(II) Una vecchina tenta di attraversare la strada, ma appena accenna a scendere dal marciapiede, un coro di clacson e trombe bi e tri tonali l'avverte che non uscirà viva dall'impresa. Un'autoambulanza del 118 a sirene spiegate avanza a passo di lumaca, costretta dal fiume di macchine ad adeguarsi al flusso del traffico. Sono fermo a un semaforo quando una bionda si sporge dal finestrino della propria auto per urlarmi che mi considera un figlio di puttana. Le rispondo che non sapevo che avessimo la stessa mamma. Lei sgomma, la inseguo...O meglio, tento di inseguirla poiché finisco per tamponare la macchina che mi precede. Una cosina da nulla, un graffio nel paraurti, ma quello accosta al marciapiedi e mi invita a fare altrettanto. Accosto e gli vado incontro. Capisco subito che è il tipo che se non ha rogne se le va a cercare. Sessantenne, capelli argentati accuratamente ondulati, doppio petto fumo di Londra, anello con pietra nera al mignolo sinistro...tracotante. So di avere torto, ma non ho alcuna intenzione di dargliela vinta. Quindi alzo subito la voce: "Senta lei, se non sa guidare si prenda un autista!" "Ma se è stato lei a tamponarmi", fa lui. "Per forza", urlo io, "mi ha frenato sotto il naso!" "Ma se non ero ancora partito!" "E non ha visto il verde? Cosa aspettava per partire di nuovo, il rosso?" Quello comincia ad armeggiare con il cellulare, capisco che intende chiamare i vigili urbani. Gli lancio un "Lei è uno stronzo!", salgo in macchina e con una partenza da pole position mi rimetto nel traffico. Una bella litigata mattutina è quello che ci vuole per l'emicrania e le turbe neurovegetative. Infatti, ora mi sento meglio. Non ho più quel cerchio alla testa che mi accompagna tutte le mattine da casa all'ufficio, che il mio medico definisce pomposamente Sindrome da traffico urbano. Ma che in realtà non è che un banale mal di testa dovuto alla tensione accumulata in famiglia, prima cioè di immettermi nel traffico urbano. Anzi, a pensarci bene, il traffico non c'entra per niente, se basta una litigata per stare bene. E se cambiassi i medico o la moglie? Ci devo pensare. Certo che delle due la più semplice è la prima. Per cambiare medico basta riempire un modulo; mentre per cambiare moglie devi essere preparato ad affrontare la Via Crucis del divorzio, che prevede la salita al Golgota del tribunale e la crocifissione finale. Crocifissione, si, crocifissione! Perché se il giudice ritenesse vere soltanto metà delle accuse che Rosetta mi scaglierebbe contro, mi riterrebbe colpevole di tali e tante nefandezze, da fargli rimpiangere il tribunale della Santa Inquisizione. No, no, per l'amor di Dio, non parliamo di divorzio. D'altra parte è un'eventualità alla quale Rosetta non ha mai accennato...Già, perché?...Non è strano che con tutte le colpe che mi attribuisce, non abbia pensato di liberarsi di me una volta per tutte? E se fosse ancora innamorata di me? Non ha forse abbandonato la casa dei suoi genitori per venire a vivere con me, a casa mia malgrado l'ostilità...Ma che dico ostilità? La guerra che le dichiarò tutto il suo parentado il giorno che manifestò l'intenzione di sposarmi? Tanto che al matrimonio nessuno dei suoi parenti si fece vedere, compreso suo padre. Il quale padre, qualche mese dopo ebbe un coccolone dal quale non s'è più ripreso. Ed ora vegeta su una sedia a rotelle, con un filo di bava che gli scende sul mento e sul collo. E quando mi vede, le poche volte che con Rosetta vado a trovarlo, entra in agitazione, spalanca la bocca, strabuzza gli occhi, artiglia con dita adunche i braccioli della sedia e prende a respirare con tale affanno che sembra li li per schiattare.