Lei arrivò ch'era già pomeriggio, aveva prenotato una stanza d'albergo perché non sapevano dove andare, lui una casa ce l'aveva, ma ancora non si era separato dalla moglie e le sue finanze erano davvero scarse. L'unica cosa che riuscì a fare fu di andarla a prendere per poi fuggire da quella città spia che sembrava avere occhi dappertutto. Si dissero poche parole, ricordarono per lo più il tempo passato, erano ragazzi quando si erano lasciati e si ritrovavano adulti e spogliati, sì, di quel tempo che avevano vissuto con tante aspettative, della spensieratezza di quei giorni d'estate, dell'amore che non erano riusciti a dare. E così in quella stanza d'albergo con la moquette anni 70, un letto anonimo e qualche stampa alle pareti guardarono le rughe, il loro sorrio spento, i figli che avevano messo al mondo, la solitudine inaccettabile che li aveva spinti a cercarsi oltre il tempo. Impararono chi erano in soli due notti, e la mattina del lunedì si salutarono con tanta velocità per non pensare, per non sentire quell'enorme vuoto ch'erano riusciti a creare. Lei con la sua valigia rossa attese l'autobus per l'aeroporto, e lui dentro la sua auto fredda si diresse verso casa in silenzio.