Avanza e si ritrae, senza un motivo, non ce n'è bisogno, ed io sulla spiaggia ferma a guardare, l'accolgo e la lascio andare. Qui la sabbia è bianca, profuma d'alghe e cammino scalza cercando pietre levigate per farne ciondoli e collane. Non l'aspetto, l'onda, la guardo in lontananza e poi ritorno alla ricerca di ciò che sono in mezzo a questo spazio.
Quando avanza lei m'inonda, e bagna tutto senza guardare dove, quando arretra ogni cosa si asciuga e io con essa. E' un gioco o forse è la natura, quella che mi ha donato le mani per toccare, così continuo a passi lenti senza più alzare il capo dalla terra, quando lei arriva io la sento, quando arretra ho solo me stessa ed un cammino.
Non c'è domanda perché non c'è risposta, tutto è così quando il suo sentire chiama e chiamo anch'io mentre lei è lontana, ma solo me stessa perché rimanga salda, alle mie forze, a ciò che sono nel profondo, alla mia solitudine che amo per confronto con la me stessa che sono diventata.
Non c'è una lotta, né chiedere o pretendere, quando lei arriva fa tutto come da sola, ed io allora l'accolgo sempre e con gioia, quando invece arretra vado per la mia strada anch'io e a lei lascio la libertà della sua scelta.
Niente e nessuno può trattenerci entrambi, liberi come siamo di essere noi stessi, e in questa libertà sta la nostra forza, quella che ci tiene uniti anche quando siamo distanti.
Se un giorno lei non avanzasse più io raccoglierei conchiglie, e poi lascerei anch'io quella spiaggia ormai secca.