Ero seduta tranquillamente al bar.giu' in piazzetta quando da lontano lo vidi arrivare.Riconobbi il suo incedere e il suo giubbetto di pelle.Aveva i capelli mossi,un po ribelli che gli ricadevano sul volto,quasi a volerlo incorniciare.Enrico(cosi'si chiamava) si avvicino' per salutarmi.Ecco,da vicino i suoi occhi di un azzurro piu' intenso del cielo,erano bellissimi.Aveva un sorriso fresco,sincero e i denti bianchi come la neve.Io,sempre molto socievole ed estroversa ,non riuscivo a scovare nella mia mente,una frase da dire che potesse avere un briciolo di senso compiuto.Lui mi guardava ,sorridente,poi all'improvviso mi venne un fulmineo:"vuoi sederti a bere un caffe' e fare quattro chiacchere?""volentieri" rispose Enrico.Ecco,ora dovevo trovare con una velocita' piu'veloce della luce,un argomento di conversazione.Ma Enrico,forse accortosi del mio imbarazzo(che figura da imbecille che stavo facendo!)comincio' a parlare per prima.Mi disse che era venuto in citta' per un impegno di famiglia e che si sarebbe trattenuto qulache giorno.Poi mi chiese della mia vita e io gli spiegai in tre parole tutto.Non ci vedevamo da cinque anni,da quando lui era partito per lavoro e ci eravamo persi di vista.Prima ucivamo nella stessa comitiva e lui era sempre stato un bel ragazzo,ma ora era davvero uno splendore.Poi comincio' a parlare di se,mi disse che viveva tra l'Italia e l'Olanda per lavoro,era dirigente in una multinazionale e aveva una casa a Milano,dove viveva quando non era all'estero.Una vita ricca di impegni,pensavo tra me e me e con lui mi limitavo ad ascoltare e ad annuire,come ammaliata dal suo sguardo e dalla sua persona.Il caffe',che avevo ordinato era diventato un piccolo ghiacciolo nella tazzina.Mi sentivo veramente un ebete.Fortunatamente lui parlava e non c'erano vuoti di silenzio.Enrico aveva "riempito"il bar della sua presenza,essenzaed io ero li' con una timidezza che non avevo mai provato.....