(III puntata) Per la civiltà moderna è un reato, ma grandi filosofi lo hanno indicato come esempio di amore ideale. E grandi artisti come Michelangelo e Leonardo lo hanno praticato serenamente. Quando nel Simposio, Socrate confuta decisamente le argomentazioni di Aristofane - secondo cui l'uomo e la donna sono due nature divise che lottano per essere riunite - Socrate proclama una grande verità, che la civiltà moderna sembra aver dimenticato: in amore uomini e donne non sono complementari, ma antagonisti. Certo che l'amore tra uomini o tra persone presuppone una vera uguaglianza fra i partner, purtroppo c'è chi sprofonda nel fango di accoppiamenti scellerati...(Si commuove) e vede la propria immagine riprodotta soltanto nella polvere. (Beve, fuma) DDella mia rovina posso incolpare soltanto me stesso. Avevo tutto: il genio, un nome famoso, un'alta posizione sociale, uno spirito brillante...Non c'era nulla che dicessi o facessi che non destasse meraviglia. Teatro, romanzo, poesia, dialogo, polemica, qualsiasi cosa toccassi diventava bella...la plasmavo dandole una nuova bellezza. Ero diventato un mito, una leggenda. E non m'accorsi che stavo ballando sul ciglio del precipizio. (Dopo una lunga pausa) Mi lasciai andare, questa è la verità. Cedetti alla tentazione di lunghi periodi di sciocco e sensuale languore. Mi divertivo a fare il flaneur, il dandy, l'uomo di mondo. Mi circondai di gente meschina priva di qualsiasi ideale e senza scrupoli...Divenni lo scialacquatore del mio genio, sperperai tutto me stesso con la gioia folle di un clown impazzito. Stare sulla cima mi aveva annoiato e stancato, scesi perciò deliberatamente, gradino dopo gradino, nell'abisso dell'amore mercenario. Diventai una di quelle figure che di notte vagano nelle strade buie delle grandi città, alla ricerca continua di sempre nuove sensazioni. Non m'importava più nulla degli altri, nemmeno di mia moglie e dei miei figli, per me contava soltanto la mia passione. Prendevo il piacere dove lo trovavo e passavo oltre. Non ero più padrone di me stesso, era il piacere a dominarmi. Ero finito in un vortice rutilante che mi allontanava sempre più dalla terra ferma. Non ho mai capito la natura di quel bisogno ardente che mi trascinava. Era come la droga per un fumatore d'oppio: interferenze luminose improvvisamente attraversavano il mio cervello e mi impedivano di pensare ad altro. Certe sere trovavo un pretesto con mia moglie, di solito una scusa banale, e partivo alla ricerca della notte. Vagavo per vie sordide e grigie della città, con la mia passione come unica compagna. I miei amici erano preoccupati, mi avvertivano dei pericoli che avrei trovato in quei luoghi e di come quelle spedizioni fossero rischiose per la mia vita. Ma che cosa stupenda, rispondevo, rischiare la vita per un solo minuto di piacere! Ora mi trovo qui, privo di denaro e completamente derelitto. (Beve).