Ho sempre creduto che, nonostante quel che appare dai libri di storia e quel che piace credere, le rivoluzioni non le abbia fatte " il popolo ", ma il popolo sia stato spesso la massa di manovra di istanze e strategie partorite da elites : la gente comune, il popolo, ha sempre pagato
sulla propria pelle ed offrendo la propria pelle per sovvertimenti pensati piu' in alto, spesso da aristocratici, o intellettuali, o comunque cerchie ristrette cui la posizione e i privilegi sociali permettevano il lusso di interrogarsi, pensare, arrivare a decisioni per mutare il corso degli eventi (es. dar forza a nuove istanze anche sociali o provare ad abbattere dittatori ed oppressioni varie ).
Mi dicevo pero' che nella storia ci si e' discostati da questo modello, da questa trama, in un caso : quando veniva colpito il popolo stesso nei suoi bisogni essenziali, quelli tanto basilari da mettere a rischio la sopravvivenza e una vita appena appena decente.
Vorrei chiarire che la mia idea non e' affatto animata dalla volonta' di spregiare la gente comune, svilirne il peso storico, ma semplicemente viene dalla considerazione che la gente " comune " o addirittura povera, non ha il tempo per pensare ai massimi sistemi, dovendo quotidianamente misurarsi con le fatiche e i problemi della vita concreta.
Dunque, a mio parere, quando una rivoluzione o comunque delle sommosse o dei sovvertimenti li mette in atto davvero il popolo, motu proprio, senza l'abile orchestrazione data da altri per i propri interessi che ne deriverebbero, significa che la situazione economica-sociale e' grave, e' tanto deteriorata da aver portato tanti al senso di impotenza e alla disperazione.
Ecco, io credo che i cosidetti " forconi " ( termine fra l'altro pittorico ed efficace ) siano un movimento spontaneo : perché la gente, tanta gente, troppa gente, al Sud ma anche al Nord, non ne puo' piu'. Sentivo parlare il leader, siciliano, dei " Forconi " l'altra sera in Tv : mi e' sembrato una brava persona, uno che esprimeva esigenze reali, una storia vera di chi non riesce piu', causa imposte sempre crescenti, a trarre sostentamento dalla propria terra, quella che gli aveva lasciato il padre come una sorta di assicurazione per lui e la famiglia.
E parlava di terre che venivano abbandonate, in una campagna potenzialmente ricca senza la zavorra dello Stato sanguisuga.
E poi estendeva il discorso a quanti, in tante parti d'Italia, dovevano rassegnarsi al fallimento delle proprie attivita', a vedersele andare in malora per l'inciampo della burocrazia e l'esosita' del fisco e la crisi diffusa. E diceva che altri che vorrebbero non aprono neppure piu' delle attivita'.
Non si puo' pensare di avere come unica certezza le tasse sempre piu' pesanti e invece l'incertezza dei guadagni.
La gente si ribella, l'aggressivita' delle parole esprime la rabbia di chi sa di poter fare ma si trova invece le manette ai polsi.
La gente, tutti noi, sappiamo di appartenere a un Paese che, se ricco di difetti, ha pero' sempre avuto l'orgoglio di un'economia sana, che si reggeva in buona parte proprio sulle medie e piccole imprese a conduzione familiare : proprio su quei lavoratori sani e veri, modesti quanto produttivi, che ogni giorno si alzavano e facevano, costruivano mattone su mattone, con un'inventiva e una capacita' di affrontare i problemi tutta italiana.
Diciamocelo pure, riconosciamoci i nostri meriti come popolo, che ci sono, alla faccia di tutte le Merkel e del teutonico disprezzo.
Cosa ci ha ridotto nelle condizioni in cui ci troviamo? Cosa ci sta facendo precipitare rapidamente nella poverta'?
La crisi. Certo, la crisi : venuta da fuori, innescata dalla speculazione finanziaria, con ricadute a livello mondiale.
E, crisi nella crisi, cavallo di Troia anziché unione che rafforza, l'Europa.
L'ingresso in Europa ci ha penalizzato a cominciare dal cambio. Poi ha continuato a penalizzarci sempre, perché l'economia non e' piu' stata libera, la produzione controllata e sottoposta a vincoli, ogni affare dello stato e' dovuto passare e deve passare per le Forche caudine dell'approvazione dell'Europa, cavalcata e dominata dalla Germania, l'unica che con l'Unione Europea ha rafforzato la propria economia e si e' arricchita.
Dai controlli, le richieste pressanti, e dunque nuove tasse, pesanti, per far fronte al debito.
Ma chi non produce ricchezza, con quali soldi in prospettiva paghera' il tributo allo Stato?
Si puo' spremere un limone inesorabilmente fino alla buccia : e poi?
Voglio dire che a mio parere e' miope, anzi stupido, pensare di risolvere con le tasse. Perché oltre a non bastare per appianare il debito, posto anche che bastassero, se si sara' distrutto il tessuto economico, quanti anni, anzi decenni, occorreranno per tornare alla situazione precedente il disastro?
Chiudono 93 ditte al giorno : roba da paura.
E chi dara' il lavoro ai dipendenti di quelle ditte, e il sostentamento alle loro famiglie?
Non bastava l'altissima percentuale di disoccupazione giovanile, la grande difficolta' di ingresso nel mondo del lavoro? Era necessario incrementarla la disoccupazione?
Pensiamo anche che i giovani finora venivano sostentati e aiutati dalle loro famiglie di origine per potersi fare uno straccio di vita decente anche loro. Ma adesso anche chi lavorava puo' arrivare a perdere il lavoro, e il dramma si amplia.
Dunque mi domando chi si puo' stupire o scandalizzare dei " Forconi ".
E' una rivolta sacrosanta, la ribellione a uno Stato-sanguisuga, a dei politici non eletti e interessati ( diciamolo! ) alle loro poltrone, ai loro privilegi, alla pensione garantita dopo soli 2 anni!
Noi non possiamo piu' andare in pensione e ci dobbiamo riempire le orecchie con le idiozie sul fare i sacrifici e prediche virtuose varie, ma LORO, pieni di supponenza e prosopopea, non mollano nulla!!!
Lavorano a dir molto tre gg. alla settimana, prendono stipendi da nababbi, sono spesati di tutto, hanno scorte costosissime e privilegi a vita, ma parlano cosi' bene!
Cosi' bravi a recitare il copione del " Bene dell'Italia " !
E chi mai puo' dubitarne che sono li' per il bene dell'Italia? Tutti, tutti. Non ce n'e' uno che non stia li', sulle barricate, per il bene dell'Italia.
Fortunati noi!
Con una classe politica che ci ama tanto....
POSSIAMO DORMIRE FRA TRE GUANCIALI.
Evviva i Forconi !
Il mio amico Giacomo, che non c'e' piu' e che era per l'indipendentismo della sua Sicilia, certo li guarderebbe con simpatia.
E saremmo a scambiarci tante parole per questa povera Italia che traballa, minata dall'alto.
Ciao Giacomino............