Avevo voglia di distinguermi, semplicemente di darmi un volto diverso da quello che gli altri si aspettavano da me. Ecco il motivo per il quale decisi di esser tutt'uno con le vicende e i personaggi di alcuni dei più interessanti libri che io abbia precedentemente letto. Il mio viaggio partiva con il baroncino Cosimo di Rondò. Ero annodata fra i rami di un leccio, e mi accingevo a seguire "sua altezza reale"...peccato che costui stava già fuggendo verso il giardino dei D'Ondariva, a trovare la sua bella Viola...mi avrebbe abbandonata nella fitta boscaglia per poi forse riprendere a cercarmi, bah! Nessuno al di fuori di lui stesso sapeva comprenderlo a fondo.
Però, c'era qualcun altro che sarebbe stato sicuramente capace di salvarmi, un certo "acchiappatore nella segale", abituato a sognare, con l'unico desiderio di poter far del bene ai bambini che cadevano dal dirupo e venivano fiondati nel campo di segale..."The catcher in the Rye".
Intanto, aggrovigliata in quel dedalo di liane, assistevo alla scena sottostante: quattro ragazze, anzi, sarebbe più corretto definirle "piccole donne", di cui una portava una lunga e folta treccia bruna, e poi un'altra che gridava:"Joe! Joe!"...ma anche quelle urla si assopirono tutt'a un tratto.
Ecco comparire una sfilata di animali, tutti a correre dietro a un tipetto alto, Louis Sepùlveda, che li incitava a darsi una mossa, insomma. C'erano una gabbianella e un gatto, una lumaca, un topolino...poi scoprii che la carovana era diretta all'"Isola del tempo perso", dove una gang di ragazzini, un vulcano eruttante lapilli colorati, una coppia di eroine e tanti oggetti smarriti decreteranno la distruzione delle fumarole del tempo nero e della terra dei cannibali, simbolo del tempo impiegato nel troppo lavoro, nella fretta di fare tutto, nello stress e nel non dedicarsi a sé e agli altri.
Stavo quasi per perdere la speranza. Non sarebbe venuto nessuno a salvarmi. Nessuno...? Ma certo che no. C'era ancora lui, quel biondino con la sua rosa e la sua volpe addomesticata, quel bambino che viaggiava di pianeta in pianeta, e si ritrovava faccia a faccia con monarchi, ubriachi, matematici...colui che era sfuggito al serpente giallo, uno di quelli che, con un morso, ti paralizzano in meno di trenta secondi. Con la sua ingenuità era riuscito a salvarmi, a tenermi al sicuro dalle intemperie, e soprattutto a non farmi catapultare da un aeroplano senza carburante, perché proprio quel bimbo che disegnava pecorelle e scatole mi aveva risvegliato da quel torpore momentaneo, da quell'inceppamento alla mia fantasia.