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Nel precedente post ho scritto che il 2 febbraio la Chiesa cattolica commemora la presentazione di Gesù nel Tempio di Gerusalemme, prescritta dalla legge giudaica per i primogeniti maschi. Ma nel passato, nella stessa data, si faceva memoria della “purificazione” di Maria: nell'antica Israele le donne che partorivano figli maschi erano considerate impure per un periodo di 40 giorni ed avevano l'obbligo di recarsi al Tempio per il rito di purificazione (Levitico 12, 1 – 4).
Il 2 febbraio cade 40 giorni dopo il 25 dicembre, giorno della nascita di Gesù. Ma anticamente, fino al VII secolo, la ricorrenza cristiana veniva celebrata il 14 febbraio, perché i 40 giorni venivano contati da dall’Epifania.
L’usanza ebraica della purificazione evoca le “purificazioni” pagane, specie nel mese di febbraio, nome che deriva dalla divinità etrusca Februus, dio della purificazione ma anche della morte, infatti uno dei sinonimi del dio Plutone è Februus, cui fu dedicato il dodicesimo mese dell’anno (Februarius) nel calendario romano: questo, secondo la tradizione, fu istituito nel 753 a.C. da Romolo, fondatore di Roma, ma nei secoli successivi subì delle modifiche. Numa Pompilio, il secondo dei sette re di Roma, modificò il calendario nel 713 a.C., aggiungendo i mesi di gennaio e febbraio ai dieci preesistenti: complessivamente, egli aggiunse 51 giorni ai 304 del calendario di Romolo.
Al dio Februus venivano dedicati riti di purificazione e sacrifici, denominati “februa”, da cui il termine “Februalia”, che si svolgevano dal 13 al 15 febbraio.
Nella mitologia romana il nome di Februus venne successivamente modificato in Febris ed associato ad una dea anziché alla divinità maschile. La dea Febris (da fever = febbre) riceveva preghiere ed offerte da chi chiedeva la sua protezione dalla malaria o per ottenere la guarigione da tale malattia.
Le “Februalia” e la celebrazione della dea Febris coincidevano temporalmente con i Lupercalia, dedicati al dio Pan Lupercus (= dio Fauno), protettore del bestiame ovino e caprino.
Le Februalia avevano inizio alle calende di febbraio, primo giorno del mese, con la “Februatio”, rito di purificazione per proteggere Roma dall’influsso negativo dei demoni. Il rituale prevedeva la processione di fanciulle che sorreggevano le candele accese, simbolo di luce. Invece alle Idi di febbraio, il 13, i “luperci” sacerdoti addetti al culto del dio Pan Luperco, celebravano i “Lupercali”, (in latino Lupercalia) nella grotta denominata “Lupercale, ubicata a Roma alla base del colle Palatino”, dove, secondo la leggenda, Romolo e Remo furono allattati da una lupa.
Durante i Lupercali veniva onorata pure la dea Giunone, detta Iunio Februata (Giunone purificata), patrona del matrimonio e del parto, perciò veniva spesso artisticamente rappresentata anche nell’atto di allattare. Come Maria, la madre di Gesù, aveva numerosi epiteti, fra i quali Iuno Regina o Iuno Augusta, come signora dell’universo; Iuno Lucina, apportatrice della luce del giorno; Iuno Matrona, protettrice delle donne sposate; Iuno Pronuba, protettrice delle nozze e del vincolo coniugale; Iuno Opigena, patrona delle nascite.
I Lupercalia furono una delle ultime festività ad essere abolite dai cristiani. Papa Gelasio I (pontificò dal 492 al 496) scrisse una lettera ad Andromaco, princeps Senatus, per lamentarsi della partecipazione dei cristiani a questa festa pagana, proibita insieme ad altri culti pagani dall’imperatore Teodosio I nel secolo precedente.
Pure il culto alla pagana dea Febris cadde nell’oblio, perché la Chiesa lo sostituì con quello dedicato a Santa Febronia, nome argutamente scelto per indurre i fedeli all’equivoco o alla commistione tra le due divinità. Alcuni autori considerano il nome Febronia di derivazione latina, basato sul termine “februa”, che come già detto significa “purificazione”.
La tradizione narra che la cristiana Febronia visse nel IV secolo nella città di Nisibis (attuale Nusaybin), nella Turchia sud-orientale, ai confini con la Siria. Fu martirizzata a Sibapolis durante la persecuzione anticristiana voluta dall’imperatore Diocleziano. Furono i monaci bizantini ad incentivare Il culto verso questa santa. In Italia viene ancora onorata in alcune chiese del meridione: a Palagonia, in provincia di Catania, a Patti in provincia di Messina, a Minori, in provincia di Salerno.
Nel calendario Santa Febronia veniva ricordata il 14 febbraio, poi fu spostata al 25 giugno per far memoria nella precedente data a San Valentino.