A volte sono aggressiva nel rispondere ai vari post, è vero, il più delle volte lo sono perché voglio essere diretta, chiara, incisiva... Però qualche volta mi sono poi pentita di essere stata insensibile, poco delicata.
Tempo fa in un forum di psicologia dove mi iscrissi per intervenire in alcune conversazioni che mi interessavano, incontrai un ragazzo che spesso rispondeva in maniera scorbutica e qualche volta un po' volgare. Ricordo che all'inizio fu simpaticamente attratto dai miei interventi, ed io lo trattai un pochino male e, non sopportando poi le sue repliche poco gentili, ci mandammo ben presto al diavolo. In seguito sparì dal forum.
Dopo qualche mese, un giorno, ripensandoci, per curiosità mi soffermai a leggere molti dei suoi primi post sul forum; scoprii che era un utente iscritto già da alcuni anni e con un serio problema psicologico, tra la depressione e qualcos'altro; era entrato in una grossa crisi esistenziale tanto che aveva accennato al pensiero del suicidio. Mi colpirono tantissimo le sue parole: dai suoi dialoghi con altri utenti emerse che, al di là di quel suo modo antipatico di rispondere, era un ragazzo fragile, imprigionato dal dolore, dalla sofferenza, dal desiderio disperato di confrontarsi per capire e capirsi. Chiedeva aiuto, a suo modo, forse l'unico modo in cui riusciva ancora a farlo e nel sconsolato tentativo di trovare un "incontro", quel particolare tipo d'incontro di cui a volte può capitarci di avere bisogno nella vita.
Non intervenne mai più su quel forum. Non so che fine abbia fatto.
Ecco, quella volta mi pentii di non essere stata più dolce e comprensiva. Chissà, avrei potuto, dialogando serenamente con lui, aiutarlo in qualche modo; a volte bastano poche parole per intendersi, capire e aiutare, anche a distanza. Attraverso la mano che si tende, amichevole, si può salvare. Non l'ho fatto. Non avevo capito la grande fragilità che si nascondeva dietro quella rudezza.