Tautologia e contraddizione
Tautologia, parola d’origine greca composta da “tauto” (= stesso) e da logos (= discorso, ragionamento), cioè “dice la stessa cosa”, ripete ciò che è implicito nella premessa; frase che nel predicato ripete ciò che è già indicato nel soggetto. Due esempi: i volatili volano, le parallele sono parallele.
In generale, con il termine tautologia si usa indicare qualcosa di ovvio e che non necessita di dimostrazione.
In linguistica la tautologia è una figura retorica, un artificio per dare enfasi al discorso, ripetendo lo stesso concetto con parole diverse, un’aggiunta ridondante col ripetitivo significato.
In matematica le tautologie sono lo strumento fondamentale per la dimostrazione dei teoremi. Infatti ogni dimostrazione cerca di ricondurre il teorema a una tautologia per dimostrarne la verità o a una contraddizione per dimostrarne la falsità.
L'opposto della tautologia è la contraddizione.
Il sostantivo femminile “contraddizióne” deriva dal latino. contradictio -onis, a sua volta derivato da contradicĕre (= contraddire).
La contraddizione è l’opposizione tra due affermazioni, due giudizî, due fatti, per cui uno esclude l’altro o è comunque con l’altro in contrasto: se A è B, non è vero che A non è B, e viceversa.
Il principio di non contraddizione, come lo ha formulato Aristotele, dice che una cosa non può avere e non avere un attributo allo stesso tempo e sotto lo stesso aspetto. Ad esempio non è possibile che una mela sia rossa e non sia rossa allo stesso tempo e sotto lo stesso aspetto.
Nella logica della filosofia Scolastica ci può essere:
la “contraddizione nell’attributo”, quando si qualifica il soggetto con un attributo che è escluso dalla natura stessa del soggetto (per es., sfera cubica, animale inorganico, ecc.);
la “contraddizione formale”: l’anima è spirituale, l’anima non è spirituale;
la "contraddizione in termini” (in latino contradictio in terminis), quando le parole di una proposizione sono tra loro in contrasto semantico o etimologico, per es. ascoltare il silenzio, un illustre ignoto;
la “contraddizione implicita”, quella esistente fra due giudizî a diverso predicato, di cui però uno invalida l’altro (esiste Dio, non esiste che la materia eterna).
Nel suo elaborato titolato “Organon”, Aristotele presenta la teoria dei sillogismi che è una logica con alcune proposizioni.
Il sillogismo (dal greco syllogismòs, formato da syn, "insieme", e logismòs, "calcolo": quindi, "ragionamento concatenato") è un tipo di ragionamento dimostrativo, ma può essere fallace, come nel noto sillogismo del topo:
“mus est syllaba, syllaba non rodit caseum, ergo mus non rodit caseum” = (la parola) "topo è un bisillabo, un bisillabo non mangia il formaggio, dunque il topo non mangia il formaggio".
La forma di sillogismo più comune è il sillogismo categorico e le proposizioni che lo compongono possono essere:
universali affermative ("Tutti gli A sono B"),
universali negative ("Nessun A è B"),
particolari affermative ("Qualche A è B"),
particolari negative ("Qualche A non è B").
Nella quotidianità la contraddizione è inevitabile e la coerenza è auspicabile. Per esempio, non sono coerente se dico che amo gli animali e tento di salvare dall’estinzione la tigre del Bengala ma uccido le vipere, se mi commuovo per i pochi Panda rimasti e cerco di estinguere le zanzare, se m’intenerisco nel vedere un agnellino e poi a Pasqua lo mangio chiamandolo abbacchio.