Era lei quando stava a guardare alla finestra la gente che passava senza capire il senso, senza sapere il dove. Era lei nei giorni di maggio davanti alla sua porta verde ormai scrostata dal tempo e dall'età. Era lei con la sua immagine riflessa ad uno specchio mentre faceva la spesa e si guardava per scoprirsi bella. Era tutte e nessuna come sempre, col sogno nel cassetto, sempre quello, sempre lo stesso perché aspettava il tempo, e il tempo non si aspetta, questo lei non lo sapeva e perciò rimaneva come un passante fermo alla ringhiera di un lungomare in inverno.
Scarpe ormai consumate, ed un cappotto vecchio senza più colore, capelli come del sole a gennaio in una mattina con nuvole e sorrisi, e gli occhi come di tigre addormentata, gialli al sole, e spenti sotto l'ombra.
Avrò una storia, avrà una storia, quale ancora lei si chiede, ancora ce lo chiediamo noi, quelli della via ombra, lunga e tortuosa come un sentiero in montagna, con quelle case ancora da finire, e i gatti gli unici abitanti.
Era lei quando scendeva in strada e dava da mangiare a quei randagi senza nemmeno un cuore, un giorno a lei volsero il loro sguardo felino nell'amore, e poi più niente successe dopo quell'episodio. Qualcuno lì di quella via, osò pensare che forse era partita, quella donnina con quegli occhi gialli, e poi fu ritrovata ai bordi della strada, trascinata per metri da un passante ebbro, come il battello in mezzo alla tempesta. Solo i suoi gatti volevano salvarla, e quando riconobbero a terra quel suo corpo, non seppero che fare, se non leccarle il volto.