Autore Topic: un titolo come incipit  (Letto 798 volte)

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un titolo come incipit
« il: Gennaio 19, 2014, 09:00:42 »
ecco il primo titolo, che in realtà è l'ultimo libro che ho letto. I raccontini potete metterli qui.    :-* :coffee: :scrib:




IL BOSCO DELLE VOLPI


di Arto Paasilinna

presenza

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Re:un titolo come incipit
« Risposta #1 il: Gennaio 20, 2014, 00:18:39 »
Il bosco delle volpi



Ci ho messo così tanto tempo a spiegarle perché e solo adesso me ne rendo conto, adesso che non ho più tanto tempo e mi basta stare ad ascoltare il vento. Il cane fuori, quello che non è mio mi fa paura, qualcuno ha detto che quando si lamentano vogliono sempre avvertirci di qualcosa, eppure il mio sta qui al caldo e non si muove, ogni tanto mi guarda e poi passa a se stesso. L'unica cosa che mi rimane dunque, è bere e non farle fare più tante domande, tanto lo so ormai che non servirebbe a niente risponderle, non capirebbe ancora ed altri quattro anni, sì proprio così tanti, passerebbero prima di ricominciare ancora. Sembra soltanto ieri quando mi sono imbarcata in questa storia, che poi è la scelta per la quale adesso sono qui con un cane ai miei piedi ed una stufa a farmi da calore, non dico che ciò è male, e tuttavia nemmeno avrei voluto sacrificare il tempo in nome del mio amore. Sto qui ai ricordi, e non mi godo il tempo per pensare, loro sono a togliere il mio tempo e lei, mia madre, a non volerlo riconoscere.
Che ho fatto in tutto questo tempo, sembra come se il pavimento non fosse mai stato spazzato, la polvere è ferma su tutto quanto ho intorno, e solo in cucina qualcosa si ravviva a pranzo e a cena.
Stasera il vento sbatte le mie porte, per questo ancor di più affiorano i ricordi, come quel giorno, come quella volta, e se anche bevessi litri di tisane, non riuscirei a placare l'ansia che mi assale. Non un'ora soltanto, ma anni di questa vita rubata dal passato, legata ad una sorte combattuta senza forze, forse non ci ho creduto in fondo veramente, o forse non sono stata capace ahimé d'essere presente. E lo so che avrei dovuto togliere di mezzo tutto quel prima che non ha più ragione, e quando l'ho tentato ho chiuso poi la porta sconfitta da quell'abbraccio. Sono le foto, oggetti inanimati, vissuti solo nella mia memoria, ormai scollati e solo carta straccia.
Che c'è che adesso anche tu abbai a più non posso? Rompi così facendo il mio silenzio, e non mi dai  la voglia di quel tempo, costringi solo ad essere presente ed io non voglio e rifiuto tutto anche ascoltarti!
Oh per fortuna che ti sei azzittito, cane ormai rassegnato a vivere in sordina, sei come me per questo quel giorno ti ho raccolto. Qualcuno ha rubato il tuo presente, per questo adesso dormi, come dormo anch'io, perché vivere è più difficile che ricordare.   



E adesso il mio titolo:

L'amore ai tempi del colera
di G. G. Marquez

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Re:un titolo come incipit
« Risposta #2 il: Febbraio 04, 2014, 08:50:05 »
Caldo. Caldo e tempo appiccicoso. Ricordo quando da piccolo scendevo alla riva a passeggiare sul bagnasciuga, cercavo conchiglie tra la sabbia e le ragalavo ad Anita. Ora anche lei è diventata una grassa vecchia donna e passa le sue giornate sulla sedia fuori dall'uscio a ricamare cose che non servono a nessuno. I quattro figli sono lontani, il marito è morto nel '52 di colera al ritorno dal suo viaggio in Martinica. Furono in tanti a morire in quell'anno, e naturalmente i più furono i giovani, quelli che viaggiano, che si imbarcano e vanno ad ammalarsi in altri paesi.
Caldo, caldo infinito che ti leva le forze. Non ho più nemmeno voglia di fumare il mio sigaro, mi pare che anche quello faccia caldo.
Le donne stanno chiuse in casa, fanno bene, con le persiane chiuse per procurare un poco di fresco; passano il tempo a preparare bibite alla menta da vendere ai turisti, quei pochi che arrivano su quasta isola. Ma che ci vengono a fare? Ci sono solo vecchi pescatori, che non pescano più nulla, vecchie reti stese ad asciugare che sono secoli che non si bagnano.
Ecco che arriva Pablo, sempre più ubriaco, traballa come una bicicletta senza ruote. Siamo vecchi, siamo soli, non abbiamo nulla da fare e aspettiamo solo che il sole tramonti per avere un poco di pace. Poi aspetteremo che il sole si riaffacci, e torneremo a sperare che accada qualcosa, che dia un senso alle nostre giornate. Forse la morte è meno noiosa.





L'uomo che ride  ( Victor Hugo)

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Re:un titolo come incipit
« Risposta #3 il: Marzo 03, 2014, 17:06:09 »
bè? già finito l'esperimento? se non vi va il mio titolo, sceglietene uno diverso. ;)

Rossy pianist

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Re:un titolo come incipit
« Risposta #4 il: Marzo 04, 2014, 13:13:07 »
Il cavaliere inesistente (Italo Calvino)
" L'essenziale è invisibile agli occhi, non si vede bene che col cuore..."

presenza

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Re:un titolo come incipit
« Risposta #5 il: Marzo 06, 2014, 00:34:13 »
L'uomo che ride



Avevo voglia di strappargli il cuore, quell'espressione lontana dal mio viso, quel fare strano come di chi si vanta. Eppure stavo lì a chiedere e rispondere e non ricevere nemmeno un fil di voce, ero sicura, quel vetro avrei distrutto.
Un brusio inascoltato e vario ronzava come un insetto e infastidiva alquanto, poi d'improvviso silenzio nella sala, tutti origliavano e poi sfacciatamente cercavano la lite. Distolsi lo sguardo perché potessero riprendere le loro faccende strane, abbassai la voglia di rompere e distruggere, misi le ali e ritornai a volare.
Vento di brezza, leggero e ondulante accompagnava delicato senza infastidire, lasciai lì quel viso ad aspettare e feci il giro che avrei dovuto fare da molto prima che iniziasse l'ora.

presenza

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Re:un titolo come incipit
« Risposta #6 il: Marzo 06, 2014, 00:51:57 »
Il cavaliere inesistente



Me lo ricordo ancora quel giorno come tanti, stavo a guardare te che sorridevi inalterata ed io aspettavo stanca la fine di quell'ora. Avrei voluto trovarmi in altro luogo, lontana da quelle pareti bianche, da quella lettura senza capo e coda, da quell' uomo e dalla sua avventura. Dal basso si udivano le voci, la strada ed i rumori, liberi di vagare, di esprimere e commentare, ed io guardavo invece un crocifisso scuro sulla parete bianca. L'ora lenta come una lumaca e quella voce che l'accompagnava cadenzata, tutto avrei gettato per ricominciare daccapo. Con gli occhi avrei sospinto quelle lancette ferme e invece le stesse raggiunsero la meta. Fu allora che mi alzai di scatto e via, sul tetto a lanciare oggetti, pagine e copertine e poi inseguirci a turno lanciandoci dell'acqua.
Bagnate fradice al sole del primo maggio, appoggiate alle grate di quelle finestre alte, col cuore a mille per averlo strapazzato, per un attimo dimenticare fu spontaneo.






Il mio titolo: Uno, nessuno e centomila

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Re:un titolo come incipit
« Risposta #7 il: Marzo 06, 2014, 08:58:38 »
brava presenza, appena ho tempo ( ho qui i nipotini che mi concupiscono il pc) mi ci metto anch'io a scirvere. Belli questi titoli.  :Ppp:

presenza

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Re:un titolo come incipit
« Risposta #8 il: Marzo 06, 2014, 13:49:19 »
Altro titolo mi viene in mente: Il nuovo sentiero (Swami Kriyananda)

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Re:un titolo come incipit
« Risposta #9 il: Marzo 11, 2014, 08:46:47 »
Il cavaliere inesistente




Jolanda, la figlia del Corsaro nero, sguainò la sua spada, saltò sulla tolda e iniziò a combattere. Il cuore le scoppiava nel petto, lo sforzo della battaglia la stava uccidendo, ma resisteva, resisteva, resisteva, la sconfitta del nemico era essenziale per liberare LUI, il suo grande amore prigioniero del Barone Wift, che così si faceva chiamare il pirata delle isole Mamook.
Una ferita le fu inferta da un mozzo armato, che ormai anche i mozzi combattevano. La rabbia e il dolore la fecero ancora più forte, menava fendenti con precisione, si avvicinava sempre più alla cambusa, dove sapeva che era tenuto prigioniero Morgacito, il suo eroe. Chissà se lo avevano torturato, se era almeno vivo e soprattutto chissà se l'amava ancora, erano già 10 anni che non lo vedeva. Lei era allora una ragazzina che non ubbidendo alla madre, si era presentata al ballo tutta acconciata all'ultima moda perchè sapeva che lui ci sarebbe stato, ed infatti eccolo lì: alto, muscoloso, vestito di giallo paglierino e con un cappello fuscia pieno di piume colorate. All'orecchio uno splendido orecchino di smeralo e scarpini di velluto nero. Avevano ballato sino all'alba, quando lui doveva imbarcarsi per i mari del sud e andare in missione. Un bacio, un unico bacio, l'aveva legata a lui.
Ed ecco Jolanda che non una spallata butta giù la porta della cambusa, ma non c'era nessuno, lui non c'era.
- Morgacitooooo dove sei?- Urlava il suo nome, nel fragore della battaglia temeva che lui non sentisse, ma alla fine una voce le rispose:
-Maria, vieni a tavola, e scendi dal divano e smetti di sventolare quel ferro da calza della nonna, che ti puoi fare male!-
Jolanda scese allora dalla tolda, andò a lavarsi le mani e fortunatamente si ricordò di levare il gatto dal cassetto, quel povero gatto che si era prestato a recitare la parte del Cavaliere Inesistente.

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Re:un titolo come incipit
« Risposta #10 il: Marzo 19, 2014, 08:05:39 »
Il nuovo sentiero




Nel bosco. Foglie morte di rossitudine scricchiolante, profumo di terra antica, gallerie di fronde ornate di grappoli di acacia gialla. Questo sentiero arriva sino alle miniere, grotte immaginarie dell'orco delle fiabe. Ogni tanto funghi gialli e funghi matti, mirtilli e genziane. I famosi prati blu di genziane, il laghetto per abbeverare le mucche circondato da una staccionata, chissà come facevano le mucche a bere. In cima al colle grandi prati, dove si svolgevano i riti campestri e le ruvide gare di tiro alla fune  tra i contadini e allevatori delle valli. Rupi come scogli in mezzo all'erba, troni antichi per cittadini inesperti al cammino, che reggono in una mano il tradizionale panino al salame e nell'altra una gazzosa.
Il nuovo sentiero è diverso. Lo scoglio è la piazzola di un benzinaio, i funghi sono motorini più o meno nuovi, le genziane come strisce pedonali. E il profumo del bosco non ha più le sue foglie.
Chiudo la porta dei ricordi e vado via.

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Re:un titolo come incipit
« Risposta #11 il: Marzo 19, 2014, 08:16:30 »
Uno, nessuno, centomila.



Chi è l'ultimo, domando gentilmente. Sono il fila alla posta, non voglio passare davanti a nessuno, non voglio dover litigare per avere fatto un torto e nemmeno che mi passino avanti.
Per il momento non risponde nessuno, poi un tizio mormora incerto "sono io". Ed ecco scatenarsi il finimondo: l'ultimo della fila è rappresentato da centomila voci, l'ultimo sono solo centomila. Ed io che volevo fare una fila tranquilla! tra poco questi si menano, la solita gagliarda vecchietta inizia a sventolare l'ombrello, la Rosa Palmigiani, la mia vicina là in fondo e più vicina allo sportello, inizia a dirigere il traffico, quello lì lho visto entrare, quello no non c'era quando sono arrivata, ma che dice..se non mi ha visto sono fatti suoi, davanti c'era quella con il cappotto rosso...
La donna allo sportello impassibile ed ormai avvezza, dice avanti un altro. Timbra qua e timbra là, riscuote, dà i resti e se ne frega, giustamente pensa che a quell'età dovrebbero avere imparato a fare la fila. Anche i numeri salva coda non servono, c'è chi ne prende dieci la mattina presto e poi li porta ad amici e parenti, che devono riscuotere la pensione, mentre quelli che sono arrivati con le proprie gambe si incavolano per il fatto. L'impiegata pensa che i vecchi sono persone irascibili e insopportabili, sempre sul piede di guerra, ma che mai avranno da fare poi, sono tutti pensionati con tutto il tempo del giorno da impiegare.
Io lo capisco il suo sguardo, e quando arriverò allo sportello le spiegherò che per noi vecchi il tempo è prezioso, è l'ultimo che ci rimane.
Insomma non mi è riuscito capire chi sia l'ultimo. Me ne vado, tornerò domani.


Titolo incipit:    L'allegra apocalisse   di Arto Passilinna

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Re:un titolo come incipit
« Risposta #12 il: Marzo 19, 2014, 22:47:15 »
Bei racconti, davvero, la nostalgia di fondo e l'intreccio coi fatti veri della vita.

presenza

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Re:un titolo come incipit
« Risposta #13 il: Marzo 19, 2014, 23:03:04 »
L'allegra apocalisse


Quella domenica era arrivata, un pomeriggio pieno l'aspettava, papà e mamma su dai alzatevi ch'è tardi, voglio fare colazione e scendere in girdino a giocare fino a tardi.
Ecco la furia di quel giorno stava per iniziare, e lei sapeva già cosa l'aspettava. Scese dal letto, mise le  pantofole e andò al bagno. Il figlio a gridare giù in cucina, la colazione che doveva preparare. E poi i panini, la torta, le bibite e gli addobbi tutto per quell'arrivo in massa  colorato, allegro e alquanto vivace. Per fortuna che il compleanno arriva solo una volta l'anno!











Cent'anni di solitudine di G. G. Màrquez
« Ultima modifica: Marzo 19, 2014, 23:40:54 da presenza »

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Re:un titolo come incipit
« Risposta #14 il: Marzo 20, 2014, 09:01:03 »
 ;D   altro che allegra apocalisse, con i compleanni dei bimbi, delle vere e proprie campagne organizzative!

Il libro è una chicca, te lo consiglio.