Si guardò allo specchio quella mattina appena sveglia. Cos'era accaduto nella notte, mentre dormiva sogni senza sogno, e la luna illuminava ombre, e le stelle guardavano senza commentare? Si toccò il viso con le dita, al tatto e alla vista tutta la pelle piena di foruncoli e rossore di colpo trasformata in un cratere. Dal bagno non volle uscire, la madre da dietro la porta bussava per entrare, era tardi, lo riconosceva, ma come avrebbe fatto a presentarsi quella mattina al suo primo colloquio di lavoro? Forse truccandosi avrebbe potuto mascherare quella realtà odiosa senza il suo volere. Ma dopo aver spalmato le sue creme, lo specchio continuava a rimandare solo disastro immane. Così si accartocciò in un angolo del bagno senza più avere voglia di uscire, sapeva a cosa sarebbe andata incontro quando la gente vedendola per strada avrebbe sussurrato, tutti sussurrano sempre fa parte della natura umana, e il punto d'interrogazione lo avrebbero avuto scolpito nella faccia scorgendola anche solo di passaggio.
Conta l'immagine, non poteva dare torto a chi quel giorno l'avrebbe scartata senza nemmeno una parola di conforto. Continuò così fino alle 9.00 e poi si decise ad andare.
Indossò la sua veste più strana, e quei colori che le appartenevano da sempre, lasciò che i suoi capelli incorniciassero quel volto senza il suo, dipinse solo gli occhi e un rosa mise sulle labbra tristi e uscì di casa tenendo la testa bassa. Percorse a piedi quel tratto senza tratto, fissi gli occhi alle gambe della gente e alle sue che si muovevano cercando il giusto spazio, anticipò i pensieri per tutto quanto il tempo senza permettere alla gente di guardare, uno schizzo di colore e luce per non dimenticare. E quando si trovò davanti all'uomo per parlare solo l'insieme e non il particolare cercò di mostrare. E per tutto il tempo ripetè a se stessa sei sempre tu non te lo scordare.