciuto una ventenne Israeliana. Si lamentava che per un po' di sesso doveva, in cambio, mantenerla. Quando la ragazza ci raggiunse, aveva in mano i ferri da maglia con i quali tricottava una sciarpa. Dal momento che c'erano 40^ all'ombra, le chiesi come mai. Cominciò così a inveire contro gli Italiani, sciocchi e vanesi, che pensavano solo alla moda e alle belle scarpe, mentre loro, rivoltavano i cappotti tre volte, preferendo spendere in commerci e istruzione. Io, un po' offesa, le risposi che tanto male non dovevamo essere, visto che lei si faceva mantenere da un Italiano. Beh la ragazza mi sputò in faccia e io le risposi con uno schiaffo. Un'altra volta, a Jaipur entrai nelle mire espansionistiche di un ebreo iraniano. Dopo numerosi tentativi andati a vuoto, coinvolse Rajiv, l'uomo della reception, il quale infatti, da un paio di giorni mi diceva che il tipo doveva farmi vedere alcuni disegni in camera sua. Siccome io non cedevo alle sue lusinghe il povero Rajiv mi venne a chiedere preoccupatissimo, per favore di salire in camera del mandrillo, di farlo per lui. Era stato minacciato, e se non fosse riuscito nell'impresa, il tipo lo avrebbe fatto licenziare.
E poi la spocchia con la quale trattavano i commercianti locali, la loro chiusura al dialogo con gente di altra nazionalità. Insomma brutti ricordi anche se non si può fare di tutta l'erba un fascio e operare invece una netta distinzione fra Israeliani e Ebrei. Della Fallaci ho letto tanti libri e molte interviste. Mi fece specie uno degli ultimi articoli scritti prima di morire, sul Corriere dove inveiva contro i mussulmani di Firenze con una veemenza inaudita. Lei, la donna di Panagulis, l'inviata di guerra, l'intervistatrice di Gheddhafi, ridotta a scrivere di beceri luoghi comuni, peggio della Nirenstein.