Autore Topic: L'incontro  (Letto 2866 volte)

Crisalide

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L'incontro
« il: Marzo 23, 2011, 22:24:00 »
Aprì la porta. La vide bella, sorridente, disinvolta. Aveva i lunghi capelli neri legati al di sopra della nuca che facevano risaltare il lungo collo adorno di un unico filo di perle. Indossava un tailleurino rosso scuro. Era perfetta, col tubino che le sfiorava il ginocchio, la camicetta panna che sblusava sotto la giacca sfiancata. La guardò così intensamente e così a lungo che lei, sorridendo, portò una mano su di un fianco e reclinando la testa da un lato gli disse:

- Restiamo qui? -
Come svegliandosi da un sogno che gli aveva fatto perdere il senso del tempo, sorrise anche lui. Si scostò da un lato e, accennando, un inchino, rispose:
- Mais non, Madame. Je suis enchanté! -
Risero entrambi e si ritrovarono l'una nelle braccia dell'altro, a guardarsi negli occhi. E nient'altro. Solo un profondo, reciproco sguardo, teso a carpire la profondità dell'anima.
Le prese una mano e s'incamminò verso il divano, mentre lei si divertì a seguirlo, un passo distante. Era divertita, affascinata e sicura di piacergli.
Sedettero. La musica, in sottofondo, dolcissima  contribuiva a creare, insieme alle luci soffuse, un’atmosfera d’incanto.
Sul tavolino due bicchieri. Non le chiese nulla. Li riempì. Li sollevò, porgendone uno a lei che accettò quel liquido scuro, aromatico. Ne sentì il profumo, prima ancora di gustarne il sapore.
- E' questo... -
-Sì. E' questo. Ti piace?-
- L'odore sì, molto. -
-Assaggialo allora. -
-Sì.-
E, invece, continuò a passarlo ancora sotto le narici. Chiuse gli occhi quasi a mostrarsi visibilmente inebriata. Finalmente si decise a portare il bicchiere alla bocca. Con gli occhi ancora chiusi si fece sfuggire solo un:

- mmmmmmmmmmmmmm… -
- Ti piace?-
-mmmmmmmmmsì molto -
- Ne vuoi ancora?-
- No grazie -
- Hai fame?-
- Non... non saprei... forse sì - disse ridendo.
- Bene! Sono un ottimo cuoco, lo sai, vero? -
-Lo so perché me lo hai detto tu. Stasera sono qui per verificare - disse ancora sorridendo.
Il vino le aveva fatto venire caldo. Si decise a togliere la giacca. La camicetta le lasciava gli omeri leggermente ossuti, scoperti. La seta, appena trasparente, faceva intravedere chiari i contorni del reggiseno. L’incavo del braccio che sfiorava il seno certamente bello e la disinvoltura dei suoi gesti era una piacevole visione.
- Hai proprio fame?- le chiese raggiungendola, mentre con un unico movimento l'attirò a sé, costringendola, ancora una volta, a guardarlo.
-Sì... – si decise a rispondere con gli occhi profondi e provocanti.
Labbra dolci di vino, rosse di baci e di piccoli morsi ripetuti, alternati alla lingua che cercava e trovava l'altra, pronta a fondersi in un bacio lungo, profondo, coinvolgente.
- Come sei bella! -
Le mani accolsero quel viso, accarezzarono la nuca e sciolsero i capelli, che, lisci, le coprirono spalle e collo. Li scostò, piano. Incominciò a percorrerle il collo con la lingua. Aveva un'ansia di sentirla tutta che corrispondeva solo alla voglia che aveva lei di essere percorsa e assaggiata in ogni lembo di pelle. La vide allontanarsi ma solo per disfarsi, rapidamente, della camicetta.
Che strana ragazza! Bella, elegante, decisa, sicura di quel che voleva. Quante ragazze aveva conosciuto così? Ognuna si era mostrata bella ma indecisa, sicura ma scialba, decisa ma inelegante. Lei riusciva a prendergli la mente prima ancora dei sensi, tutti. La voleva, non solo per possederla. Voleva penetrarle la mente e il cuore. Conoscere di lei tutto arrivando a percepirle l'anima. Invece era sfuggente. Non nello sguardo, che rimaneva fisso nel suo. Anzi, era proprio quella  capacità di sostenere il suo sguardo che lo inquietava fino a sconvolgergli i sensi.

La guardò mentre, ancora una volta sorprendentemente, si disfece della gonna. Dio com'era bella! La pelle, liscia, nuda, profumava. Aveva ancora il reggiseno e lo slip color panna e i sandali di vernice nera che le impreziosivano i piedi dalla caviglia sottile.
La spinse piano fino a farla sedere sul divano, mentre, inginocchiato avrebbe incominciato a percorrerla dai piedi. Sfilò prima un sandalo, poi l'altro. Con le mani percorse, in una sensuale carezza le lunghe gambe nude. Voleva ogni parte di lei, ogni profumo, ogni goccia del suo piacere, ogni gemito. E non avrebbe risparmiato alcuna energia...

I baci correvano lenti e profondi ad assaporare un piacere che diventava sempre più intenso. Tutt'intorno nascevano nuovi odori producendo crescenti umidità e turgori che inebriavano la mente e tutti i sensi.

Lei si fermò come decisa a cambiare rotta. Si fece scivolare dal divano sul tappeto ruotando il corpo, che da supino si ritrovò di fronte a lui ancora vestito. Gli sbottonò la camicia e incominciò a baciargli il torace. Scese lentamente fino alla vita. Si sollevò. Lo guardò mentre con le dita incominciò a percorrergli il contorno del sesso gonfio di un desiderio evidente che reclamava di venire alla luce.

Sorrise mentre gli guardava l'espressione concentrata, con le ciglia aggrottate e la bocca aperta in una smorfia di piacere che ogni momento cambiava, modellandosi sulle sensazioni che quelle dita, sfiorandolo, gli provocavano.

.Mya

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Re: L'incontro
« Risposta #1 il: Marzo 23, 2011, 23:08:28 »
Intenso, scritto benissimo.
Sembra di percepire i profumi, le sensazioni tattili. Brava  :rose:
E adesso aspetterò domani per avere nostalgia,
signora Libertà, signorina fantasia.

Crisalide

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Re: L'incontro
« Risposta #2 il: Marzo 24, 2011, 20:54:51 »
Intenso, scritto benissimo.
Sembra di percepire i profumi, le sensazioni tattili. Brava  :rose:

grazie    abow

questo è stato il mio primo e unico tentativo di racconto erotico... volevo sperimentarmi anche con questo genere per capire se ne fossi capace... dalle reazioni di alcuni lettori del mio blog, sembra che l'esperimento sia ruscito... vediamo che succede qui... magari sarò invogliata a continuare e a concluderlo  abow

Crisalide

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Re: L'incontro
« Risposta #3 il: Marzo 24, 2011, 20:58:10 »
Con movimenti lentissimi gli slacciò la cinta e sbottonò i pantaloni. Fu invasa dall’odore di lui che penetrò le narici arrivandole al cervello. Continuò a toccarlo con piccoli movimenti, ancora attraverso lo slip, guardandolo fisso e assecondando i guizzi di piacere che gli vedeva disegnati sul volto. Si abbassò, rinunciando a guardarlo e, con i denti, continuò a stuzzicarlo prima di liberarlo.
Era una dolce tortura, per lei che desiderava assaporarlo finalmente, e per lui che attendeva quel momento come qualcosa che, ora, sapeva, aveva sempre desiderato.
Un movimento rapido e lo liberò dall’ingombro dell’ormai inutile indumento. Le mani lo afferrarono con dolce fermezza indirizzandolo verso la bocca, desiderosa e socchiusa a pregustare il piacere che ne sarebbe venuto per entrambi. Con la punta della lingua incominciò a tracciare piccoli cerchi sulla fonte del suo desiderio. Lo guardava e lo stuzzicava senza pensare a quando lo avrebbe gustato in tutta la sua interezza.

Ancora si interruppe. Direzionò lo sguardo verso quel viso estasiato. Ricominciò. E questa volta non furono più piccoli cerchi tracciati sulla punta. Lo fece sparire fra le labbra e poi in bocca, fino alla gola. Con le mani assecondava il ritmo. Immaginava lo sguardo di lui che le scostava i capelli e l’essere guardata la eccitava facendole aumentare il ritmo del piacere da imprimere ai suoi movimenti.
Non voleva che tutto finisse ora. Se avesse continuato sicuramente avrebbe sentito il suo liquido caldo spruzzarle in gola. Ma era troppo presto per decidere di provare quel gustoso piacere. Si fermò. Gli sfilò i pantaloni lanciandoli lontano e poi gli slip. Lo aiutò a liberarsi della camicia. Si tolse la collana. Si distese con le gambe un po’ piegate e appena aperte.
Lui la raggiunse sedendosi da un lato affianco a lei. Le scostò le ginocchia per guardarla senza dire una parola. Stette così, quasi fermo. Ogni tanto allargava un po’ di più le mani che poggiavano sulle rotule e continuò a guardarla scrutandola in attesa di vederle cambiare espressione. La voleva implorante.

Era desiderosa ma ferma tranne che nel movimento guidato delle gambe che, pianissimo, si allargavano aumentando la sua eccitazione già evidente. Avrebbe voluto chiedergli di baciarla, leccarla, penetrarla con la lingua. Rimaneva zitta ad aspettare che quel suo muto grido arrivasse a lui attraverso il suo sguardo.

Quasi ad intercettare quei suoi pensieri che, impercettibilmente, cambiavano, lui mosse la mano destra ad accarezzare la gamba fino ad arrivare all’apice del suo desiderio. Le sfiorò i ricci bruni. Era calda. La toccò. Era fremente. La cercò. Era bagnata.
Scivolò, inginocchiandosi. Le allargò le gambe e, reggendole posteriormente, le portò su premendole in avanti. Avvicinò il viso poggiando una guancia a quelle labbra bagnate. Ne sentì il calore fremente. Il suo odore di piacere gli penetrò le narici. Con un breve movimento le fu dentro con la lingua che incominciò a scavarla. La vide sussultare e seppe che quel movimento profondo era, in quel momento, il giusto mezzo di un piacere che sarebbe cresciuto per entrambi. Un dito sostituì la lingua che andò a solleticare il clitoride, e poi a leccarlo, e a succhiarlo.
Era bellissima mentre inarcava il bacino sollevandolo in alto per farsi penetrare ancora. Con le dita di entrambe le mani allargò le grandi labbra e i piccoli mugolii finalmente divennero eccitanti inviti a leccarla di più, a succhiarla di più, a penetrarla di più.
Si sentì avvolgere da una crescente eccitazione e, come un tuono che irrompe a cielo scuro, anticipato appena da un lampo che lo illumina improvviso, gridò tutto il suo piacere moltiplicato fino a toccare il cielo.
Forti scosse incominciarono a percorrerla tutta facendole vibrare ogni muscolo. Si abbandonò, reclinando indietro il capo e poi il restò del corpo, esausta come dopo una lotta ingaggiata senza riserve. Vibrava anche la voce che usciva col fiato espirato con violenza. Era stata bella nella lotta. Era bellissima ora che aveva ceduto alla resa.
Con gli occhi chiusi e abbandonata, rimase ancora un poco con le gambe aperte ad accogliere il corpo rilassato di lui che le appoggiò la testa sul seno. La tempesta era ormai passata. Si sentiva solo il soffio del vento in ritirata.

.Mya

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Re: L'incontro
« Risposta #4 il: Marzo 24, 2011, 23:14:59 »
E' travolgente senza mai essere volgare, in un certo senso lo definirei elegante.
Esperimento riuscito.  :kiss:
E adesso aspetterò domani per avere nostalgia,
signora Libertà, signorina fantasia.

presenza

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Re: L'incontro
« Risposta #5 il: Marzo 25, 2011, 21:15:07 »
oh sì, assolutamente un gran bell'incontro!

Crisalide

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Re: L'incontro
« Risposta #6 il: Marzo 25, 2011, 21:41:00 »
terza e, al momento, ultima parte... come dicevo, è un'incompiuta    abow



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- Hai sete? – le chiese dopo un po’ sollevandosi sulle braccia puntellate all’altezza dei fianchi di lei.
- Oh sì grazie. Acqua però, solo acqua-
- Acqua alla signora, va bene. Solo acqua – sorrise baciandole la fronte prima di alzarsi.
Sparì oltre l'arco che, dal salone, immetteva direttamente nel cucinino. I rumori che provenivano da quella direzione riuscivano a dare a lei la misura di ogni movimento di lui. Apriva il frigorifero. Si piegava a prendere la bottiglia dell'acqua. Prendeva due bicchieri dal gocciolatoio. Li riempiva e...

Ghiaccio sì. Sicuramente aveva preso anche del ghiaccio dal freezer e ora aveva preso il portaghiaccio, perchè sentiva lo scrosciare dei cubetti, abbondanti, battere contro le pareti vitree di un recipiente largo.
Si era sempre divertita, sin da piccola, ad indovinare i movimenti di chi era in un'altra stanza a trafficare fra le stoviglie. Aveva affinato un particolare intuito che, difficilmente, l'aveva tradita. Indovinare i rumori era un po' come indovinare le voci dei doppiatori dei films. Era sempre una gioia constatare di aver indovinato. Era una specie di vittoria, una sorta di sfida apparentemente inutile, ma che la faceva avanzare nella fiducia in se stessa che le dava modo di sentirsi più forte in ogni nuova avventura avesse dovuto affrontare nella vita.
Quando Giammarco ricomparve oltre l'arco, reggeva un vassoio con due bicchieri quasi pieni, una bottiglia d'acqua, un portaghiaccio ricolmo di cubetti sui quali era poggiata una pinza.

- E questa quando l'hai presa? non l'ho sentita!- disse sorprendendolo.
Non capiva e aggrottava la fronte interrogativa, a voler comprendere di che cosa stessero parlando.
- Ma sì. La pinza del ghiaccio. Non ho sentito quando la prendevi. Avevo individuato ogni tuo movimento e sapevo che saresti comparso esattamente con tutto quel che hai sul vassoio. Ma la pinza non l'ho sentita arrivare - sorrise, rabbuiandosi un po' volutamente, come una bambina che abbia perso una scommessa.
- Ah! Il gioco dei rumori. E' un gioco che facevo anch'io da bambino - sorrise - ma ora erano secoli che non lo avevo più fatto, tanto da averlo dimenticato! - concluse appoggiando il vassoio sul tavolino. Poi, afferrando la pinza e mostrandola con fare vittorioso:
- Allora non sei infallibile mia bella signora!-
- Ac-qua! - disse lei ridendo, scandendo le sillabe quasi afona.
- Mia piccola Anna, nessun "miracolo" ti salverà -
- Ac -qua! -
Risero e lui utilizzò la pinza per prendere del ghiaccio e farlo scivolare in un bicchiere e nell'altro.

Mentre lei beveva lui la guardava come se non l'avesse mai vista prima così bella. Era elegante in ogni movimento sempre armonico. Anche bere dell'acqua, con le gambe nude e sovrapposte, inclinate da un lato in una temporanea chiusura, la rendeva molto seduttiva. La pelle liscia, asciutta, profumata, bianca, lo attirava fino a suscitargli una nuova ondata di piacere anche così, a distanza.
- Monica! - si lasciò sfuggire sottovoce.
- Sì - rispose distrattamente - ma non ero Anna? -
- La piccola Anna, sì, quando chiedevi l'acqua. Ora sei tu, bella da togliermi il fiato -
Lei sorrise mentre si sporgeva in avanti a poggiare il bicchiere con il solo ghiaccio sul fondo. In quel piegarsi e distendersi poi sul divano, Giammarco la vide semplice e straordinariamente sensuale. La baciò e con entrambe le braccia la sollevò. Imboccò il corridoio e raggiunse la camera da letto. Quel dolce peso, trasportato volutamente, con esasperante lentezza, gli faceva pregustare, al solo guardarla, quanto travolgente sarebbe stato il dopo. Era come se, allungando il tempo dell’attesa, ogni muscolo, ogni tendine, ogni volontà, ogni emozione del presente si preparasse a un gioco sottile che diventava più intrigante allo scorrere dei minuti. Voleva che lo desiderasse come lui desiderava lei. Voleva che quella sua sicurezza si trasformasse ancora in una muta richiesta che lui si sarebbe affrettato a intercettare ed assecondare. Sapeva che non avrebbe più detto “baciami”, ma che lo avrebbe chiesto ancora schiudendo le labbra. Voleva vederle aprirsi sempre di più quelle labbra, intravedere la lingua che, vogliosa di lui, si sporgeva a cercarlo e finalmente ad averlo.
L’adagiò piano sul letto. Lei distese le braccia in alto e, d’improvviso, si voltò, dandogli le spalle. I lunghi capelli le coprivano interamente il viso ora, girato da un lato e contenuto fra le braccia ancora protese in alto, adagiate in un fiducioso abbandono.
Le scoprì il collo ed il viso e incominciò a baciarla, piano. Non avrebbe tralasciato alcun lembo di quel corpo abbandonato. Con le mani le prese le mani, trascinandole, a braccia aperte, all’altezza degli omeri. La sentiva arrendevole. Era certo di riuscire a desiderare esattamente quel che lei stessa desiderava. Continuò a baciarla. Dischiuse le labbra. Con la lingua le massaggiò i lobi delle orecchie e tutt’intorno. Scese lungo la schiena seguendo la traccia delle vertebre. Con le mani risalì dalle mani alle braccia, alla schiena in una dolce carezza che la fece vibrare. E mentre continuava a scendere con la bocca, le mani accarezzarono il contorno esterno del seno e dei fianchi. Sentì un sussulto quando arrivò a leccarle l’incavo delle natiche. La sentiva. Ne era certo. Era come se i desideri di lei si concretizzassero nella sua mente.
Con le mani fece largo alla lingua che si insinuò, prepotente, fra le bianche colline vibranti. Un sussulto ancora e sentì che le gambe, piano, incominciarono ad allargarsi. Il desiderio fluiva in odori liquidi e copiosi.

Faber

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Re:L'incontro
« Risposta #7 il: Aprile 28, 2012, 11:11:27 »
Brava. Hai saputo descrivere le sensazioni che un uomo ed una donna provano nel darsi reciprocamente e senza risparmio di energia. La prova l'hai superata, direi in modo esauriente. Continua così e... al prossimo racconto!
Faber
 :prtr:
"Tutte le anime sono immortali. Ma le anime dei giusti sono immortali e divine" Socrate

L'uomo non può creare nessuna opera che sopravviva ad un libro