Autore Topic: Una giornata no  (Letto 2965 volte)

vasco spagnoli

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Una giornata no
« il: Aprile 05, 2014, 16:31:45 »
La mia giornata no è cominciata presto. Alle sette in punto la sveglia suona e mi strappa dal focoso amplesso che sto consumando con Valeria Marini. Allungo una mano, fermo la sveglia, apro gli occhi. Non saprò mai com'è andata a finire con la butirrosa Valeria. Accanto a Me, Rosetta si gira con un sospiro di fastidio. Fin qui nulla di strano. Succede spesso che la sveglia si metta a suonare sul più bello e sia costretto a interrompere l'amplesso. M'è successo con Alba Parietti, con Ornella Muti, con Sharon Stone...strano, tutte donne sulla cinquantina e oltre...Mah! Ne parlerò col terapeuta (150 euro per un'ora di stronzate). Insomma, m'è successo molte altre volte. E non solo con dive famose; un paio di volte anche con la moglie del ragioniere del quarto piano, i cui gemiti tengono sveglio tutto il caseggiato una notte si e una no. E le mamme sono costrette a raccontare ai bambini che la poveretta soffre di una terribile malattia, i cui dolori si manifestano a notti alterne e si placano soltanto sotto l'effetto di iniezioni particolari che le pratica il marito. Mi alzo e mi dirigo verso il bagno, mentre il letto scricchiola sotto un'altra girata rabbiosa di mia moglie. Mi sono appena spalmato il sapone da barba, che mi raggiunge l'urlo di lei:"Vuoi spegnere quella maledetta radio?" A questo punto scorgo nei occhi dentro lo specchio il baleno di una sinistra volontà omicida. Dopo dodici anni di matrimonio Rosetta ancora non sa, o finge di non sapere, che per certe funzioni ho i riflessi condizionati, come i cani di Pavlov. Per combinare qualcosa quando sono seduto sulla tazza del water, ho bisogno di leggere le barzellette della Settimana Enigmistica e quando mi rado ho bisogno di ascoltare il giornale radio delle 7. Altrimenti mi sento fuori fase.
La verità è che io e Rosetta non ci capiamo più, non siamo più in sintonia. Viviamo ormai come due condomini delle stesso edificio che si salutano per educazione, ma non dimenticano il volume del televisore troppo alto; lo sciacquone del water a tutte le ore della notte; i tappetini con i peli dei cani sbattuti dal terrazzino quando le finestre del piano di sotto sono aperte. Per quieto vivere spengo la radio. Ma poco dopo, quando esco di casa  sbatto la porta con una violenza tale che un boato, simile al passaggio di un jet a bassa quota, si propaga dalle cantine al solaio, con relativo tintinnio di vetri.
Il traffico è come tutte le mattine a quest'ora, cioè pazzesco. Auto che salgono e scendono dai marciapiedi, dribblate da motorini in slalom permanente e con gli scappamenti urlanti. I pedoni che intendono guadagnare la riva opposta si avventurano fra le macchine con balzi e scarti da antilopi inseguite da leoni. Gli autisti si guardano in cagnesco, decisi a farsi impalare da pirati saraceni piuttosto che concedere un millimetro all'auto che li affianca e sognano di poterla sventrare il giorno in cui venisse loro concesso di montare ruote falcate, come i carri da guerra degli antichi romani. Intanto ingaggiano continui duelli lanciandosi sanguinosi insulti, prendendo di mira le donne di famiglia: mogli, madre, sorelle, con particolare riguardo alle incolpevoli genitrici, alle quali vengono attribuite qualifiche professionali di dubbia moralità.

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Re:Una giornata no
« Risposta #1 il: Aprile 05, 2014, 20:48:57 »
seeee te a 58 anni di matrimonio non ci arrivi. Simpatica quotidianità, e non solo la tua! :htsh:

presenza

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Re:Una giornata no
« Risposta #2 il: Aprile 06, 2014, 09:54:58 »
Perché non dirsi tutto guardandosi dentro come in uno specchio, perché reprimere se stessi come fanno gli argini quando il fiume è in piena...
Umorismo amaro.
« Ultima modifica: Aprile 06, 2014, 10:00:09 da presenza »

vasco spagnoli

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Re:Una giornata no
« Risposta #3 il: Aprile 06, 2014, 10:41:44 »
(II) Una vecchina tenta di attraversare la strada, ma appena accenna a scendere dal marciapiede, un coro di clacson e trombe bi e tri tonali l'avverte che non uscirà viva dall'impresa. Un'autoambulanza del 118 a sirene spiegate avanza a passo di lumaca, costretta dal fiume di macchine ad adeguarsi al flusso del traffico. Sono fermo a un semaforo quando una bionda si sporge dal finestrino della propria auto per urlarmi che mi considera un figlio di puttana. Le rispondo che non sapevo che avessimo la stessa mamma. Lei sgomma, la inseguo...O meglio, tento di inseguirla poiché finisco per tamponare la macchina che mi precede. Una cosina da nulla, un graffio nel paraurti, ma quello accosta al marciapiedi e mi invita a fare altrettanto. Accosto e gli vado incontro. Capisco subito che è il tipo che se non ha rogne se le va a cercare. Sessantenne, capelli argentati accuratamente ondulati, doppio petto fumo di Londra, anello con pietra nera al mignolo sinistro...tracotante. So di avere torto, ma non ho alcuna intenzione di dargliela vinta. Quindi alzo subito la voce: "Senta lei, se non sa guidare si prenda un autista!" "Ma se è stato lei a tamponarmi", fa lui. "Per forza", urlo io, "mi ha frenato sotto il naso!" "Ma se non ero ancora partito!" "E non ha visto il verde? Cosa aspettava per partire di nuovo, il rosso?" Quello comincia ad armeggiare con il cellulare, capisco che intende chiamare i vigili urbani. Gli lancio un "Lei è uno stronzo!", salgo in macchina e con una partenza da pole position mi rimetto nel traffico. Una bella litigata mattutina è quello che ci vuole per l'emicrania e le turbe neurovegetative. Infatti, ora mi sento meglio. Non ho più quel cerchio alla testa che mi accompagna tutte le mattine da casa all'ufficio, che il mio medico definisce pomposamente Sindrome da traffico urbano. Ma che in realtà non è che un banale mal di testa dovuto alla tensione accumulata in famiglia, prima cioè di immettermi nel traffico urbano. Anzi, a pensarci bene, il traffico non c'entra per niente, se basta una litigata per stare bene. E se cambiassi i medico o la moglie? Ci devo pensare. Certo che delle due la più semplice è la prima. Per cambiare medico basta riempire un modulo; mentre per cambiare moglie devi essere preparato ad affrontare la Via Crucis del divorzio, che prevede la salita al Golgota del tribunale e la crocifissione finale. Crocifissione, si, crocifissione! Perché se il giudice ritenesse vere soltanto metà delle accuse che Rosetta mi scaglierebbe contro, mi riterrebbe colpevole di tali e tante nefandezze, da fargli rimpiangere il tribunale della Santa Inquisizione. No, no, per l'amor di Dio, non parliamo di divorzio. D'altra parte è un'eventualità alla quale Rosetta non ha mai accennato...Già, perché?...Non è strano che con tutte le colpe che mi attribuisce, non abbia pensato di liberarsi di me una volta per tutte? E se fosse ancora innamorata  di me? Non ha forse abbandonato la casa dei suoi genitori per venire a vivere con me, a casa mia malgrado l'ostilità...Ma che dico ostilità? La guerra che le dichiarò tutto il suo parentado il giorno che manifestò l'intenzione di sposarmi? Tanto che al matrimonio nessuno dei suoi parenti si fece vedere, compreso suo padre. Il quale padre, qualche mese dopo ebbe un coccolone dal quale non s'è più ripreso. Ed ora vegeta su una sedia a rotelle, con un filo di bava che gli scende sul mento e sul collo. E quando mi vede, le poche volte che con Rosetta vado a trovarlo, entra in agitazione, spalanca la bocca, strabuzza gli occhi, artiglia con dita adunche i braccioli della sedia e prende a respirare con tale affanno che sembra li li per schiattare.

presenza

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Re:Una giornata no
« Risposta #4 il: Aprile 06, 2014, 23:12:13 »
... a completamento di ció che si sceglie d'essere. Quadro narrativo di un vissuto fin troppo vero!

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Re:Una giornata no
« Risposta #5 il: Aprile 07, 2014, 09:10:13 »
ebbravo Vasco! coccolone si dice solo in toscana  ;)

bella impresa quella del protagonista: come cambiare senza pagare "Un fiorino?" ;D



vasco spagnoli

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Re:Una giornata no
« Risposta #6 il: Aprile 07, 2014, 14:17:57 »
(III) Ma si, certo che è ancora innamorata di me. Anche se da qualche tempo viviamo castamente come fratello e sorella. E non per colpa mia, sia ben chiaro! Certe donne considerano la sessualità un optional. Per cui, smettere di fare l'amore è come smettere di fumare: decidono e al sesso non ci pensano più. Noi uomini siamo diversi, grazieadio. Rosetta poi, come vita sessuale...per carità! Mi si è sempre concessa con l'aria di farmi un favore. Mai una volta che mi abbia cercato. E se non mi pregava di sbrigarmi, mi faceva comunque capire che era stanca, tanto stanca...Al punto che certe volte l'amplesso aveva i caratteri dello stupro. Per non parlare delle volte che fingeva l'orgasmo per non negarmi anche quella soddisfazione.
Arrivo in ufficio e sento subito che tira una brutta aria. I corridoi sono deserti; dagli uffici giungono occhiate furtive, musi lunghi, ci si saluta in silenzio sollevando appena gli occhi dalle scrivanie. Alfieri sembra aspettarmi, mi fa cenno di entrare e di chiudere la porta.
"Ma che sta succedendo", gli chiedo. "E' morto qualcuno?"
Alfieri agita le mani per farmi capire che debbo abbassare la voce. Poi sussurra: "Tu non sai nulla, vero? Sei appena arrivato".
"Mi sono incasinato nel traffico. Ma cos'è che dovrei sapere?"
"Siamo nella merda", sospira gettando nel cestino della carta straccia i monconi di una matita che ha appena spezzato con le mani.
"Ma...chi è nella merda?"
"Io, tu, tutti qua dentro".
"Alfieri, se non ti spieghi..."
"E' presto detto", mi fa lui tirandosi nelle spalle con falsa noncuranza. "Noi siamo abituati a giocare con le parole, vero? Bene, prova a giocare con parole come ridimensionamento aziendale".
E' vero, noi pubblicitari amiamo giocare con le parole, se non che pubblicitari saremmo? Ma ridimensionamento è una di quelle parole capaci di angosciare chiunque, specialmente poi se riferita al posto di lavoro. Crea lo stesso stato d'animo della decimazione in tempo di guerra.
"Sei sicuro? Da chi l'hai saputo?"
Mi spiega che la voce ha cominciato a circolare di prima mattina, messa in giro non si sa da chi, ma quasi sicuramente dalla segretaria del Capo, che potrebbe averla sentita durante l'ultima riunione del Consiglio di Amministrazione. Come evocata dalla parole di Alfieri, la segretaria appare sulla porta dell'ufficio e gorgheggia un "Dottor Soprani, il signor Presidente la sta aspettando nel suo ufficio". Un'altra matita si spezza fra le mani di Alfieri. Io seguo la segretaria nel corridoio e per qualche istante tutti i miei pensieri confluiscono come uno sciame d'api verso il sedere che mi precede. Costretti dentro una minigonna che si allunga appena qualche centimetro sotto le mutandine, due glutei butirrosi ondeggiamo da destra a sinistra e da sinistra a destra con la cadenza di un metronomo. Sono questi i casi in cui qualsiasi percorso ci appare sempre troppo breve.

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Re:Una giornata no
« Risposta #7 il: Aprile 08, 2014, 07:35:25 »
ma tu fai il prezioso! spicciati a raccontare!  :Ppp:


Arguto e stuzzicante.

vasco spagnoli

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Re:Una giornata no
« Risposta #8 il: Aprile 08, 2014, 11:17:23 »
(IV) Nell'ufficio del Presidente c'è un signore seduto di spalle. Muovo qualche passo verso il Capo, ma quando quel signore si volta resto di sale. Non è quel tipo cui ho dato dello stronzo meno di mezz'ora fa? Porca miseria, è proprio lui! Il Capo comincia le presentazioni: "Il dottore Verbena...", ma quello non lo lascia continuare.
"E così, sarei uno stronzo?" Dice guardandomi e ghignando.
Il Capo capisce che qualcosa non va e mi liquida con un gesto della mano. Nel corridoio la segretaria mi spiega che il dottor Verbena sarebbe un nuovo grosso cliente, di cui il Capo avrebbe avuto intenzione di affidarmi la campagna pubblicitaria. "Se lei se l'è giocato, non vorrei essere nei suoi panni. Nemmeno io vorrei essere in questi panni, ma ormai ci sono dentro. Esco dall'ufficio senza sapere cosa fare e dove andare. Entro in un bar. C'è ressa. Ordino un aperitivo e intanto mi apparto con il cellulare incollato all'orecchio. Amelia è l'unica che può sollevarmi il morale.
"Pronto, Amelia"?
"Chi è?"
"Sono io, Sergio. Possiamo vederci? Vorrei parlare con te?"
"Adesso non poso, sto andando dal ginecologo".
"Dal ginecologo a far che?"
"Ho paura di essere incinta".
"Ma come fai a essere incinta se io esco sempre? Sari mica andata con qualcun altro!"
"Ecco, hai appena detto la cretinata del secolo. Contento?" Click!
Ma che bella notizia, penso mentre allungo la mano verso il bancone per prendere il mio aperitivo. Ce l'ho quasi fatta, quando una mano pelosa e piena di anelli precede la mia e afferra il bicchiere. Il tizio che ha eseguito questa manovra da candid camera è un naziskin alto due metri e con il cranio rapato come l'ultimo dei mohicani. Il bello è che mentre beve mi fissa con l'aria di dire : "Dai, protesta, fammi questo favore. Così ti spezzo la spina dorsale.

vasco spagnoli

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Re:Una giornata no
« Risposta #9 il: Aprile 08, 2014, 16:00:51 »
(V) Me ne vado, come si dice con la coda fra le gambe. Fuori c'è un bel sole, ne approfitto per fare una passeggiata nel parco. Mi fermo sulla riva del laghetto a guardare due anatre che nuotano con il sussiego di due cigni. Per qualche istante non penso al fardello dei miei affanni lasciato incustodito chissà dove. E stente perfino a ricordare da quale deserto o formicaio sia uscito per arrivare a quell'oasi, lasciandomi alle spalle interrogativi e un mucchio di conti in sospeso con me stesso. Resto li, in trance, e sogno di prolungare all'infinito quello stato di grazia, quasi fossi sceso tutt'a un tratto e per miracolo dallo spietato tapis roulant della vita. Quando riprendo la passeggiata mi sento più sollevato, sono contento di non aver nulla da fare. Per oggi farò soltanto quello che mi pare e piace. E l'Amelia, il lavoro, il naziskin, vadano tutti a farsi fottere. Anzi, quasi quasi faccio una scappate al mare, in fondo si tratta solo di un'ora di macchina. Esco dal parco eccitato come un cane da caccia alla vigilia di una battuta. Mi mescolo alla folla senza vederla, do e ricevo spinte da tutte le parti. Ho fretta, ogni minuto che passa mi avvicina all'improvvisa ed imprevista libertà. Un urto più violento degli altri mi scaraventa dentro un androne. Quando si dice il caso! E' in quel palazzo che abita Marzia, l'acrobata del sesso, quella che assume certe posizioni che nemmeno il Kamasutra...Ma si, mi dico, un salto da Marzia e poi al mare. Salgo le scale con, si fa per dire, l'acquolina in bocca. Mentre sto per sunare il campanello, la porta si apre e un signore con i capelli bianchi mi incrocia senza guardarmi. Marzia tgiene la porta socchiusa, io spingo ma lei fa resistenza.
"Non mi fai entrare?"
Quella mette le labbra a culo di gallina e mi fa: "Non posso, tesoro. Aspetto il commercialista. E poi oggi ho le mie cose".
"E quello che è appena uscito?"
"AH, quello è mio zio. Scusami, sarà per un'altra volta. Prima però telefonami":
Un bacio sula punta delle dita e la porta si chiude. Scendo le scale e incontro un altro vecchietto che arranca. "Se quello è il commercialista", penso "io sono una vacca andalusa".
Ora ho fame e sete, sono almeno dodici ore che non metto qualcosa dentro lo stomaco. Entro in un bar e ordino un caffè. In giro non vedo naziskin, posso rilassarmi. Entra una rossa con gambe mozzafiato e tette da formula uno. Si guarda intorno, poi si appoggia al bancone accanto a me. Dopo un po', guidato dal solo istinto, le sfioro un fianco con una mano. Lei non si ribella alla mia canonica manovra da mano morta. Anzi, avvicina al mio il suo corpo snello e soffice. Le sorrido e lei senza scomporsi muove le labbra per mormorarmi un soavissimo "ciao": ciliegina sonora sgusciata tra due mezze albicocche tenere ed invitanti. Usciamo dal bar allacciati, come due innamorati.
"Andiamo da me o da te?" Mi sussurra dentro un orecchio.
"Andiamo da me", dico io, "ho la macchina qua vicino".

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Re:Una giornata no
« Risposta #10 il: Aprile 09, 2014, 07:25:09 »
storie di ordinaria deriva, così è la citta, che snatura gli animi. Sgomenti e sopravvivenza obbligano ad andare avanti.

(Metti almeno due pezzi per volta, altrimenti si perde il pathos.  ;) )

vasco spagnoli

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Re:Una giornata no
« Risposta #11 il: Aprile 09, 2014, 10:26:05 »
(VI) Il "da me" è un monolocale che condivido con un collega dell'Agenzia Pubblicitaria, una sorta di bomboniera che abbiamo battezzato "scannatoio". Quando arriviamo allo scannatoio, la chiave non gira nella serratura, segno che è occupato dal mio collega. Non ci resta che aspettare. E siccome è quasi l'una, decidiamo di andare a mangiare un boccone in un fast food. Un'ora dopo torniamo al monolocale e questa volta lo troviamo libero. Il letto è stato rifatto ma l'aria è ancora impregnata del profumo di lei e da un dolciastro odore di sesso. Il televisore è ancora caldo, evidentemente hanno anche guardato un filmetto porno. Seduto sul letto mi spoglio e intanto sbircio la stangona, che si è sfilato il vestito restando in slip e reggipetto rossi: roba che mi scaraventa in orbita all'istante. Però...messo in sospetto da un gonfiore sotto lo slip, allungo una mano palpo e scatto in piedi"Ma tu sei..."
"Siiiiii...", fa lei sorniona.
"Non sei...."
"Nooooo", ripete lei sempre più sorniona.
"Ma che cazzo sei?"
"Un trans, tesoro".
"Un trans?! Ma, porcaccia la miseria, non potevi dirlo prima?
"Che t'importa? Finisci di spogliarti e ti farò vedere i sorci verdi".
"Ma nemmeno per sogno! I sorci verdi li farai vedere a tua sorella!"
La rossa abbandona l'aria sorniona e mi guarda in modo ostile.
"Cos'è, uno scherzo?"
"Senti in po', coso..."
"Mi chiamo Barbara".
"Si, Barbara...Magari ti chiami Armando. Comunque Armando o Barbara, se entro due minuti non sei fuori di qui, ti garantisco che questa faccenda andrà a finir male, intesi?"
"Significa che non mi vuoi pagare, caro?"
"Non ci penso proprio".
A questo punto accade l'imprevisto: Come un discobolo che si prepari al lancio dell'attrezzo, il trans ruota il torso di tre quarti e mi molla uno sganassone che mi manda a capriolare dall'altra parte del letto. Ora ho la bocca piena di sangue. Una nebbia rosa cala tra me e il resto del mondo. Al di là di quella nebbia riesco a vedere il trtans che si riveste con calma, si ritocca il trucco davanti allo specchio dell'armadio, poi prende il mio portafoglio dalla tasca interna della  giacca e sfila trecento euro: tutto quello che ho. Sulla porta, si volta e dice:
"Sono per il disturbo, tesoro. E ringrazia che hai trovato una signora".
 

vasco spagnoli

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Re:Una giornata no
« Risposta #12 il: Aprile 09, 2014, 14:48:59 »
(VII) Sento che sto perdendo le poche forze che mi sono rimaste. Quando esco dallo scannatoio è quasi buio. Ho dormito due-tre ore, la sventola del trans mi aveva tramortito. Ho una guancia gonfia e un occhio pesto, e si vede! Per di più la macchina è sparita, forse dietro un carro attrezzi, dato che l'avevo lasciata in divieto di sosta. I bello è che il mio cellulare è rimasto dentro il cassetto del cruscotto. Quindi, più che imprecare, cos'è che posso fare? Non ho nemmeno i soldi per un taxi. Fortunatamente il trans mi ha lasciato nel portafoglio la tessera del bancomat. Sono stanco, la testa mi duole e non vedo l'ora di tornare a casa. Inserisco la tessera nel primo bancomat che trovo, digito il codice segreto e aspetto qualche secondo. Quando l'ultimo biglietto da cento esce dalla fessura, sento la canna di una pistola premermi contro la spina dorsale. E mentre una mano si protende oltre la mia spalla per arraffare il malloppo, una voce mi sussurra "Grazie". Il solito tossico che appena mi volto è già sparito. E magari la pistola era un giocattolo. Ma ormai non ho più nemmeno la forza di incazzarmi. In una tasca dei pantaloni oltre agli spiccioli ho ancora qualche gettone del telefono. Cerco una cabina telefonica e chiamo Marzia. La sua voce è sgarbata. "Chi è?"
"Sono Sergio, ti disturbo?"
"Certo che mi disturbi, sto scopando".
"Ma non avevi le tue cose?"
"Mi sono passate". Click!
Metto un altro gettone e chiamo Amelia. "Pronto, Amelia?"
"Ah, sei tu? Ti ho chiamato al lavoro ma mi hanno detto che è da stamattina che non ti vedono. Dove sei?"
"Dalle parti del Duomo. Mi vieni a prendere? Sono senza macchina".
"No. Senti Sergio, ti avevo chiamato per dirti che sono proprio incinta. E siccome ho intenzione di far credere a mio marito che il bambino è suo..."
"Scusa Amelia, ma non sono due o tre mesi che non ti tocca?"
"Stanotte dovrà scoparmi per forza, quell'impotente".
"Andiamo Amelia, certe cose non si fanno per forza".
"Tu non preoccuparti. E' questo che volevo dirti, d'ora in poi non occuparti più di me".
"Allora, non vieni a prendermi?"
"Mi sembra evidente". Click!
L'unica cosa evidente è che ho rimasto in tasca gli spiccioli giusti giusti per il tram. E comincia a piovere. Sono arrivato a casa bagnato fradicio e con una fame da lupi. Le luci sono spente, Rosetta non c'è, forse è andata a cercarmi. Apro il frigorifero.Sotto un uovo sodo e una bottiglietta di coca-cola c'è un biglietto "Me ne vado per sempre. Se mi cerchi e mi trovi ti spacco la testa a martellate".
Fuori piove a dirotto. E domani è un altro giorno.


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Re:Una giornata no
« Risposta #13 il: Aprile 09, 2014, 15:34:17 »
ottimo racconto, se per ottimo si possono chiamare tutte le disgrazie che capitano al protagonista, che comunque se le è andate a cercare una per una.
Se  :happy: passa di qui gli dò il numero di telefono dell'esorcista!  ;D

vasco spagnoli

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Re:Una giornata no
« Risposta #14 il: Aprile 09, 2014, 18:44:40 »
Sono contento che ti sia piaciuto. Vedo che sei la mia più affezionata lettrice. Peccato che abbiano ristretto lo spazio per pubblicare. Ti abbraccio.