Il racconto che segue, scritto assieme ad altri brevi che non hanno un comune filo narrativo ma sono, come foglie nel vento, raccolti e disposti a caso, è stato scritto alcuni anni or sono. Non è mai stato pubblicato ma l'ho messo tra le note della mia pagina su facebook.
Il chiarore appena nascente si specchiava, affacciandosi tra i monti, nelle acque nere del lago. In quella semioscurità tutto sembrava nero. Un uomo in divisa fumava emettendo nubi di alito e fumo che si dissipavano nell'aria fredda. L'uomo fumava e sorrideva, avvolto in un lungo cappotto di panno grigio, dagli alamari neri. Sorrideva, guardando le spire della sua sigaretta disperdersi e svanire così come si era dispersa attraverso gli anni ed era in procinto di svanire la sua esistenza.
Sorrideva davanti al plotone d'esecuzione di una brigata partigiana che attendeva lui avesse finito di consumare quel sottile tubetto di carta e tabacco, assieme al quale la sua esistenza pure si consumava.
La sua vita , i suoi ricordi, le cose buone e cattive che aveva fatto gli comparivano nella memoria, come tasselli di un mosaico completato, come i fantasmi dickensiani del natale. Lui sorrideva anche dei suoi errori nei confronti dei quali provava la stessa indulgenza che avverte un padre per gli sbagli giovanili del figlio. Quando la brace divenne vicina al filtro, lasciò cadere a terra il mozzicone che schiacciò sotto al tacco dello stivale. < E' finita!>, disse. Intendeva la vita.
Si sollevò il bavero, come per ripararsi da quel vento terribile che di lì a poco lo avrebbe travolto, e mise le mani in tasca, rifiutando la benda sugli occhi. La salva lo sorprese trasportandolo nell'oblio.