Sarà che la paura ha un volto strano, di quello che a guardarlo si fa un urlo solo di soprassalto, sarà che di mattina, prima di uscire da casa, s'indossa anche la faccia e tutto il giorno la si porta appresso come una borsa e dentro una carpetta di documenti antichi.
Sarà che sotto al naso c'è sempre solo un odore, di quello che ricorda il bianco del bucato steso al sole, e del ragazzino che ci passa in mezzo e sporca tutto quanto. Sarà che proprio nessuno si siede al suo portone e aspetta l'alba come una volta guardando fisso il cielo. Sarà che non c'è più una sedia libera, come quel gioco quando si girava in tondo, e nel frattempo sono andati via tutti i bambini che rincorrevano un pallone. Sarà che non c'è più stagione, sono rimasti i giorni, fermi sul calendario come fossero foto. Sarà che non c'è una storia, è tutto ormai vissuto, non c'è più una sorpresa, manca perfino l'erba, quella sottile e lunga che se te la porti in bocca produce un suono in mezzo alle tue labbra. Sarà che quella mano, poggiata e appena accennata, tremava di paura, e quella sua visione mi ha solo dato una grande tensione stretta soltanto al mio cuore. Siamo niente, in mezzo a questo tutto di musiche e colori, e soli ce ne andiamo allontanandoci in un giorno qualunque, senza che poi qualcuno potendo tornare a riprenderci possa gioire dicendo è un miracolo, vedete e crederete!