senza mare non ci può essere sale, disse roco il mio amico Rocco, ma il sale non è mica solo residuo delle onde, risposi seccato. Anch'io in fondo la pensavo come Rocco, un sale senza mare è sciapo, non serve a far infiammare il palato di quel sapore universale, che sa accompagnare qualsiasi cibo... Poi però pensavo alle capre, che leccano il sale mica in riva al mare, non sono animali costieri, né lasciano le impronte da ungulati sulla spiaggia, mi veniva in mente pure un cavallo che freme dopo una corsa che manda fuori una schiuma bianca, come una vena salmastra, una traccia di salgemma su un corpo caldo. Ma il sale é materia minerale, possiede anima viscerale, oltre che solubile, volubile, di chi si imbarca per acque mosse. Viscere della terra, miniere, custodi del tesoro bianco prima dell'oro, merce di scambio, mossa da carri, zattere, messa sulle sardine, sulle carni, sulle olive, sparsa da terribili sui campi assediati... il sale non é anima di mare, solo, ma pure di terra, natura anfibia, che approda sulle coste come sgorga dai meandri di grotte e rilievi.
La città del sale è una sua creatura montana, un suo lascito in cultura, sua emanazione economica, soluzione di sale.
Salisburgo ho visitato ieri (continua, se vi gusta un seguito)