La Berta raccontò la storia di un insetto mentre i bambini mangiavano una torta di uva e noci …
C’era una volta una mosca grossa e nera. Volava nella stanza ermeticamente chiusa deplorando le difficoltà della vita degli insetti in generale e in particolare della sua. Picchiò in pieno nel vetro della finestra e cadde tramortita su un tavolino. Mentre si stava riprendendo lentamente, vide un’ombra gigantesca e riuscì a sfuggire per un pelo al colpo mortale vibrato con un giornale da una grassa ed urlante signora.
Si avventurò verso l’alto e trovò posto dietro la tenda. Ma la megera cominciò a scuoterla finché la mosca esasperata da quella totale mancanza di ospitalità non si decise a posarsi su uno scaffale della libreria.
Uffa, che vita! E la strega non apriva le finestre, anzi le teneva ben chiuse. Vero è che fuori faceva freddo e lei era entrata in casa per ripararsi. E, pensandoci bene, aveva anche fame. Moscerini non ce n’erano né briciole sul tavolo da pranzo. Mentre meditava sulla sua grama esistenza, sentì lo spostamento d’aria dovuto all’aprirsi della porta. Finalmente! Si precipitò fuori e si trovò in una cucina profumata di pane e altre cose buone non identificate. Si posò sul tavolo e divorò dei pezzettini di formaggio.
Oh! si sentiva meglio. Mentre si stava trastullando con l’idea di schiacciare un sonnellino, vide la solita ombra e sfuggì nuovamente alla morte per miracolo.
Si rifugiò sulla lampada ma maledizione! Era bollente. Scelse un mobile scuro e si posizionò in alto. La vecchia strega girava con aria sospettosa con il giornale. Ma la sua attenzione fu attirata da una ragnatela e così la mosca uscì dalla stanza e si posò su un armadio. Lì si appisolò e, la sera, dopo un lauto pasto consumato sul tavolo della cucina mentre la megera era al telefono, se ne tornò sull’armadio; qui si addormentò sognando un mondo senza pericoli, pieno di mosche felici e sorridenti.